Reddito di cittadinanza, le novità della Legge di Bilancio

La Legge di Bilancio 2022 ha previsto delle novità correttive riguardanti il Reddito di cittadinanza che mirano a contrastare l’abuso della misura.


Il Reddito di cittadinanza è una misura di politica attiva del lavoro introdotta per contrastare la povertà e la disuguaglianza e favorire l’inclusione sociale. Si tratta di un intervento volto a sostenere economicamente i cittadini in difficoltà, integrando il reddito famigliare e associando un percorso di reinserimento lavorativo attraverso la sottoscrizione di un Patto per il lavoro e un Patto per l’inclusione sociale.

Il fine della misura è quello di evitare il rischio dell’emarginazione nella società a seguito dell’assenza di lavoro e supportare il cittadino nella ricerca attiva di occupazione. Ne possono beneficiare i cittadini italiani, europei o con regolare permesso di soggiorno, residenti in Italia da almeno dieci anni. Oltre al requisito anagrafico, si aggiungono una serie di requisiti reddituali e patrimoniali che ne limitano la portata.

La misura, fin dal momento della sua approvazione, è stata oggetto di forti critiche, non solo politiche ma anche sociali. La preoccupazione maggiore è sempre stata legata al non corretto funzionamento delle procedure di accompagnamento al reinserimento lavorativo e, mancando uno degli elementi che caratterizzano la ragion d’essere del Reddito di cittadinanza, che questo finisca con l’essere l’ennesimo strumento di politica passiva e dispendio delle risorse pubbliche.

Quando si parla di politiche attive del lavoro si fa riferimento a tutti quegli interventi volti al sostegno dell’occupazione e al reinserimento del disoccupato nel mercato del lavoro. Il reddito di cittadinanza, oltre a essere pensato, dunque, come supporto economico momentaneo, ha come finalità quella di accompagnare chi ne usufruisce alla ricerca di un lavoro.

L’erogazione del beneficio, così come dispone il legislatore, è dunque condizionata alla dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, all’adesione a un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e alla ricerca attiva del lavoro, con l’aiuto e il supporto attivo dei Centri per l’Impiego, delle agenzie per il lavoro private e dei navigator. 

reddito di cittadinanza

Tra le condizioni per essere beneficiari del Reddito di cittadinanza la norma prevede quella di accettare almeno una di tre offerte di lavoro congrue, pena la decadenza della misura e dell’importo riconosciuto. L’offerta congrua è la chiave dell’intera questione: in modo estremamente sintetico, è strettamente legata a una soglia di retribuzione al di sotto della quale il percettore di Reddito di cittadinanza può rifiutarsi di accettare, alla distanza del luogo di lavoro rispetto alla residenza dichiarata, nonché al contratto di lavoro offerto.

Inoltre, la posizione lavorativa deve essere pubblica, ossia inserita in piattaforma in modo da essere veicolata attraverso il Centro per l’Impiego che dovrebbe svolgere attività di ricerca e selezione del personale e di incrocio tra la domanda e l’offerta di lavoro sulla base del profilo e delle competenze del disoccupato.

Sono, a oggi, molti gli elementi che permettono a un percettore del Reddito di cittadinanza di rifiutare l’offerta in quanto non congrua, cioè non conforme alle indicazioni dettate dalla legge, e quindi di non perdere l’assegno. E il più delle volte i modi del rifiuto non sono del tutto rispettosi del dettato normativo.

A distanza di più di due anni dall’entrata in vigore della misura, le problematiche sopra indicate rimangono e l’intervento, nonostante i buoni intenti per cui è stato riconosciuto, non ha portato agli esiti previsti. Per tale motivo, l’attuale governo si è concentrato nel tentativo di correggere alcuni passaggi problematici del Reddito di cittadinanza.

A tal fine, nel disegno di Legge di Bilancio sono previsti più controlli per contrastare l’abuso della misura, correttivi alla legge istitutiva e un procedimento di riduzione dell’assegno legato al passare del tempo, quasi a ricalcare il meccanismo della Naspi e della volontà di mettere alle strette il soggetto percettore che deve attivarsi nella ricerca del lavoro e non semplicemente aspettare passivamente continuando a beneficiare dell’erogazione dell’assegno. 

In particolare, sul Reddito di cittadinanza la Legge di Bilancio prevede controlli maggiori sui requisiti per l’accesso al beneficio, possibile grazie alla collaborazione tra l’Inps e i Comuni di residenza dei percettori. Si prevedono, dunque, controlli preventivi e successivi, sia sostanziali che di tipo anagrafico, che andranno a verificare i requisiti richiesti per il riconoscimento della misura.

A partire dal 1° gennaio 2022, inoltre, la legge prevede un meccanismo di progressiva riduzione dell’assegno a partire dal sesto mese di percezione di una somma pari a cinque euro. L’intervento non toccherà tutti indistintamente: il governo ha avuto maggior riguardo nei confronti dei soggetti fragili, dei nuclei familiari con a carico soggetti non autosufficienti o con figli con età inferiore di tre anni. In ogni casi, il correttivo interesserà gli assegni con importi superiori a 300 euro.

Le offerte di lavoro che possono essere rifiutate non saranno più tre, bensì due: si riduce così il bacino di discrezionalità del soggetto percettore. Si modificano anche i chilometri di lontananza dalla residenza per il rifiuto o meno dell’offerta lavorativa e le condizioni contrattuali dell’offerta di lavoro.

La legge nulla dispone su un sistema di controllo efficace relativo all’incrocio della domanda e dell’offerta di lavoro, sul rafforzamento del ruolo dei Centri per l’Impiego e poco incisiva appare la riduzione progressiva dell’assegno, seppur la correzione sembra spronare il percettore a diventare attivo nella ricerca del lavoro. Bisognerà, dunque, attendere i nuovi dati statistici a seguito delle modifiche introdotte e incrociarli con quelli relativi alla ripresa economica post pandemia.