Giornata contro la violenza sulle donne: oltre tutti i numeri

Il 25 novembre è la giornata contro la violenza sulle donne e, come ogni anno, oltre al numero delle vittime, vengono proposte iniziative di sensibilizzazione. Non possiamo permettere che dopo 24 ore venga tutto dimenticato per inadeguatezza e inefficienza.


Centonove. Questo è il numero delle donne uccise in Italia secondo il Servizio di analisi criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Di queste, sessantatre sono state uccise dal proprio partner o ex partner. Un numero sconvolgente che oggi, più degli altri giorni, viene ripetuto e riportato in tv, nei giornali e sui social, tanto da perdere significato. Oggi, il 25 novembre è la giornata contro la violenza sulle donne e, come ogni anno, oltre al numero delle vittime, vengono proposte iniziative di sensibilizzazione per fermare un fenomeno ormai radicato considerato quasi inarrestabile e irreversibile, ma che dopo 24 ore vengono dimenticate perché inadeguate e inefficienti.

Questo perché oggi si parla principalmente di un solo comportamento violento, il più esplicito, ma che rappresenta solo la punta di un iceberg. Parlare di violenza di genere non significa soltanto prendere i dati dei femminicidi e degli stupri, ma significa prendere in considerazione in toto quella serie di comportamenti tuttora socialmente accettati che denigrano, sminuiscono e umiliano le donne giornalmente.

Femminicidi, stupri, minacce di morte e molestie sono solo alcune delle forme di violenza più esplicite e visibili attuate nei confronti delle donne.

Come è stato perfettamente illustrato in questa immagine di Palermo è fimmina, non tutti i comportamenti violenti sono espliciti: alcuni, i più visibili, come i femminicidi, sono quelli che fanno notizia quando ormai è troppo tardi per agire; altri, sono quasi invisibili ai nostri occhi perché la società ci ha abituati e abituate a considerarli innocui e di poca importanza, ma in realtà rappresentano delle pratiche di violenza implicita, lenta e subdola che colpiscono tutte le donne, indifferentemente dall’età, dall’occupazione e dall’esposizione pubblica. Un esempio emblematico di violenza invisibile è il linguaggio sessista utilizzato nella vita quotidiana, in privato, sui social e nella narrazione pubblica.

Il linguaggio sessista quotidianamente utilizzato dalla società e i comportamenti violenti espliciti, dunque, possono essere considerati come due poli di un continuum che rappresenta la violenza di genere in tutte le sue forme, e per questo motivo decostruire il sessismo rappresenta un punto importante nella lotta contro tutti i tipi di violenza.

Il barometro dell’odio e il sessismo da tastiera

Dal 2018 Amnesty International misura, attraverso un’analisi qualitativa, il livello di intolleranza e discriminazione nel dibattito online monitorando i social media. Il report sull’odio di genere pubblicato nel 2020 ha messo in evidenza che un attacco su tre diretto a una donna è sessista e il tasso di hate speech rivolto alle donne è superiore di 1,5 volte rispetto a quello rivolto agli uomini.

Prendendo in considerazione gli attacchi rivolti alla categoria estesa e non gli attacchi rivolti a specifiche donne che ricoprono un ruolo pubblico, dall’analisi sul linguaggio utilizzato nei confronti delle donne è emersa un’alta percentuale di insulti derivanti dal mondo animale (spesso connotati da riferimenti legati al mondo della prostituzione) attuando sia implicitamente che esplicitamente un processo deumanizzante della vittima. Altre tipologie di hate speech fanno riferimento, invece, alla mancanza (naturalmente non provata) di alcune capacità delle donne nello svolgere attività e azioni che nell’immaginario collettivo devono essere svolte dagli uomini, come giocare a calcio o guidare un’auto.

Se questi finora elencati sembrano casi considerabili dall’opinione pubblica come banali, il linguaggio prende ancora più connotazioni di odio quando una donna decide di esprime la propria opinione o un giudizio in pubblico. 

In particolare, il monitoraggio dei social ha mostrato un aumento dell’incidenza dei commenti offensivi di stampo sessista se l’opinione o il giudizio della donna insultata tratta temi legati ai diritti di genere: ad esempio, questo è accaduto alle manifestanti del corteo Non una di meno, etichettate dagli haters come “finte femministe”, “lesbiche isteriche”, “pseudo-femministe” e “ninfomani” solo perché presenti a una manifestazione in piazza per rivendicare diritti e libertà.

Narrazione mediatica e giornalistica sessista

Se si prende in considerazione la narrazione giornalistica, sono facilmente individuabili preconcetti maschilisti quando le donne sono oggetto del dibattito. Una narrazione distorta e discriminatoria riscontrabile, ad esempio, nelle notizie relative ai femminicidi, nelle quali i fatti accaduti sono narrati ponendo l’accento sulle possibili cause che hanno portato il carnefice a compiere un tale gesto, tanto da fornire a quest’ultimo giustificazioni riconducibili al troppo amore (non corrisposto dalla vittima), una condizione di stress (come la perdita del lavoro) o ancora ad un comportamento della vittima ritenuto amorale (ad esempio un tradimento).

La donna viene sminuita anche quando al centro del dibattito vi è il suo ruolo nella società: si parla di professioniste che occupano ruoli apicali descrivendole come atipiche o speciali e ad esse viene chiesto come riescono a gestire insieme la propria vita professionale e quella privata, quest’ultima ricondotta esclusivamente alla cura della prole, della casa e del partner.

Il 25 novembre, è la giornata contro la violenza sulle donne

Un cambiamento culturale se cambia la comunicazione

Per sessismo si intende qualsiasi espressione (atto, parola, immagine, gesto) basata sull’idea che alcune persone, principalmente donne, vengono considerate inferiori sulla base del loro sesso. Davanti al sessismo e a tutte le violenze di genere non possiamo rimanere inermi, rassegnandoci a viverle passivamente o come se fossero fenomeni inevitabili, proprio perché il sessismo è alla base delle disuguaglianze di genere.

Centonove sono le donne morte in Italia nel 2021, di cui sessantatre da proprio partner o ex partner, ma il numero di donne che subiscono altri tipi di violenze e comportamenti socialmente accettati è molto più alto.

Parlare, discutere, ed educare alla parità di genere sono solo i primi passi che porteranno ad una sostituzione dei comportamenti sessisti con altri più inclusivi e paritari, a partire dal linguaggio. Se è vero che la comunicazione è figlia della società in cui nasce, noi abbiamo il potere cambiarla e, soprattutto, di migliorarla.