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Next Generation EU, l’ora della Commissione europea

Gli Stati membri dell’UE hanno approvato la Decisione sulle risorse proprie, autorizzando la Commissione europea a reperire i fondi del Next Generation EU.


Dopo cinque mesi di attesa e di dibattito politico, i Parlamenti nazionali degli Stati membri dell’Unione europea (UE) hanno definitivamente approvato la Decisione sulle risorse proprie dell’UE, autorizzando la Commissione europea a reperire i fondi del Next Generation EU (NGEU o Recovery Fund). Si tratta di una tappa essenziale per garantire l’attuazione del Piano per la ripresa e la resilienza predisposto dai Paesi UE lo scorso luglio, approvato e adottato con apposito Regolamento – rispettivamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’UE – nel dicembre 2020.

L’approvazione della Decisione da parte degli Stati membri ha consentito alla Commissione europea di annunciare, lo scorso 1 giugno, l’emissione di obbligazioni a lungo termine nel 2021, per un ammontare complessivo di circa 80 miliardi di euro, integrati da ulteriori risorse a titolo di buoni dell’UE a breve termine volti a coprire le restanti esigenze di finanziamento. Agendo in tal senso, l’Istituzione comunitaria avrà la possibilità di finanziare i contributi a fondo perduto e i prestiti previsti, in favore degli Stati membri, dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (Recovery and Resilience Facility o RRF) nella loro totalità, a partire dalla seconda metà del 2021.

Nella medesima giornata, la Commissione europea ha adottato la decisione annuale di assunzione di prestiti per il 2021: un elemento significativo, poiché determina gli importi massimi proprio dei prestiti che l’Istituzione comunitaria potrà contrarre nel periodo considerato. A tal proposito, va precisato che l’ammontare delle obbligazioni e dei buoni dell’UE verrà stabilito sulla base delle particolari esigenze di finanziamento degli Stati membri, tramite una valutazione che sarà oggetto di aggiornamento il prossimo settembre.

Muovendo da tale scenario, la Commissione europea procederà all’emissione della prima obbligazione nel quadro del NGEU nel mese di giugno, rinviando quella relativa ai primi buoni dell’UE a settembre; mese, questo, in cui avrà luogo e diverrà effettivamente operativa, la piattaforma d’asta predisposta dall’Unione europea. Secondo quanto stabilito dall’accordo raggiunto lo scorso luglio 2020 dagli Stati membri in seno al Consiglio europeo, la Commissione contrarrà prestiti sui mercati di capitali pari a 750 miliardi a prezzi del 2018, per un totale approssimativo di 800 miliardi a prezzi concorrenti.

Quanto adottato dall’esecutivo comunitario l’1 giugno si pone in linea con la Strategia di finanziamento diversificata per l’assunzione di prestiti nell’ambito del NGEU presentata dalla Commissione europea il 14 aprile scorso. Nello specifico, tale strategia combinerà l’uso di diversi strumenti e tecniche di finanziamento con una comunicazione aperta e trasparente agli operatori di mercato: si tratta di modalità esecutive che faciliteranno l’assorbimento sul mercato del programma di finanziamento, portando a prestiti più economici e garantendo la disponibilità di liquidità in ogni momento.

La Commissione europea ha adottato, in tal senso, un primo elenco di operatori principali costituito da 39 banche, che avranno il compito di collocare le obbligazioni del NGEU presso gli investitori, con condizioni altamente vantaggiose per gli Stati membri. Quanto descritto verrà reso possibile in virtù dell’ottimo rating creditizio di cui gode l’UE, attraverso il quale l’esecutivo comunitario raccoglierà le risorse e, successivamente, procederà alla loro erogazione in favore dei Paesi UE.

In tale prospettiva, la Strategia prevede un approccio diverso dal classico back-to-back adottato in passato dalla Commissione europea per strumenti come il Meccanismo Europeo di Stabilizzazione Finanziaria (MESF) o, in tempi più recenti, per il Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency (SURE). Tale approccio back-to-back si concretizza in quell’operazione finanziaria con cui una società o entità – negli esempi riportati la Commissione europea, che agisce per conto dell’UE – costituisce un deposito presso una banca a garanzia di un finanziamento di pari importo che quest’ultima erogherà a favore di un beneficiario indicato.

Nel contesto dell’approccio descritto, le esigenze dei beneficiari – Stati membri o Paesi terzi – hanno determinato il volume, la scadenza e la tempistica delle operazioni di finanziamento. Questo metodo ha risposto con successo alle piccole esigenze di finanziamento: di conseguenza, coi suoi 750 miliardi di euro, il NGEU non sarebbe in grado di garantire la stessa efficacia, soprattutto in considerazione delle emissioni che verranno effettuate su base regolare negli anni a venire e, eventualmente, in condizioni di mercato volatili.

Per favorire ulteriormente la ripresa economica contro gli effetti del fenomeno epidemiologico del Coronavirus (SARS-CoV-2 o COVID-19), la Commissione europea ha presentato, lo scorso 2 giugno, il Pacchetto di primavera del semestre europeo. Nei documenti elaborati dall’esecutivo comunitario vengono forniti degli orientamenti di bilancio agli Stati membri, volti ad assicurare la massima efficacia del RRF e, più in generale, del NGEU.

Nello specifico, viene ribadita l’esigenza di posticipare la decisione relativa alla disattivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di Stabilità e Crescita (PSC): già nella propria Comunicazione sulla politica di bilancio del 3 marzo scorso, la Commissione europea aveva sottolineato la necessità di subordinare tale decisione ad una valutazione complessiva dello stato dell’economia fondata su criteri quantitativi. Il principale di questi è costituito dal livello dell’attività economica nell’UE rispetto ai livelli precedenti la crisi.

In tale prospettiva, le Previsione economiche di primavera 2021 dell’esecutivo comunitario, presentate il 12 maggio scorso, hanno condotto la Commissione europea a prolungare l’applicazione della clausola di salvaguardia generale anche nel 2022, con probabile disattivazione prevista per l’anno successivo. Quanto descritto trova il proprio fondamento nella necessità che la politica di bilancio – stante il periodo pandemico e i relativi effetti socio-economici – continui a supportare le economie degli Stati membri, favorendone la ripresa e la resilienza.

Come dichiarato dal Vicepresidente esecutivo per Un’economia al servizio delle persone, Valdis Dombrovskis: «Incoraggiamo gli Stati membri a mantenere, nell’anno in corso e nel prossimo, politiche di bilancio improntate al sostegno, al fine di preservare gli investimenti pubblici e utilizzare al meglio i finanziamenti del dispositivo per la ripresa e la resilienza per dare impulso alla crescita. Un oculato mix di spesa – incentrato sugli investimenti ma tenendo al contempo sotto controllo la spesa – faciliterà il ritorno a posizioni più prudenti nel medio termine, aspetto particolarmente importante per i paesi con un debito elevato».

Spetta, adesso, all’Eurogruppo e al Consiglio dell’UE esaminare e approvare gli orientamenti proposti dalla Commissione europea, la quale aprirà un dialogo con l’Europarlamento al fine di incrementare l’efficacia del Pacchetto di primavera del semestre europeo; un semestre europeo, questo, adattato ai Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR) degli Stati membri e volto a preservarne gli investimenti e le riforme.


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