La Croazia verso la transizione all’euro

Il 10 Settembre scorso, la Croazia ha firmato un Memorandum of Understanding con la Commissione europea e gli Stati membri dell’Eurozona. Un primo passo verso la transizione all’euro.


L’Unione Economica e Monetaria (UEM) rappresenta una delle principali caratteristiche del processo di integrazione europea. Essa mira a realizzare, all’interno dello contesto comunitario, la piena convergenza tra gli Stati membri dell’Unione Europea (UE), nell’ottica di una cessione della sovranità statale sempre più intensa in favore della dimensione e del coordinamento sovranazionale.

L’UEM, per come codificata con il Trattato di Maastricht del 1992, ha condotto all’introduzione della moneta unica europea, dettata dalla convinzione che la coesistenza di una pluralità di politiche monetarie nazionali potesse ostacolare il corretto funzionamento del mercato unico ed esponesse molti Stati membri a instabilità durante le crisi economiche o valutarie. In tale prospettiva, l’obiettivo che l’euro avrebbe dovuto perseguire consisteva nell’evitare le distorsioni del mercato, derivanti dalle fluttuazioni dei valori delle monete nazionali e, quindi, proteggere il mercato unico dall’oscillazione dei cambi, assicurando le condizioni di stabilità necessarie per favorire la circolazione dei fattori produttivi e l’efficiente allocazione delle risorse.

Sebbene i primi anni della moneta unica siano stati segnati da fattori positivi, come la crescita del Prodotto interno lordo (Pil) europeo dal 26% nel 1998 al 33% nel 2007, le crisi finanziarie che hanno caratterizzato il periodo immediatamente successivo e l’emergenza sanitaria del Coronavirus (SARS-CoV-2) hanno rivelato le lacune che l’UEM ancora oggi presenta. Nello specifico, le competenze in ambito economico e fiscale ancora riservate agli Stati membri impediscono il corretto sviluppo del processo di integrazione europea, limitando la resilienza dell’UE, nonché la solidità del rispettivo potere politico nell’ambito del panorama geopolitico globale.

È proprio nel contesto appena descritto che si inserisce quanto accaduto il 10 settembre scorso, quando la Croazia, la Commissione europea e gli Stati membri dell’Eurozona hanno firmato un Memorandum of Understanding (MoU) che identifica le misure pratiche che permetteranno al Paese UE in questione di avviare la produzione di monete in euro, allorquando riceverà il benestare per poter aderire all’UEM. L’abbandono definitivo della Kuna croata dovrebbe avvenire nel 2023, in occasione del decennale dall’adesione della Croazia nell’UE.

Il MoU è stato firmato, nello specifico, dal Vice-Presidente esecutivo della Commissione europea Valdis Dombrovskis, dal Commissario per l’Economia Paolo Gentiloni, dal Presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, nonché dal Governatore della Banca centrale croata Boris Vujčić; personalità, queste, che hanno accolto con notevole entusiasmo l’accordo raggiunto.

In particolar modo, il Vice-Presidente esecutivo Valdis Dombrovskis e il Commissario per l’Economia Paolo Gentiloni hanno posto l’accento sull’importanza simbolica dell’evento, sottolineando la necessità per la Croazia di rispettare i criteri di convergenza previsti dal Trattato di Maastricht, la cui osservanza risulta un requisito fondamentale per consentire a uno Stato membro dell’UE di accedere all’UEM.

Tali criteri sono riportati all’interno dell’art. 140, par. 2 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), nonché nel Protocollo (N. 13) allegato al medesimo Trattato. Nello specifico, il Paese UE che intende aderire all’UEM deve raggiungere un alto grado di stabilità dei prezzi, godere di una situazione di finanza pubblica sostenibile, rispettare i margini normali di fluttuazione previsti dal meccanismo di cambio del Sistema monetario europeo per almeno due anni, nonché avere livelli dei tassi di interesse a lungo termine che riflettano la stabilità della convergenza raggiunta dallo Stato membro in questione e della sua partecipazione al meccanismo di cambio.

Il percorso di conformità a tali criteri viene valutato dalla Commissione europea e dalla Banca centrale europea (BCE) almeno ogni due anni o su richiesta di un Paese UE non ancora appartenente all’Eurozona (c.d. con deroga). Nello specifico, tali Istituzioni comunitarie tengono informato il Consiglio dell’Unione sui progressi compiuti dagli Stati membri che non hanno ancora soddisfatto i criteri di convergenza,  nell’adempimento degli obblighi relativi alla realizzazione dell’UEM.

In tale prospettiva, Valdis  Dombrovskis e Paolo Gentiloni hanno confermato il costante supporto che la Commissione europea fornirà alla Croazia nel relativo percorso per il raggiungimento della conformità ai criteri di Maastricht. A tale scopo, lo Stato membro in questione riceverà tutta la documentazione tecnica e gli strumenti di conio necessari per verificare l’idoneità dei vari tagli con corso legale per distributori automatici e macchine per il trattamento della valuta non cartacea.


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