Commissione europea, riaperto il dibattito sulla governance economica dell’UE

Lo scorso 19 ottobre, la Commissione europea ha adottato una Comunicazione, riavviando il dibattito pubblico sul riesame della governance economica dell’UE.


Il quadro normativo relativo alla governance economica dell’Unione Europea (UE) rappresenta uno degli elementi cruciali che ha caratterizzato l’evoluzione del progetto comunitario a partire dal Trattato di Maastricht del 1992. Nello specifico, se da un lato l’idea di introdurre l’Euro ha gettato le basi per un’integrazione a livello sovranazionale in materia monetaria, dall’altro ha consentito di procedere verso un coordinamento più stretto delle economie degli Stati membri, al fine di sostenere una maggiore stabilità e prosperità.

Con riguardo al profilo storico, la codificazione dell’Unione Economica e Monetaria (UEM) – tramite il summenzionato Trattato – ha richiesto l’instaurazione di politiche di bilancio sane e una maggiore cooperazione tra le economie dei Paesi UE, nel tentativo di garantire una gestione efficace della moneta unica all’interno dell’Eurozona. A tal riguardo, nonostante l’ottimismo che ha condotto alla definizione del quadro normativo dell’UEM, le crisi degli ultimi 15 anni hanno rilevato l’inadeguatezza della governance economica dell’UE di far fronte agli effetti degli shock finanziari, stante la mancanza di appositi strumenti di coordinamento in grado di assicurare la resilienza dell’Unione e dei suoi Stati membri.

Con riguardo al profilo storico, i Paesi UE hanno sempre inquadrato la governance in esame quale strumento per conseguire i loro obiettivi in materia di politica economica e di bilancio, nonché per affrontare gli squilibri macroeconomici e garantire finanze pubbliche sane. Per tali ragioni, il corpus normativo costituito dal Patto di Stabilità e Crescita (PSC) – cuore pulsante della legislazione europea nei settori considerati dalla presente analisi – ha subito diverse modifiche, nel tentativo di fornire una risposta adeguata alle sfide economico-finanziarie. Tali evoluzioni, tuttavia, non hanno tenuto in debito conto – nonché affrontato in maniera ottimale – alcune criticità, tra cui il mutare del contesto economico e la complessità del quadro della governance in questa materia.

La Commissione europea, già il 15 febbraio 2020, aveva presentato una Comunicazione sul riesame della governance economica comunitaria, evidenziandone gli aspetti positivi e le relative carenze. Con riguardo ai primi, l’Istituzione comunitaria aveva ritenuto efficace il quadro in esame nel conseguimento dei suoi obiettivi fondamentali – tra cui garantire finanze pubbliche e una crescita sostenibili – e nell’incoraggiare gli Stati membri a tornare a posizioni di bilancio parzialmente sane, riducendo il proprio disavanzo e imprimendo al rapporto debito/PIL una traiettoria discendente, in linea con i valori indicati all’art. 1 del Protocollo (N. 14) sulla procedura per disavanzi eccessivi (3% del rapporto deficit/PIL e 60% del rapporto debito pubblico/PIL).

Con specifico riferimento alla carenze, tuttavia, la Commissione europea aveva rilevato la costante sussistenza di livelli elevati di debito pubblico in alcuni Stati membri (in particolar modo quelli “mediterranei”), sostenendo che il quadro della governance economica avrebbe dovuto «contribuire ad affrontare le sfide economiche, demografiche e ambientali più urgenti di oggi e di domani». Il perseguimento di tale obiettivo è stato ostacolato dalla mancanza di trasparenza e dalla complessità delle norme di bilancio dell’UE, che hanno contribuito ad incrementare lo sviluppo di quadri di bilancio nazionali e la titolarità statale della relativa disciplina; una condizione, questa, che costituisce tutt’oggi una forte criticità per un coordinamento sovranazionale, poiché l’efficacia dei summenzionati quadri nazionali varia da uno Stato membro all’altro.

