Un saluto a Seid Visin: un «uomo meraviglioso»

«Ovunque vada sento il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone». Queste le parole di Seid Visin in un post del 2019.


Seid Visin, nato in Etiopia e cittadino italiano, era una giovane promessa del calcio. Adottato quando aveva poco più di 7 anni, arrivato in Italia viene accolto e circondato dall’amore dei familiari e degli amici nella città di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno. Il giovane Seid, sebbene avesse una lunga vita davanti a sé, ci ha lasciato, decidendo di porre fine alla sua vita a soli 20 anni. 

Amato e ben voluto da tutti, crescendo manifesta un grande interesse per la giustizia e per coloro i quali soffrono episodi di discriminazione razziale a causa del colore della loro pelle. Sensibile a questi temi, nel 2019 scrive post su Facebook in cui manifesta un malessere dettato da una condizione di disagio, che è percepibile in Italia se non sei un uomo o una donna bianco/a.

Discriminazioni che feriscono e creano diffidenza verso il prossimo, provocando un disagio che a volte viene espresso, come nel caso di Seid, e altre volte no. Questa è la realtà dei fatti: in Italia la tanto decantata integrazione, se scavata nel profondo, appare svuotata del suo significato, perché ai meno fortunati tocca portare il peso di sguardi indiscreti e discriminazioni più o meno palesate in virtù di differenze che non sussistono.

Seid sapeva di essere un privilegiato perché circondato dall’amore di tutti coloro che lo conoscevano e apprezzavano ma, allo stesso tempo, era consapevole delle difficoltà che tante persone potevano affrontare.

Nel post di due anni fa Seid spiegava il suo malessere: ‹‹Ovunque io vada, ovunque io sia, ovunque mi trovi sento sulle mie spalle, come un macigno, il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone››. Queste parole riecheggiano, oggi, come lame taglienti se si pensa alla situazione in Italia relativa alle discriminazioni, e come questa sia nascosta da una velata ipocrisia, che non fa altro che alimentare le differenze senza contribuire alla risoluzione del problema.

In Italia, le discriminazioni, in tutte le possibili forme, sono un problema reale che stenta a essere preso in considerazione come un fatto concreto e tangibile. Il giovane Seid, consapevole di questa condizione generalizzata nel paese, cercava di migliorare le cose e cambiare le percezioni della gente.

Nelle parole di Seid si avverte questo clima ostile: ‹‹Ovunque fossi, ovunque andassi, ovunque mi trovassi, tutti si rivolgevano a me con grande gioia, rispetto e curiosità. Adesso, invece, questa atmosfera di pace idilliaca sembra così lontana; sembra che misticamente si sia capovolto tutto, sembra ai miei occhi piombato l’inverno con estrema irruenza e veemenza, senza preavviso, durante una giornata serena di primavera››.

Seid aveva provato a cambiare le cose e con queste parole cercava di chiarire l’importanza del significato di accoglienza e integrazione, di quanto fosse stato fortunato e che se tale fortuna fosse stata concessa ad altri, probabilmente la situazione interna nel paese sarebbe stata diversa.

La possibilità di dare il giusto significato a questi due elementi fondamentali, che per tali versi ci permettono di identificarci come esseri umani perché capaci di compassione e amorevolezza, potrebbe davvero migliorare le condizioni di un paese che probabilmente sta andando alla deriva senza poi tanto clamore o interesse da parte di chi può concretamente fare la differenza.

Non entriamo nei meriti delle motivazioni che hanno condotto un giovane «uomo meraviglioso», come definito dal padre a compiere un gesto così estremo, non sappiamo e non supponiamo quelle che siano state le motivazioni. Ci uniamo al dolore di una grande perdita, consapevoli del fatto che Seid ha dato il suo contribuito per realizzare un mondo migliore e che noi non ne siamo stati all’altezza.