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Generazione Erasmus, raddoppiano gli investimenti dell’UE

L’Europarlamento ha dato il via libera all’Erasmus+ per il 2020-2027, raddoppiando l’investimento e rilanciando la formazione dei cittadini europei.


Lo European Region Action Scheme for Mobility of University Students, meglio conosciuto con il noto acronimo ERASMUS, è un programma di mobilità studentesca creato dalla Comunità Europea nel 1987. Figlio dell’interscambio e della comparazione tra idee e iniziative dal DNA europeo, l’accesso all’Erasmus consente di trascorrere un periodo di studio all’estero, legalmente riconosciuto nell’ambito della propria università di appartenenza.

Il programma favorisce l’apprendimento e la mutua comprensione tra i popoli, e mira a sviluppare un senso di comunità tra soggetti provenienti da diversi Paesi europei. L’iniziativa trae spunto dal filosofo olandese Erasmo da Rotterdam, il quale per lunghi anni viaggiò nel vecchio continente per conoscere le differenti culture dei popoli europei.

L’idea di consentire uno scambio tra studenti è da ricondurre all’italiana Sofia Corradi, difatti soprannominata “Mamma Erasmus”, ma il progetto venne effettivamente lanciato grazie alle pressioni di un’associazione studentesca, l’attuale Association des Etats Généraux des Etudiants de l’Europe (AEGEE), la quale convinse il Presidente francese François Mitterrand a sostenere il progetto e, attraverso la cooperazione con la Commissione europea, consentì l’approvazione del programma alla fine degli anni ’80. 

Nel tempo, considerevole è stato il successo riscosso dal programma di mobilità studentesca, che, nel 2014, si è evoluto, assumendo il nome di Erasmus+, e adottando un’ottica più ampia e inclusiva, non esclusivamente limitata all’istruzione, ma comprendente anche la formazione e lo sport.

Secondo i dati sulla mobilità pubblicati dall’Ufficio Studi e Analisi dell’Agenzia Nazionale Erasmus+, relativi all’istruzione superiore per l’A.A. 2018/2019 (l’ultimo pre-pandemia), i numeri in Italia consentono di tracciare un bilancio certamente positivo: oltre 40.000 sono gli studenti degli Istituti di Istruzione Superiore italiani che hanno aderito al programma (con un incremento del 6,5% rispetto all’anno precedente). In aumento del 6,3% anche il numero dei giovani europei in ingresso, pari a 28.368 e considerevole è anche il quantitativo di studenti provenienti da Paesi extra UE, ossia 1.387; il numero di docenti e personale amministrativo in mobilità, invece, è pari a 3.695. 

Un bilancio indiscutibilmente positivo e orientato a valori e principi democratici europei, tenuto conto altresì che il 60% degli studenti in mobilità Erasmus è di genere femminile. Secondo i dati più recenti, l’Italia ha già adeguatamente speso il 99,94% dei fondi erogati attraverso l’agenzia nazionale Erasmus+ INAPP – responsabile per l’Istruzione e la Formazione professionale del programma – mostrandosi tra i Paesi più virtuosi a livello europeo, insieme a Francia e Germania. 

Il programma comprende tutti i Paesi dell’Unione Europea (UE), ma include anche altri Stati, quali il Liechtenstein, l’Islanda, la Norvegia e la Turchia. Più recentemente, il progetto Erasmus è stato discusso anche con riguardo alle iniziative volte a creare un “ring of friends” nell’ambito della Politica Europea di Vicinato (PEV) a Sud e a Est, ed è stato esteso a Paesi quali il Marocco e l’Albania. 

Lo scorso 18 maggio, il Parlamento europeo ha adottato in via definitiva il programma Erasmus+ per il 2021-2027, con finanziamenti quasi raddoppiati: si è passati, infatti, dai precedenti 14,7 miliardi di euro adottati per i sette anni precedenti agli attuali 28 miliardi, provenienti da diverse fonti e comprensivi anche di 2,2 miliardi aggiuntivi che i deputati dell’Europarlamento sono riusciti a ottenere nelle fasi conclusive dei negoziati con il Consiglio dell’UE. 

Il programma è stato adottato sulla base delle disposizioni che regolano la procedura legislativa ordinaria ed è stato approvato dal Parlamento europeo in seconda lettura. Non si è posta dunque l’esigenza, per l’Istituzione rappresentativa dei cittadini dell’UE, di emendare il testo proposto dal Consiglio; ciò suggerisce come, nel settore dell’istruzione e della formazione, gli interessi perseguiti dagli Stati e quelli delle Istituzioni più propriamente comunitarie – quali il Parlamento e la Commissione – tendano positivamente a coincidere. 

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Il nuovo Erasmus+ ruota attorno al concetto di inclusione: è previsto, infatti, che gli Stati membri e la Commissione presentino piani atti a migliorare l’accesso al programma per i gruppi più vulnerabili o, comunque, per coloro i quali non abbiano partecipato in passato a causa di una disabilità o di uno status economico di non abbienza.

Al riguardo, ad esempio, sono previste sovvenzioni supplementari e anticipi per coloro che non possiedono i mezzi sufficienti a sostenere i costi iniziali di partecipazione e viene predisposto anche un sistema effettivo di non-discriminazione, che impedisce che le application vengano respinte in ragione esclusivamente dei costi più elevati legati all’attuazione delle misure a garanzia dell’inclusione. 

All’interno del nuovo programma sono incluse nuove e più ampie iniziative, quali, ad esempio: DiscoverEu, che prevede la possibilità per i giovani di richiedere un pass per viaggiare gratuitamente in Europa a fini didattici; Università europee, che consente di laurearsi svolgendo periodi di studio in università presenti in diversi Paesi europei; Centri di eccellenza professionale, che mira a creare ecosistemi di competenze decentrati a livello locale e congiunti a livello sovranazionale; e, infine, a livello nazionale, Global Thesis, che consente ai giovani laureandi di fare ricerca per la tesi di laurea in atenei stranieri. 

Alla base del progetto vi è sempre la volontà di rafforzare i valori dell’Unione Europea e il senso di appartenenza dei cittadini a una comunità democratica. Al riguardo, Milan Zyer, Eurodeputato sloveno relatore del programma, ha dichiarato: «Erasmus+ è uno dei programmi dell’Ue con il finanziamento significativamente più alto e include molti cambiamenti e miglioramenti sostanziali, in modo da poter continuare a rafforzare il senso di appartenenza europeo e offrire migliori opportunità di lavoro ai cittadini dell’Unione». 

In una nota, il Parlamento europeo ha fatto sapere che «Il nuovo Erasmus+ sarà più semplice e gestibile, con sistemi informatici più agevoli da usare e meno pratiche amministrative». Un programma innovativo, tutto europeo, che mira a sviluppare competenze didattiche e di cittadinanza: se partire è una scelta, accedere in un mondo del lavoro sempre più globalizzato e saper concorrere alla pari con studenti stranieri è, invece, un imperativo.

Diventa cruciale, pertanto, per la generazione Erasmus, l’abilità di saper cogliere le opportunità che vengono offerte in quanto appartenenti a una Unione sovranazionale, e vivere appieno tutte le possibilità che derivano dall’essere pienamente cittadini europei.