Marco Van Basten, il ‘cigno di Utrecht’

Marco Van Basten è uno degli attaccanti più famosi della storia del calcio. Protagonista assoluto con le maglie dell’Ajax, del Milan e dell’Olanda, ha dovuto interrompere prematuramente la sua carriera a causa dei numerosi infortuni.


«Una macchina da gol che si è rotta proprio quando stava per diventare il migliore di tutti». Forse basterebbero le parole del mitico Diego Armando Maradona, uno dei suoi più grandi rivali in campo, per definire il livello del calciatore Marco Van Basten. Forse potremmo utilizzare quelle di Zlatan Ibrahimovic, considerato da tanti il suo erede: «Van Basten è l’attaccante perfetto, un mio idolo fin da bambino. Capello alla Juve mi faceva vedere i suoi video».

Forse dovremmo passare in rassegna le reti spettacolari realizzate durante la sua carriera, chiedendoci cosa sarebbe stato capace di fare se non fosse stato costretto ad ‘appendere le scarpe al chiodo’ a soli ventinove anni. Probabilmente non saremmo comunque in grado di rendere il giusto merito alle gesta sportive del ‘cigno di Utrecht‘ 

L’Ajax e la nascita di un campione

Nato a Utrecht il 31 ottobre 1964, Marco Van Basten muove i primi passi da calciatore nei pulcini dell’Edo, facendosi subito notare da diversi talent scout. A sedici anni inizia ad allenarsi con l’Ajax e il 3 aprile 1982 esordisce nell’Eredivisie contro il NEC, subentrando all’idolo di casa Johan Cruijff. La rete segnata in quella partita d’esordio è la prima di una lunga serie di prodezze che renderanno Van Basten il beniamino dei tifosi, nonché uno dei centravanti più prolifici del periodo.

Con la maglia dell’Ajax, Marco Van Basten gioca complessivamente 172 partite e segna 152 reti, 128 delle quali in campionato. Quattro i titoli di capocannoniere vinti consecutivamente tra il 1984 e il 1987, con tanto di Scarpa d’oro nell’annata 1985/86, con ben 31 marcature. Nelle sei stagioni disputate ad Amsterdam arrivano tre campionati e tre coppe d’Olanda, più la Coppa delle Coppe (1987), vinta grazie alla sua rete decisiva. La finale, giocata contro il Lokomotive Lipsia, è l’ultimo atto di Van Basten con la casacca dei ‘lancieri’, prima del trasferimento al Milan. 

Sul tetto d’Europa tra Milan e Olanda 

Convinto dal progetto ambizioso del presidente Berlusconi, Marco Van Basten dà una svolta alla sua carriera, sposando la causa rossonera assieme al connazionale Ruud Gullit. La sua prima stagione in Italia viene fortemente condizionata dai problemi alla caviglia destra, che diventerà il suo ‘tallone d’Achille’. Rientrato sul finale di campionato, risulta decisivo per la vittoria dello scudetto ai danni del Napoli di Maradona.

L’estate del 1988 è quella del trionfo olandese agli Europei, con ‘gli Oranje’ alla loro prima (e unica) vittoria in una competizione calcistica internazionale. Van Basten, partito come riserva, trascina i suoi in finale a suon di reti, laureandosi capocannoniere del torneo. Il gol realizzato contro l’Urss è stato premiato come il secondo più bello nella storia del calcio dalla rivista inglese “World Soccer”.

A fine anno per Van Basten arriva il primo Pallone d’oro, riconoscimento che vincerà anche nel 1989 e nel 1992, eguagliando Cruijff e Platini nella speciale classifica del prestigioso premio.

marco van basten cigno di utrecht

Le stagioni 1988/89 e 1989/90 rappresentano la consacrazione ad altissimi livelli per l’attaccante olandese, pilastro inamovibile del Milan allenato da Arrigo Sacchi. I rossoneri vincono due Coppe dei Campioni, due Supercoppe europee e due Coppe Intercontinentali, sbaragliando la concorrenza degli avversari e mettendo in mostra un gioco spumeggiante, del quale Van Basten era il terminale offensivo. 

