I 10 meme che raccontano il 2021

È possibile fare un bilancio di fine anno in poche righe? Abbiamo provato a rispondere a questa domanda con una rassegna di 10 meme del 2021.


È difficile fare una sintesi dettagliata e a mente lucida dell’anno che sta per finire, sia perché di fatti e di eventi accaduti in 365 giorni ce ne sono tanti – ogni anno – sia perché siamo ancora scossi, chi più chi meno, dal 2020. Un anno iniziato con la notizia di un’epidemia in Cina e finito con l’Italia in zona rossa. Nel mezzo, l’epidemia che diventa pandemia mondiale, lockdown e coprifuoco, una crisi economica globale. In sintesi, il mondo che diventa un posto ben diverso da come l’avevamo lasciato dodici mesi prima.

Chi pensava che il 2020 sarebbe stata un’eccezione, si è dovuto ricredere sin dall’inizio del 2021. Il 6 gennaio, infatti, i media di tutto il mondo trasmettevano in diretta le immagini di un manipolo di esaltati intenti ad assaltare il Congresso americano. Erano passati due mesi dalla vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali ma per quella minoranza di seguaci di Donald Trump si trattava di una farsa. 

Ancora scossa da quelle immagini, tra sciamani a torso nudo in preda a un delirio complottista e testate giornalistiche impegnate a capire se si trattasse di un colpo di stato oppure no, l’America si apprestava a celebrare la cerimonia dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. In quello scenario, solenne e colmo di retorica presidenziale – più che mai necessaria dopo l’assalto al Congresso – c’era però un elemento che si distingueva dagli altri: il senatore Bernie Sanders, che indossava un parka verde e dei guanti da inverno nel Vermont.

Da quell’immagine sono nati quintali di meme che hanno occupato mematori di professione e altre menti raffinatissime per almeno una settimana, durante la quale Sanders è apparso ovunque: dai frame delle scene di serie tv come Game of Thrones e Friends, a quelle di film come Basic Instinct e Forrest Gump. Per poco, è stato come se il presidente degli Stati Uniti fosse lui.

Gli Stati Uniti non erano però l’unico Paese in preda a una crisi politica. In quelle settimane, infatti, in Italia si consumava l’ennesima crisi di governo. Dopo mesi di dissidi interni alla maggioranza dovuti (ufficialmente) a due visioni contrapposte intorno al Recovery Plan, ai quali seguirono le dimissioni di tre ministri in quota Italia Viva (Teresa Bellanova, Elena Bonetti, Ivan Scalfarotto), sembrava che la crisi fosse rientrata. Il 18 gennaio, il premier Giuseppe Conte era riuscito a ottenere la fiducia alla Camera, grazie al sostegno di alcuni parlamentari esterni alla maggioranza.

Mentre alcuni di noi erano ancora intenti a ridere di fronte al meme di Lady Gaga che cantava “Don’t call my name, don’t call my name, Ciampolillo”, il 26 gennaio arrivava la notizia delle dimissioni di Conte. Così, iniziava il rituale giro delle consultazioni, gestite dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il resto, come si suol dire, è storia: Mattarella affida l’incarico di formare un governo all’ex presidente della BCE Mario Draghi, con il compito di gestire la crisi pandemica e trovare un accordo sul Recovery Plan sostenuto da un’ampia maggioranza.

Un “governo di emergenza” per affrontare una situazione – per l’appunto – emergenziale. La pandemia era infatti in una fase ancora molto critica, con la campagna di vaccinazione che in quelle settimane era ancora nelle sue fasi iniziali. 

Le speranze collettive in una soluzione definitiva della pandemia erano da molti riposte nel vaccino. La scienza aveva fatto il suo lavoro e aveva offerto un rimedio; ora era compito dei governi mettere a disposizione il vaccino per tutti coloro che fossero disposti a correre un rischio che – in quel momento – equivaleva a un salto nell’ignoto. 

E l’ignoto, come tutti sappiamo, affascina e impaurisce. Che si tratti di un rischio per la propria salute o di un viaggio nello spazio, la questione rimane la stessa. A proposito di spazio, era proprio in quelle settimane di febbraio che la sonda Perseverance, atterrata su Marte, scattava le prime foto del pianeta rosso in alta risoluzione. In molti si chiedevano se e quando avremmo fotografato delle forme di vita aliene. Altri, invece, immaginavano scenari ben più familiari.

La scienza e la tecnica, come tutti i prodotti dell’ingegno umano, hanno però dei limiti. Sono servite infatti settimane per risolvere quello che resterà impresso nella memoria collettiva come uno dei problemi ingegneristici più complessi del 2021: la liberazione del Canale di Suez dalla nave portacontainer Ever Given. L’immagine della nave incagliata nel canale da giorni faceva il giro del mondo, ricordando a tutti quanto l’economia globalizzata sia solo apparentemente fondata sull’immaterialità del valore e dei numeri.

Quello però, in fondo, è solo uno degli eventi del marzo 2021 degni di essere ricordati. A marzo, infatti, si è tenuto – con un mese di ritardo – l’evento più importante e atteso dagli amanti della cultura nazionalpopolare italiana. Stiamo ovviamente parlando del Festival di Sanremo, fonte consueta e inesauribile di polemiche capace di monopolizzare l’attenzione dell’opinione pubblica per almeno una settimana.

