Legge di Bilancio 2022, una manovra ancora incompiuta

La Legge di Bilancio per il 2022 sta mettendo a dura prova la maggioranza, al punto che ancora non ne è del tutto chiaro il contenuto.


Partiamo dalla cifra complessiva. La Legge di Bilancio, rinvenibile in calce a questo sito, prevede per il prossimo anno uno stanziamento di 30 miliardi, di cui 12 circa destinati alla riduzione dell’imposizione fiscale. Anche questa manovra, come le precedenti, può essere considerata espansiva, con un ammontare di risorse ingente per rilanciare ulteriormente l’economia nazionale.

Le risorse provengono da un grande deficit previsto per il prossimo anno e pari a oltre 23 miliardi – in calo rispetto a oltre il 10% della scorsa manovra – e dalle impreviste entrate fiscali aggiuntive, dettate dalla straordinaria ripresa economica nel 2021 e prevista anche per il prossimo. Al riguardo, va sottolineato come il Pil nazionale si avvia a crescere di oltre il 6% per quest’anno – in modo del tutto inatteso visto che la finanziaria precedente prevedeva un risultato intorno al 4% – e del 4,7% nel 2022.

Questa straordinaria e inattesa crescita permette di ottenere risorse aggiuntive investibili nella manovra. Vediamo, nel dettaglio, quali sono gli interventi principali, individuando successivamente le ragioni per le quali è possibile considerarla ancora incompiuta.

Le due misure di maggior rilievo del governo Giallo-Verde vengono rimodulate: Quota Cento viene abolita e parzialmente ridisegnata attraverso l’introduzione di Quota Centodue; il reddito di cittadinanza è stato totalmente rifinanziato (la sua dotazione è stata allargata con un miliardo aggiuntivo) ma ne sono stati resi più stringenti i parametri di assegnazione e controllo. Per quel che concerne la misura previdenziale, è evidente – ed è stato dichiarato diverse volte dal Presidente del Consiglio – come la stella polare sia il ritorno alle regole previste dalla Legge Fornero, a causa dell’insostenibilità per i conti pubblici di qualunque riforma previdenziale che accorciasse i tempi per la pensione. 

L’introduzione di Quota Centodue è stata resa necessaria solo per “addolcire” lo scalone previdenziale che si sarebbe creato fra i potenziali percettori di Quota Cento e la normale età pensionistica. Vengono confermate in campo previdenziale sia “Opzione Donna” che l’“Ape Sociale”. Sul reddito di cittadinanza, la politica è stata in parte diversa: il Presidente Draghi ha confermato come la misura sia necessaria quale stabilizzatore per i tempi di crisi e ne ha esclusivamente limato le regole, prevedendo una riduzione dell’assegno dopo il primo rifiuto lavorativo e la totale sospensione dopo il secondo. 

Un’altra misura importante di questa manovra è la conferma del Superbonus all’edilizia, sebbene sia stato modificato in alcune parti. In particolare, adesso sembrerebbe limitato alla sola prima casa e prevederebbe una soglia ISEE per esserne beneficiari. Inoltre, sono state escluse dal suo interno alcune categorie di immobili e ne sono state confermate la graduale riduzione e la sospensione nel corso dei prossimi tre anni. 

Un occhio di riguardo è presente per i giovani lungo tutto il testo: viene rifinanziato il Fondo per le politiche attive e vengono destinati aiuti per la prima casa sia per gli affitti che per i mutui.

Altre misure sono quelle per le mamme lavoratrici, il fondo per il Giubileo 2025, il fondo all’editoria e lo spostamento in capo all’INPS della gestione previdenziale del settore, il rifinanziamento del fondo per il Clima e il rifinanziamento del Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale. Come si può capire, queste risorse sono destinate alla vertenza Alitalia e nel testo possono essere rinvenute somme aggiuntive destinate alla cassa integrazione per il settore

Legge di Bilancio

Sono in arrivo copiose risorse per l’assunzione di personale nel settore della sanità, nella ricerca e nella scuola proprio in ottica di contrasto alla pandemia. Per le imprese, oltre al possibile taglio dell’imposizione fiscale, è previsto il rifinanziamento di tutta una serie di misure utili per gli investimenti sotto forma di credito di imposta: si spazia dal rifinanziamento della “Transizione 4.0” alla proroga per degli investimenti in ricerca e sviluppo, nella transizione ecologica e nella “Innovazione tecnologica 4.0”.

Sono state, inoltre, modificate in parte le prerogative per richiedere la NASPI e, in generale, vengono allargate le maglie per la fruizione degli ammortizzatori sociali che verranno ulteriormente ridisegnati a seguito di una discussione approfondita con le parti sociali. Infine è stato totalmente eliminato e non rifinanziato il “Cashback”. Sono confermati i due miliardi destinati all’alleggerimento del costo delle bollette a causa dell’ingente aumento del costo energetico.

Le dolenti note della manovra riguardano il settore fiscale, dove non si sono diradate nel modo più assoluto le nebbie e dove il braccio di ferro fra le componenti del Governo si fa sentire. Le misure fiscali, al momento confermate e marginali in termini di dotazione finanziaria, riguardano il nuovo rinvio al 2023 della tassa sulla plastica e sulle bevande zuccherine e la riduzione dell’aliquota IVA al 10% per gli assorbenti.

Su tutto il resto, vige lo scontro assoluto fra le compagini del Governo. Lo scontro è tale che l’Esecutivo ha deciso di vincolare i fondi destinati al taglio delle tasse a un fondo il cui contenuto verrà disegnato in ambito parlamentare durante il varo della manovra. Il fondo avrebbe una dotazione di circa 8 miliardi, vincolante in sede parlamentare.

Le due visioni che si scontrano circa l’utilizzo di questi fondi riguardano i maggiori destinatari: imprese e lavoratori. Una parte del Governo vorrebbe destinarle al taglio del cuneo fiscale in modo da consentire una maggiore spesa ai lavoratori che si ritroverebbero somme aggiuntive nel loro stipendio. Un’altra parte dell’Esecutivo vorrebbe invece destinare questa cifra a un taglio delle imposte alle imprese e, in particolare, utilizzarla per realizzare una riduzione – se non una totale cancellazione (a parere di chi scrive impossibile data la cifra) – dell’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (IRAP). Vi sono poi posizioni intermedie, probabilmente di compromesso, che vorrebbero dividere la somma fra le due categorie.

Entrambe le linee sono indicate nel testo della manovra: per quel che concerne il primo punto, si esprime la volontà di «ridurre l’imposta sui redditi delle persone fisiche con l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e le aliquote marginali effettive, da realizzarsi attraverso sia la riduzione di una o più aliquote sia una revisione organica del sistema delle detrazioni per redditi da lavoro dipendente e del trattamento integrativo»; qualche riga in basso viene indicata l’intenzione di tagliare «l’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive».

La questione della destinazione delle risorse per il taglio delle tasse verrà decisa soltanto nei prossimi mesi. Sarebbe meglio, però, evitare soluzioni “salomoniche” e destinare la cifra nel suo complesso a una delle due opzioni, in modo da acuirne gli effetti economici. Infine, va sottolineato come questa finanziaria stia cominciando il cammino di rientro della finanza pubblica nel suo alveo naturale, riducendo gradualmente la spesa della macchina pubblica. La parola finale sulla parte più importante della Legge di Bilancio verrà messa in sede parlamentare: dovremo aspettare soltanto qualche settimana.


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