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Maya Wiley: New York avrà la sua prima sindaca?

Candidata alle primarie democratiche per l’elezione a sindaco di New York, Maya Wiley potrebbe raggiungere un risultato storico: essere la prima sindaca donna della Grande Mela.


Martedì 22 giugno avranno inizio le primarie del partito democratico per l’elezione del sindaco di New York, che si terrà il prossimo 2 novembre. Le primarie democratiche avranno un ruolo decisivo per le sorti politiche della città: nessun candidato repubblicano è considerato un serio contendente alla carica. Su 5,6 milioni di elettori registrati, il 66% sono democratici, ossia 3,7 milioni di newyorkesi. Questo vuol dire che saranno le primarie democratiche a decretare il successore di De Blasio, in quello che viene definito il secondo lavoro più difficile degli Stati Uniti

Tra i 13 candidati che parteciperanno alle primarie c’è Maya Wiley. Afroamericana, avvocatessa prima per l’ufficio del Procuratore di Manhattan e in seguito per il NAACP Legal Defense and Educational Fund e per l’American Civil Liberties Union, ex analista legale di punta della MSNBC, professoressa di politica urbana e giustizia sociale alla New School di Manhattan, Wiley potrebbe raggiungere un risultato storico: essere la prima sindaca donna della “Grande Mela” e la sua seconda leader nera dopo David Dinkins.

Figlia di attivisti politici, Maya Wiley si presenta come una candidata progressista. I suoi genitori hanno avuto un ruolo decisivo nella sua formazione politica e umana. Cresciuta a Washington D.C., nel quartiere nero di Dupont Circle, Wiley ha frequentato una scuola pubblica sottofinanziata. Il padre George, afroamericano figlio di un impiegato postale, è stato un importante attivista per i diritti civili. Ha lavorato come direttore associato del CORE (il Congresso per l’Uguaglianza razziale) ed ha fondato la National Welfare Rights Organization. La madre Wretha, donna bianca originaria del Texas, è stata anche lei un’agguerrita attivista. Ha partecipato alle manifestazioni contro la segregazione nelle scuole e ha contribuito alla campagna pacifista del Dr. Spock per la presidenza nel 1972.

Nel 1973, quando Maya aveva appena nove anni, il padre perse la vita per annegamento davanti ai suoi occhi durante una gita in barca al largo del lago Chesapeake Beach. Questa esperienza traumatica ha segnato la sua vita; tuttavia, le ha anche insegnato la necessità di affrontare le sfide più difficili. Questo potrebbe rivelarsi un punto a suo favore nella corsa elettorale.

New York si presenta infatti come una città ferita e traumatizzata dalla pandemia, con uno strascico di danni economici ed emotivi da affrontare. Durante l’evento inaugurale della sua campagna elettorale sui gradini del Brooklyn Museum, Maya Wiley ha paragonato la perdita vissuta da bambina a quella delle numerose famiglie che hanno perso un parente a causa del Covid e ha promesso loro che non sarebbero state tradite dalla sua amministrazione.

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In particolare, le attenzioni di Wiley sono rivolte agli afroamericani. Durante un’intervista ha infatti ricordato un dato estremamente esemplificativo: «l’88% dei newyorkesi morti di Covid sono persone di colore. Non siamo l’80% della popolazione di New York City. I più alti tassi di disoccupazione sono nelle stesse comunità che hanno avuto i più alti tassi di mortalità a causa del Covid».

Questione razziale, povertà e riforma della polizia sono i principali punti della sua campagna elettorale. Tra le sue proposte politiche di maggior rilievo ci sono il taglio di un miliardo di dollari dal bilancio della polizia e di almeno 2250 agenti, l’introduzione di aiuti per l’assistenza all’infanzia a sostegno delle famiglie più povere, la previsione di sovvenzioni di 5000 dollari agli operatori sanitari, la costruzione di centri comunitari con assistenza gratuita all’infanzia, la creazione di un programma di posti di lavoro da 10 miliardi di dollari diretti a finanziare riparazioni di infrastrutture e altri progetti. 

La sua campagna elettorale è partita in penombra, oscurata da candidati di maggiore rilievo all’interno del partito e più conosciuti dagli elettori, come l’ex candidato alle primarie presidenziali Andrew Yang e il presidente del distretto di Brooklyn Eric Adams. Maya Wiley non è mai stata vista come una front-runner, come un’avversaria da tenere d’occhio. La sua strada, dunque, è iniziata in salita. 

Wiley ha dovuto inoltre distaccarsi dal sindaco uscente De Blasio – sempre meno amato dai cittadini di New York – con il quale ha collaborato come consulente legale. Sin dall’inizio della campagna per le primarie ha criticato l’attuale amministrazione e in particolare lo scarso entusiasmo di De Blasio. «Quando sarò io a comandare, non dovrai mai chiederti se qualcuno sta ascoltando, non dovrai mai chiederti se hai importanza, non dovrai mai chiederti se sono in Iowa», ha dichiarato Wiley.

Ma nelle ultime settimane tutto è cambiato e la sua corsa ha subito un decisivo slancio in avanti a discapito degli altri due candidati progressisti, Stringer e Morales, le cui campagne elettorali sono state al contrario caratterizzate da una improvvisa (e imprevedibile) implosione. Il New York Times ha rivelato che una seconda donna ha accusato Scott Stringer di molestie sessuali (la stessa Wiley ne ha chiesto il ritiro), mentre Dianne Morales deve vedersela con problemi interni al suo staff

Maya Wiley, al contrario, ha ottenuto un gran numero di endorsement, accaparrandosi il sostegno dell’ala più radicale del partito. Il più importante è giunto quasi a sorpresa, ad appena una settimana dall’inizio del voto anticipato e a due settimane dalle primarie. «Maya Wiley è quella giusta. Ci sarà una progressista a Gracie Mansion». Con queste parole Alexandra Ocasio Cortez, una delle leader più influenti della sinistra americana, durante un evento al City Hall Park ha ufficializzato il suo appoggio a Maya Wiley nella corsa a sindaco di New York. 

Per mesi si sono susseguite speculazioni circa un suo intervento nella campagna elettorale newyorkese e il suo endorsement è ritenuto da più parti decisivo. Donovan Richards, presidente del distretto del Queens, ha spiegato: «se stai cercando di cucire a sinistra, sono sicuro che stai cercando l’approvazione di A.O.C.».

Poco dopo l’annuncio di Ocasio Cortez anche il deputato Jamaal Bowman, che in precedenza aveva appoggiato Stringer, ha annunciato pubblicamente il suo endorsement a Wiley. «Il prossimo sindaco di New York deve essere un combattente progressista, pronto a reinventare una New York che funzioni per ogni singola comunità. Come educatore, marito e padre di tre figli, è un onore per me sostenere Maya Wiley come nostro sindaco», ha twittato Bowman.

Dalla sua parte anche Sochie Nnaemeka, direttrice del Working Families Party dello Stato di New York, che ha dichiarato: «Dal momento che Eric Adams e Andrew Yang continuano a spingere pericolose agende pro-aziendali e pro-carcerali, è più importante che mai consolidare la forza progressista per garantire che la voce dei lavoratori vinca quest’anno. Maya Wiley ha la spinta, il programma e la coalizione adatte per vincere questa gara».

«Maya è il candidato che soddisfa davvero le aspirazioni di molti newyorkesi e molti elettori democratici, ha le doti politiche e l’impegno rispetto a quei valori che sono necessari in questo momento», ha dichiarato Steve Levin, membro del consiglio comunale e uno dei suoi primi sostenitori. New York avrà la sua prima sindaca?