Il dibattito avviatosi attraverso la Comunicazione presa in esame è stato, tuttavia, interrotto dal diffondersi della crisi epidemiologica del Coronavirus (SARS-CoV-2). L’emergenza pandemica, infatti, ha richiesto una risposta rapida e coordinata delle Istituzioni europee, mediante l’adozione di strumenti straordinari – tra cui il Next Generation EU (NGEU) e il Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) – volti a fronteggiare gli effetti socio-economici dello shock sanitario.

A distanza di mesi, l’apparente avvio della ripresa ha condotto la Commissione europea – lo scorso 19 ottobre – a rilanciare il dibattito politico sul riesame della governance economica dell’UE, attraverso l’adozione di un’ulteriore Comunicazione volta a valutare le implicazioni del fenomeno epidemiologico del  Coronavirus sul relativo quadro normativo. In tale prospettiva, l’Istituzione comunitaria ha ripreso le considerazioni effettuate in precedenza, integrandole con gli insegnamenti tratti dalla crisi pandemica e dalla relativa risposta, soprattutto con riguardo alla governance del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility o RRF).

Nel dettaglio, l’RRF – pilastro fondamentale del NGEU – rappresenta uno strumento tramite cui l’Europarlamento e il Consiglio dell’UE hanno concordato un quadro politico e di governance volto a garantire che gli obiettivi comuni dell’Unione si riflettano in un’azione coordinata a livello degli Stati membri. A conferma di quanto si afferma, la redazione dei Piani Nazionali per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) da parte dei Paesi UE ha consentito alla Commissione europea di instaurare dei dialoghi politici costruttivi e intensi con gli esecutivi degli Stati membri, così assicurando una migliore comprensione reciproca delle sfide e delle priorità politiche a livello nazionale e dell’Unione.

Nel proprio documento, la Commissione europea ha confermato la validità delle considerazioni effettuate nella Comunicazione del 2020, sottolineando la persistenza – e conseguente aggravamento, a causa degli effetti prodotti dalla pandemia – di alcune criticità, che necessitano di riforme concrete in termini di governance economica. In particolare, l’Istituzione comunitaria ha evidenziato l’ulteriore aumento dei più critici rapporti debito pubblico/PIL, nonché la necessità di mantenere elevati gli investimenti pubblici nei prossimi anni, così da garantire una crescita sostenibile e inclusiva.

In un’ottica costruttiva e resiliente, l’emergenza epidemiologica sta offrendo all’UE – e ai suoi Stati membri – un’ulteriore opportunità per porre rimedio a quelle lacune che continuano a caratterizzare la governance economica comunitaria, prendendo spunto proprio dai risultati conseguiti dagli strumenti adottati per far fronte ai relativi effetti. Come sostenuto dal Vicepresidente esecutivo per “Un’economia al servizio delle persone”, Valdis Dombrovskis, «la crisi ha […] reso più evidenti alcune sfide: disavanzi e debito più elevati, divergenze e disuguaglianze più profonde e necessità di maggiori investimenti. Abbiamo bisogno di norme in materia di governance economica in grado di affrontare con determinazione queste sfide. Ecco perché oggi apriamo un dibattito pubblico».

Tale dibattito – cui potranno prendere parte non solo le Istituzioni europee, ma anche i soggetti portatori di interessi, come le parti sociali o il mondo accademico – svolgerà un ruolo chiave nel consentire alla Commissione europea di raccogliere i diversi punti di vista delle varie compagini coinvolte e le differenti soluzioni proposte per aumentare l’efficacia della governance economica dell’UE. Entro il primo semestre del 2022, inoltre, l’esecutivo comunitario si occuperà di redigere un pacchetto di orientamenti in materia di politica di bilancio per il periodo successivo, allo scopo di facilitare il coordinamento delle politiche in tale settore e la preparazione dei programmi di stabilità e convergenza degli Stati membri, tenendo in debito conto della specifica situazione economica di ciascun Paese UE e le risultanze del dibattito politico sulla governance economica comunitaria.


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