La politica dell’intimità: come i social hanno cambiato un sistema

I social media hanno reso percepibili le “persone comuni” dietro i personaggi politici per una platea molto ampia. Siamo destinati a una spettacolarizzazione dell’intimità sui social sempre crescente in nome di personaggi politici “star del web”?


Da diversi anni, una decina circa, i social network hanno permesso al mondo della politica, ai portatori di interessi nelle pubbliche istituzioni, di comunicare molto più direttamente col proprio elettorato, meglio se definito “pubblico”. La comunicazione con l’audience sui social, divenuta alle volte davvero pressante, risulta fondamentale per l’esponente politico anche laddove si può suscitare simpatia a partire dalle abitudini e dalle espressioni più popolari e quasi “scontate”.

E se è vero che sui social vengono trasmessi messaggi che spesso sono slogan, scenette costruite ad arte o gesti sapientemente elaborati, è vero anche che quello che non c’è comunica in modo altrettanto chiaro il pensiero del titolare dell’account (ufficiale, è chiaro). 

Mediatizzazione della politica

Ma non è corretto dire che solamente oggi la politica comunica direttamente col pubblico o che solo oggi l’intimità della vita degli esponenti politici è alla portata di tutti, nel bene e nel male. Il ruolo della rete e dei social network nella politica contemporanea resta comunque uno dei punti d’arrivo del processo di mediatizzazione, ovvero quella evoluzione che porta alla riorganizzazione di vasti settori della realtà sociale attraverso la tecnologia

Le interazioni quotidiane, utili a guadagnare visibilità e potere di influenza, sono aumentate a dismisura con la “conquista” della tv: dentro questo nuovo mezzo di comunicazione di massa, la politica ha aggiornato le sue “guide” retoriche e i suoi discorsi, sperimentando linguaggi e azioni che hanno dato vita, nel tempo, a fenomeni tra la spettacolarizzazione e la personalizzazione

Parlando dell’Italia, sul primo fenomeno, si ricordi nel 2013 un gesto come quello di Silvio Berlusconi che pulisce la sedia del giornalista Marco Travaglio dopo  uno “scontro” televisivo molto acceso; sul secondo, si riprenda la concentrazione dell’attenzione su una singola figura leader alla prova dell’opinione popolare dell’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi, nel 2016, il quale andò incontro alla sconfitta nel referendum sulla riforma costituzionale

La produzione dello spettacolo politico

Lo spettacolo, il ritratto pubblico del personaggio politico, tutto quello che di fatto eravamo abituati a commentare davanti al piccolo schermo si è spostato sui social, luoghi che non fermano la catena di commenti, anzi. Una catena che, negativa o positiva che sia, aumenta a dismisura il palcoscenico su cui si esibisce ogni esponente politico. I social hanno dunque prodotto un allargamento sia dell’arena che della platea dei pubblici allo stesso tempo. 

In un’intervista a Letture.org, il professor Claudio Riva, autore di Social media e politica. Esperienze, analisi e scenari della nuova comunicazione politica, afferma che «l’offerta d’informazione politica, le narrazioni, i racconti e le storie, provengono da una molteplicità di fonti che non sono solo quelle ufficiali ma comprendono tweet e post di commentatori specializzati o personalità di vario genere, meme, foto e video girati da persone comuni. Cittadini e politici devono interagire con una mole continua e incessante di eventi e informazioni circolanti su social, app di messaggistica e piattaforme, che solo i primi possono eventualmente consumare passivamente, mentre per i secondi è preziosa la capacità di gestirli, partecipando e influenzando la produzione di notizie».

Politici e pubblico che “interagiscono”

I social media hanno “avvicinato” personaggio politico e utente web, non solo perché le affermazioni, le foto, la propria vita quotidiana, i pasti e le festività sono soggetti al “like” diretto dell’utente, ma perché esiste come un canale invisibile (oltre quello dei messaggi diretti che, come è noto, non ricevono quasi mai risposta) che collega richieste e affermazioni degli utenti al personaggio-celebrità, come se ci fosse una reale interazione tra migliaia, o milioni, di “passanti” e il politico. L’interazione, nel senso informatico del termine e in quello sociale, in effetti, c’è; si tratta però di un movimento utile ad accrescere solo la popolarità della pagina che ospita quella “interazione fasulla”, nel bene e nel male. 