Sanremo 2021 ha lasciato infatti suoni e immagini che resteranno impressi nella memoria per sempre, o almeno fino al prossimo anno: le performance di Achille Lauro, Orietta Berti inseguita dalla polizia per aver violato il coprifuoco, «metti un po’ di musica leggera perché ho voglia di niente, anzi leggerissima». Soprattutto, il 2021 è stato l’anno della vittoria dei Maneskin, sia a Sanremo che sul palco dell’Eurovision due mesi dopo.

Ed è proprio in quei giorni di maggio che sul Fatto Quotidiano compare un articolo in cui si racconta di una foto che stava spopolando su Twitter: nello specifico, si trattava di un collage che mette a confronto il frontman dei Maneskin Damiano David e l’ex principessa del Regno Unito Lady Diana, evidenziando “l’incredibile somiglianza” tra i due. Di lì a breve, sarà un fiorire di somiglianze altrettanto incredibili, come dimostra questo incredibile meme dei Socialisti gaudenti.

Poi, come ogni anno, è arrivata l’estate: il sole, il mare, il lavoro stagionale. E mai come quest’anno l’estate è stata accompagnata da polemiche quotidiane e a reti unificate sulle difficoltà degli imprenditori italiani di trovare manodopera in vista della stagione turistica. 

Tutti, dai ristoratori ai proprietari di alberghi, da quelli famosi a quelli sconosciuti, attribuivano la colpa della mancanza di forza di lavoro al Reddito di Cittadinanza, introdotto dal primo governo Conte nel 2019.

Gli altri, ovvero più o meno tutti quelli che sfortunatamente non sono né ristoratori né proprietari di alberghi, sostenevano che il problema non era il Reddito di Cittadinanza ma un altro. E che forse, la soluzione al problema era quella più banale.

Dell’estate del 2021 è bene però ricordare anche altre cose, non facciamo politica, per carità. Luglio è infatti il mese in cui l’Italia ha vinto gli europei di calcio, in una finale al cardiopalma contro i padroni di casa inglesi iniziata nel peggiore dei modi con un gol dell’Inghilterra al secondo minuto, seguita da un pareggio sudatissimo al secondo tempo e finita ai calci di rigore con la vittoria degli azzurri. Una vittoria conquistata con le unghie e con i denti.

Da quel momento, l’Italia ha letteralmente vinto in tutte le competizioni sportive esistenti: taekwondo, canottaggio, salto in alto, atletica, vela, ciclismo su pista, marcia, karate, staffetta 4×100, solo per citare gli ori nelle Olimpiadi di Tokyo. 14 ori nelle paralimpiadi. Campioni d’Europa nel volley femminile e nel volley maschile, campioni di salto in alto nella Diamond League, campioni del mondo di ciclismo nella prova a cronometro. 

Così è finita l’estate più calda della storia, non solo dal punto di vista meteorologico né – metaforicamente – dal punto di vista sportivo. Di quei tre mesi occorre infatti ricordare eventi sui quali è difficile fare dei meme, o quantomeno è di cattivo gusto. Agosto, in particolare, è stato il mese del ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, dal quale sono scaturiti il collasso del governo afghano, la conquista del potere da parte dei talebani e una crisi umanitaria di cui abbiamo visto gli effetti ai confini dell’Europa.

A settembre, in tanti hanno smesso di pensarci. Ed è iniziata una sorta di normalità inquietante fatta di discussioni quotidiane su green pass, no green pass, no vax. Per fortuna c’è Netflix e almeno per un paio di giorni abbiamo parlato anche di altro.

Fuori però le questioni di cui occuparsi erano le stesse di prima. La pandemia, certo. Ma anche il fatto che nei prossimi anni saremo costretti ad affrontare le conseguenze del cambiamento climatico

In particolare dopo gli eventi climatici estremi che nel 2021 hanno colpito tutto il mondo – dalle ondate di calore a Vancouver agli incendi vicino ad Atene fino alle alluvioni in Baviera e in Sicilia – sembrava che finalmente la consapevolezza da parte della classe politica fosse cambiata, in Italia e nel resto del mondo. E che dopo anni di chiacchiere, si sarebbe arrivati a un accordo all’altezza del momento storico che stiamo vivendo. A giudicare dai risultati della COP 26, possiamo dire senza timore di essere smentiti che avevamo torto.

Così, siamo arrivati alla fine dell’anno. Molti dei nostri problemi sono ancora lì, irrisolti. Alcuni sono lì perché ci sono letteralmente piombati addosso – onestamente, chi poteva prevedere una pandemia globale? – e una soluzione semplice non è dietro l’angolo. Altri sono problemi politici che ci trasciniamo da decenni e che difficilmente saranno risolti dagli scienziati, dagli esperti, dai “governi dei migliori”. 

Infine, ci sono problemi che dipendono solo da noi. Che in fondo abbiamo creduto «che bastava strappare lungo i bordi, pian piano seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati, e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere». 


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