Lia Pasqualino Noto, un’artista nella Palermo del Novecento

Lia Pasqualino Noto, testimonianza palermitana del grande fervore intellettuale contro l’arte “di regime”, fu una grande artista, una donna legata alla sua città, lasciata per troppo tempo ai margini del dibattito artistico siciliano.


Fu una delle figure più interessanti del panorama artistico palermitano del Novecento Lia Pasqualino Noto: figlia di Attilia Tellera e Antonio Noto, medico nonché fondatore dell’omonima casa di cura, l’artista nacque a Palermo il 22 agosto 1909. Manifestò fin da subito il suo amore per l’arte e, in particolare, per la pittura: studiò a casa con insegnanti privati e, a 11 anni, fu allieva dell’artista bagherese Onofrio Tomaselli. Pittrice e gallerista, tra il 1922 e il 1928, Lia realizzò alcuni ritratti e autoritratti a pastello e a olio.

Le sue opere, in stile tardo-ottocentesco e dai tratti morbidi, rendono manifeste la leggerezza e la fluidità del segno, quasi a voler sottolineare la forza della luce e la trasfigurazione in colore. Da sempre, la ritrattistica fu un genere molto caro all’artista palermitana, al punto da portarla a fissare su tela i volti di familiari, amici e artisti.

Presto, Lia Pasqualino Noto entrò in contatto con il pittore futurista Pippo Rizzo, docente all’Accademia di Belle Arti di Palermo nonché segretario del Sindacato Fascista delle Belle Arti della Sicilia, incaricato di organizzare gli eventi artistici relativi al programma culturale del regime.

Nel 1929, Lia espose per la prima volta nell’ambito della II Mostra Sindacale Siciliana. Nel 1930, l’artista sposò Guglielmo Pasqualino, figlio del marchese Salvatore Pasqualino di Marineo e promettente chirurgo, appassionato d’arte.

Nella Palermo del Novecento, agli inizi degli anni Trenta, nacque il Gruppo dei Quattro. Ispirata ai Sei di Torino, la formazione composta da lei, Renato Guttuso e gli scultori Giovanni Barbera e Nino Franchina, si spese per proporre un’alternativa polemica al nuovo accademismo classicheggiante e alle forme di appiattimento dell’arte di regime.

Eventi di cruciale importanza per il Gruppo dei Quattro furono la mostra del 1934 alla Galleria del Milione di Milano e quella del 1935 alla Galleria Bragaglia Fuori Commercio di Roma. Fu la stessa artista a raccontare che, venendo spesso scambiata per un uomo a causa del doppio cognome, Pasqualino Noto, più volte lasciò credere che l’autore dei dipinti fosse il marito.

In poco tempo, la casa di via Dante, nel centro a Palermo, divenne un salotto culturale frequentato da intellettuali e artisti di spessore e membri dell’alta società cittadina. Negli anni, Lia Pasqualino Noto scrisse per il quotidiano palermitano L’Ora e per altre riviste, pubblicando riflessioni sulla pittura contemporanea. Sempre nel 1935, divenne membro della Deputazione della Civica Galleria d’arte moderna Empledocle Restivo e svolse un ruolo cruciale ai fini dell’arricchimento e dell’aggiornamento della collezione del museo.

Nel 1937, inaugurò prima galleria privata di Palermo, la Galleria Mediterranea, anche grazie al supporto della marchesa Maria De Seta, che le offrì come sede Palazzo Forcella De Seta, nella suggestiva cornice del lungomare del Foro Italico, al quartiere Kalsa.

Lia Pasqualino Noto è stata recentemente ricordata, in occasione di Manifesta 12 e dell’edizione palermitana di “Signori prego si accomodino”: per quest’occasione, nel 2018, nell’anno del ventesimo anniversario della sua scomparsa, si sono aperte ai visitatori le porte della casa studio dell’artista.


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