Archivio storico comunale, uno scrigno di bellezza architettonica

Tra i tesori poco conosciuti di Palermo troviamo sicuramente uno degli archivi più interessanti di tutta la Sicilia. 


L’Archivio storico comunale (Via Maqueda, 157) vanta un’architettura accattivante e un archivio di testi assolutamente di rilievo. Situato all’interno del convento Niccolò da Tolentino, nel cuore del vecchio “quartiere ebraico”, nasce per esigenza del Comune Di Palermo di raccogliere tutta la documentazione prodotta – prima ammassata senza alcun ordine o catalogazione in diverse sale del Palazzo municipale – in un unico luogo. 

Nel 1865 il Consiglio Comunale decise di trasferire il materiale nei locali dell’ex-convento, nominò Fedele Pollaci Nuccio direttore e cominciò il duro lavoro di archivio e catalogazione dei documenti. 

L’edificio si divide in diverse sale, sia preesistenti e appartenenti al vecchio convento, sia progettate successivamente nel XIX secolo dal noto architetto Damiani Almeyda. La prima sala ad essere predisposta fu quella degli “Abbaini”, o  “Sala dei Lavori pubblici” o, semplicemente, dei “lucernai”, adibita a deposito dei documenti d’archivio

Nel 1870, quello che fu il refettorio del convento (la “sala rettangolare” o “aula delle finanze”), prese il nome di “Sala Pollaci Nuccio”, in memoria del primo direttore. Ma lo spazio ancora non bastava, e le due sale a piano terra, più le altre stanze al piano superiore, erano già sovraccariche. Nel 1876 venne quindi firmato un primo progetto di ampliamento, che andò successivamente in mano al rinomato architetto Almeyda. L’edificio fu riprogettato da cima a fondo, creando un luogo di estrema raffinatezza architettonica, senza rinunciare alla praticità e allo scopo del luogo. 

La sala più affascinante resta sicuramente quella dedicata allo stesso architetto, la Sala Almeyda, inaugurata nel 1883, con quattro enormi pilastri alti oltre 15 metri, che sostengono il soffitto ligneo a larghi riquadri. 

Nell’archivio storico sono conservati alcuni tra i testi più antichi di Palermo, come gli atti del Senato della città (risalenti al 1311), i bandi e le relazioni del cerimoniale, dei consigli civici e il Tabulario, tutto in pergamene e atti. È inoltre conservata la lettera di Garibaldi al popolo palermitano dove si autodefinisce “figlio di Palermo”. 

Ad oggi l’archivio storico è visitabile durante determinate occasioni, difatti è stato inserito nell’edizione 2021 della Via dei tesori. Uno scrigno di bellezza storica, architettonica e culturale che ancora in pochi hanno avuto il piacere di visitare.

Tutte le fotografie sono di Ester Di Bona