I vecchi malanni alla caviglia e alcune incomprensioni di natura tattica con Sacchi non ne rallentano la ‘furia’ di spietato goleador, capace di segnare in qualsiasi maniera e con una frequenza impressionante. Capocannoniere della Coppa dei Campioni nel 1989, capocannoniere in Serie A nel 1990 e poi nel 1992, Van Basten continua a essere un ‘cecchino’ infallibile anche sotto la guida tecnica di Fabio Capello. Il Milan non è più spettacolare come nelle stagioni precedenti, ma per il fuoriclasse olandese la sostanza non cambia. Le sue reti sono determinanti per i successi del 1992 e del 1993: due scudetti e due Supercoppe italiane. 

L’inizio della stagione 1992/93 vede Marco Van Basten aggiudicarsi il terzo Pallone d’oro e il Fifa World Player, ma il giorno seguente alla consegna del Pallone d’oro, l’olandese decide di recarsi a St. Moritz per farsi operare nuovamente alla caviglia. Rientra praticamente a fine stagione e il 9 maggio 1993, nella partita contro l’Ancona, segna l’ultimo gol della propria carriera, ad Alessandro Nista, lo stesso portiere al quale aveva segnato la sua prima rete in Serie A il 13 settembre 1987. La finale di Champions League del 26 maggio contro l’Olympique Marsiglia, vinta dai francesi, sarà di fatto la sua ultima apparizione in campo. 

In rossonero Van Basten ha disputato complessivamente 201 partite (147 in campionato) segnando 125 reti totali, così suddivise: 90 in campionato, 19 in Coppa dei Campioni / Champions League, 13 in Coppa Italia, 2 in Supercoppa italiana e 1 in Supercoppa europea. 

Con la maglia della nazionale ha collezionato 58 presenze, segnando 24 reti, 5 delle quali realizzate agli Europei vinti nel 1988. È stato poi allenatore dell’Olanda, tra il 2004 e il 2008, raggiungendo gli ottavi di finale ai Mondiali del 2006 e i quarti di finale agli Europei del 2008.

Il canto del cigno

Forte di testa, abile a calciare con entrambi i piedi, spietato sottoporta e al tempo stesso geniale nel servire i compagni, Marco Van Basten era un attaccante veramente completo. Dotato di una tecnica sopraffina nonostante le sue lunghe leve, nel suo repertorio non mancavano le acrobazie e le movenze da ‘ballerino’, mai fine a sé stesse ma sempre funzionali al gioco di squadra. Questo è stato ‘il cigno di Utrecht‘ durante la sua carriera, un autentico spettacolo da ammirare e purtroppo da rimpiangere per essersi ritirato troppo presto. 

«Mi viene voglia di piangere quando penso che uno come lui non può giocare più. É stato il giocatore più elegante che ho visto in vita mia. Se Dio ha deciso di non farlo giocare più sarà perché non vuole più che ci siano gol così belli»: queste le parole che gli dedicò Maradona, dopo aver appreso la notizia ufficiale del suo ritiro. 

È il 17 agosto 1995 quando Van Basten annuncia la sua scelta nel corso di una conferenza stampa appositamente convocata: «la notizia è corta, semplicemente ho deciso di smettere di fare il calciatore, tutto lì».

Dopo due anni di calvario, passati tra interventi e fisioterapia, senza mai scendere in campo, cala definitivamente il sipario sulla carriera calcistica di Van Basten: è il ‘canto del cigno’. Il giorno seguente, in occasione della partita amichevole tra Milan e Juventus, valida per il consueto appuntamento estivo del ‘trofeo Luigi Berlusconi’, c’è l’ultimo tributo dei tifosi al loro campione. Le immagini di Van Basten, con la giacca di renna, che fa il giro di campo sul prato di ‘San Siro’ sono un cocktail di emozioni indescrivibili. Quello che per anni è stato il teatro delle sue prodezze si trasforma nel luogo dell’ultima recita di questo grande artista, chiamato Marco Van Basten. 

Foto di Copertina (thesoccertimes.com)