Per intenderci, un personaggio pubblico promuove un determinato messaggio di solidarietà che viene condiviso molto (e anche criticato, perché no) sui social; immediatamente ottiene grandi quantità di interazioni, di pubblicità e conseguentemente di diffusione. Le interazioni, i commenti sono certamente (quasi sempre) reali, sono persone che scrivono, “parlano” al personaggio pubblico autore del messaggio. L’interazione, però, pur dando la sensazione di un vero messaggio lanciato dall’altra parte non è altro che una spinta propulsiva per la diffusione e la “viralità” del messaggio pubblicato, nella maggior parte dei casi destinato a rimanere senza risposta. 

Lo stesso ragionamento vale per messaggi e personaggi condannabili per slogan o azioni scorrette: vige la regola del “se comincia a essere popolare può diventare estremamente popolare”. Per questo motivo, qualche migliaio di tweet possono determinare la discussione politica del giorno in un intero Paese. Non è un’esagerazione.

Social media: promozione di se stessi

Tornando agli esponenti politici, appare chiaro come questi nuovi (ormai affermati) strumenti siano i più efficaci per le strategie di self-promotion, giocando sulle immagini del proprio profilo fino alla condivisione della vita privata in tutto e per tutto. Si chiama infatti intimizzazione politica il processo di condivisione della propria sfera privata per scopi meramente elettorali. 

Importanti sono qui i gesti, fatti e non fatti. Afferma il Professor Riva che «Gli attori politici si comportano come uomini e donne “comuni”, che riproducono gli stili di vita e le azioni quotidiane delle persone, mostrandosi in grado quindi di rappresentarne i bisogni, raccoglierne e incarnarne le piccole e grandi aspirazioni». Non è più necessario creare uno spettacolo sullo schermo per attirare l’apprezzamento di un pubblico specifico (giovani, anziani, bambini): il gioco della “star del web” rende molto di più ma, soprattutto, è volatile, ed è molto più rapido nel far crescere o crollare il consenso verso la star

«L’immagine di una persona vicina alla gente comune negli affetti, nelle vacanze, nei comportamenti delle “gente normale” è la cifra di quella normalità esibita dai leader che ambiscono a essere riconosciuti come celebrità ordinarie, di tutti i giorni». Uno strafalcione voluto o meno, inoltre, da “persona normale”, come tutte le altre sulla stessa piattaforma, è destinato a un’aggressione senza fine o a un cieco sostegno incondizionato.

Vaccinarsi «in modalità pubblica»

E quando c’è di mezzo un atteggiamento socialmente accettato e riconosciuto come “importante”? Se per questioni di influenza elettorale è difficile destreggiarsi, c’è sempre la fiera dell’equilibrismo. L’ultimo caso a tal proposito su cui puntare lo sguardo è senza dubbio la vaccinazione, il tema dei temi di questi ultimi due anni. 

Nonostante diversi esponenti politici italiani abbiano schiacciato l’occhio più volte ai cosiddetti “no vax” o a quelli che si fanno chiamare “free vax”, si è notato come questi fenomeni siano molto più contenuti di quanto sembri, a guardare i dibattiti sui social che non sempre sono lo specchio della realtà, vuoi per l’anonimato di profili fake, vuoi per i bot, o per i commentatori professionisti. Per questo motivo l’equilibrismo politico è d’obbligo: lo sanno tutti – anche i personaggi politici – che i no vax sono una sparuta minoranza (di geni incompresi).

Diversi esponenti del mondo della politica hanno portato sui propri profili immagini delle loro vaccinazioni, un esempio richiesto da molti, prima delle campagne vaccinali di massa (e allo stesso tempo, paradossalmente, criticate come un “salto della fila”, si veda il caso del Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca). E quelli che non lo hanno fatto? Stanno comunque comunicando un messaggio, una scelta. Altri si sentono perseguitati «come gli ebrei», altri non si esprimono e parlano di libertà (questa abusata).

Quale destino?

Siamo destinati a una spettacolarizzazione sui social sempre crescente in nome di personaggi politici star del web? Il ruolo dei social, già molto discusso sulla crisi del turbolento fine mandato di Donald Trump, continuerà a essere determinante per lo spostamento dell’opinione pubblica, come lo è diventato, almeno, sullo spostamento dell’attenzione a partire da poche interazioni rilevanti? I vincenti, da sempre, sono stati coloro che hanno saputo interpretare un vento di cambiamento “socio-attitudinale”, e saputo sfruttare al meglio gli strumenti disponibili nel minor tempo possibile e in modo massiccio. Quello che va detto è che i vincenti non sempre sono i migliori.