Bulgaria: il Pride oltre le violenze

Il 12 giugno si è svolto il pride anche in Bulgaria. Il Paese fa ancora fatica ad accettare la comunità LGBTIQ+, tutt’oggi vittima di aggressioni.


Dopo due anni di pausa causa covid, molte associazioni hanno ripreso a organizzare il Pride durante il mese di giugno, dedicato non solo a celebrare la comunità ma anche a lottare nuovamente per i diritti LGBTIQ+

Anche in Bulgaria è stato possibile pianificare e partecipare a diverse manifestazioni fino alla parata del pride, che ha avuto luogo a Sofia il 12 giugno scorso

La depenalizzazione dell’omosessualità in Bulgaria

La Bulgaria è stato uno dei primi Paesi a depenalizzare l’omosessualità, rendendola legale l’1 maggio 1968, molto prima della maggior parte dei Paesi europei. 

Prima di allora, le relazioni omosessuali venivano punite con i lavori forzati e fino a 5 anni di prigione. In seguito a tali leggi, nel 1963 ebbe luogo proprio il primo Pride della Bulgaria: molti uomini del Teatro Nazionale organizzarono una marcia a Sofia per manifestare contro queste discriminazioni e per far valere i propri diritti. 

Nonostante quella marcia, ci vollero alcuni anni finché la comunità venisse, almeno in parte, ascoltata. Infatti, in quegli anni vennero condotti diversi esperimenti su persone omosessuali e alcuni dottori stabilirono addirittura che l’omosessualità fosse una malattia mentale, ragion per cui non ritennero più giusto considerarla illegale ma come una condizione da curare.

Dal 2003, la legge per la Protezione Contro la Discriminazione (Protection Against Discrimination Act) proibisce qualsiasi tipo di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. 

Le persone omosessuali possono far parte dell’esercito e, se single, adottare un bambino. Il matrimonio omosessuale, però, è ancora ritenuto illegale. Soltanto nel 2019, il primo matrimonio omosessuale venne riconosciuto, ma tra una cittadina australiana e una francese che avevano scelto di risiedere nel Paese.

Per quanto riguarda le persone transessuali, esse vengono riconosciute come tali soltanto se hanno concluso il percorso di transizione. Non vi è nessuna legge che tuteli l’identità di genere e non è possibile cambiare genere nei propri documenti, a meno che non sia stata effettuata una riassegnazione chirurgica. Secondo uno degli ultimi sondaggi, le persone transessuali sono tra le meno accettate nella società bulgara.

L’opinione pubblica è comunque migliorata nel tempo, con una percentuale più alta di persone che pensa che l’omosessualità debba essere accettata nella società. Per ottenere queste tutele ed essere così maggiormente integrati nella società, la comunità ha dovuto lottare anche attraverso il Pride.

2008: il primo Pride in Bulgaria

Il primo Pride in Bulgaria ebbe luogo a Sofia nel 2008, in cui parteciparono soltanto 150 persone, aggredite con pietre e bottiglie di vetro. La situazione migliorò negli anni successivi, in cui anche alcuni partiti politici si esposero in difesa del Pride e della comunità LGBTIQ+ e nel 2015 si presentarono più di 1.500 persone.

Vi era quindi molta attesa per il Pride del 2021, per il quale erano stati organizzati diversi eventi non solo a Sofia ma anche in altre città della Bulgaria. Non è stato certamente semplice prendere parte a eventi del genere nell’ultimo mese. Il 15 maggio a Burgas 300 persone appartenenti a un gruppo neonazista hanno aggredito i partecipanti del primo evento del Pride lanciando sassi, uova e fumogeni ai partecipanti.

Il 25 maggio, a Sofia, un reading di un libro LGBTIQ+ è stato interrotto da un gruppo di ultra nazionalisti che mostrava il cartello “Stop LGBT Virus”, fermate il virus LGBT. Dalla fine di maggio molti centri e associazioni presenti in città sono stati vandalizzati. Per questo motivo, era stata lanciata una petizione che chiedeva più protezione per il Pride del 12 giugno, dato che anche alcuni membri della comunità erano ormai spaventati di dover partecipare alla parata.

Il giorno del Pride

Il 12 giugno si è finalmente svolto il Pride di Sofia. La prima parte ha avuto luogo in uno dei parchi principali della città, circondato da transenne e a cui si poteva accedere solamente dopo i controlli. All’interno del parco si è tenuto un concerto di tre ore durante il quale si sono esibiti diversi cantanti famosi bulgari.

Dal palco i presentatori ripetevano spesso di non farsi abbattere dai gruppi ultranazionalisti e di essere fieri della propria identità e orientamento e di potersi esprimere liberamente.

Nel tardo pomeriggio, buona parte dei partecipanti si è spostata fuori dal parco per poter dare inizio alla parata sotto la stretta sorveglianza delle forze dell’ordine. Queste misure di sicurezza hanno fatto sì che le persone potessero marciare in tranquillità e senza alcun pericolo. Infatti, nonostante ci fossero dei piccoli gruppi che urlavano offese ai manifestanti e indossavano magliette con simboli d’odio, non sono stati registrati episodi violenti di alcun genere.

«Sono davvero felice, questo è il suono della libertà» esclamavano increduli alcuni partecipanti, che prendevano parte al Pride per la prima volta, sorpresi anche dai saluti e sorrisi della gente affacciata al balcone.

La partecipazione consistente, nonostante gli episodi violenti delle settimane precedenti, rappresenta una vittoria non solo per la comunità LGBTIQ+ ma per tutta la città, testimone di un momento di solidarietà e unione; molti cittadini si sono detti increduli e fieri della propria città per il modo in cui questo Pride è stato portato avanti.

Tuttavia, in Bulgaria rimane pericoloso non solo identificarsi come appartenenti della comunità LGBTIQ+ ma anche essere associato al Pride. Chiunque avesse avuto intenzione di partecipare alla manifestazione non avrebbe potuto indossare nulla che rimandasse all’evento, che fosse una maglietta con l’arcobaleno o uno striscione di sostegno. 

Alla fine del Pride, bisognava struccarsi e omettere qualsiasi segno per poter passare inosservati per le strade della città, altrimenti sarebbe stato pericoloso. 

Non molto diverso, purtroppo, da quello che accade in Italia, in cui proprio qualche giorno fa, due ragazzine sono state picchiate a Torino perché portavano una borsa di tela con i colori dell’arcobaleno. 

La situazione dei diritti LGBTIQ+ in Europa presenta senza dubbio dei miglioramenti e il fatto che il Pride in Bulgaria, dopo due anni, si sia potuto svolgere e abbia unito tanta gente è segno che si stanno facendo passi avanti.

Ma se la paura segna ancora i passi lungo il cammino della rivendicazione della propria libertà, per affermare che, sì, esistiamo e chiediamo i diritti che ci spettano, forse è arrivato il momento di fare più di qualche passo: è l’ora di correre.


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