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Giorgio Minisini, il sincronetto che ha battuto gli stereotipi

Da quando Giorgio Minisini ha iniziato a praticare nuoto sincronizzato, ha dovuto lottare contro gli stereotipi di genere legati a questo sport. Oggi, Minisini è il primo uomo nella storia del nuoto sincronizzato a vincere il titolo italiano nella specialità del singolo.


Lo sport è una componente fondamentale della vita di ognuno e, a prescindere che venga praticato a livello agonistico o meno, nell’immaginario collettivo è sempre stato caratterizzato da stereotipi di genere, che si interiorizzano e che ci vengono imposti sin da piccoli: il calcio è uno sport da maschi, la danza è per femmine.

A causa di queste convinzioni interiorizzate, spesso, i genitori, nel momento della scelta di un’attività sportiva per i propri figli, “indirizzano” questi ultimi a praticare uno sport a seconda del loro sesso, condizionando così anche l’immaginario dei più piccoli in età di sviluppo che considereranno “strano” o “fuori dal comune” vedere un bambino indossare delle mezze punte o avere una compagna di squadra nella scuola di calcio.

Questo perché, nell’immaginario collettivo, una bambina dovrà diventare una donna aggraziata con un corpo armonioso, e un bambino dovrà diventare un uomo virile e preservare la propria mascolinità. Cosa succede quindi se un bambino o una bambina escono dallo schema tipizzato dall’immaginario collettivo?

Giorgio Minisini, il primo sincronetto italiano

Giorgio Minisini – figlio dell’ex sincronetta Susanna De Angelis e del giudice internazionale di nuoto sincronizzato Roberto Minisini – ha iniziato a praticare nuoto sincronizzato a sei anni e già a quell’età, inconsapevolmente, ha iniziato a scardinare uno degli stereotipi più diffusi legato a questo sport in Italia, ovvero l’idea secondo cui il nuoto sincronizzato sia una disciplina prettamente femminile. Il suo idolo era Bill May, sincronetto statunitense con il sogno di prendere parte alle Olimpiadi nella sua disciplina.

Nel 2009 ha debuttato nei campionati italiani, dal 2015 è tesserato presso l’Unicusano Aurelia Nuoto e dal 2016 anche per il Gruppo sportivo delle Fiamme oro. Per partecipare ai Campionati Mondiali ha dovuto attendere la comunicazione ufficiale nel 2014, anno in cui la Federazione Internazionale Nuoto prese la decisione di aprire ufficialmente la disciplina agli uomini prevedendo la competizione in duo misto, costituito dunque da un uomo e da una donna.

Se Canada, Stati Uniti e Giappone avevano già una squadra maschile, in Italia Minisini è al momento l’unico uomo a far parte della nazionale di nuoto sincronizzato. Già al suo debutto ai Campionati mondiali di nuoto di Kazan’ 2015, Minisini ha dimostrato di essere un valore aggiunto per la nazionale, vincendo due medaglie di bronzo, la prima nel duo misto tecnico in coppia con Manila Flamini, la seconda nel duo misto libero con Mariangela Perrupato.

Durante i Campionati mondiali di nuoto di Budapest 2017, la coppia Minisini-Flamini vince la medaglia d’oro nel duo misto tecnico con una coreografia dal titolo “A scream from Lampedusa”, dedicata ai migranti che giungono nelle coste italiane, tema molto sentito dai due atleti. La coppia è salita sul podio con un punteggio pari a 90.2979, stabilendo così il nuovo record italiano, avendo superato il muro dei 90 punti. Inoltre, per aver gareggiato con questa coreografia, Minisini e Flamini vincono il Premio CILD per le libertà civili 2017, per essersi distinti nella promozione dei diritti umani in Italia.

Sempre in coppia con Flamini, ai Campionati mondiali di Gwangju 2019 vince l’argento nel duo misto nel programma tecnico e in quello libero. Nonostante l’apertura ai mondiali del duo misto da parte del FINA, il COI ha deciso di escludere questa specialità dalle Olimpiadi di Tokyo 2020.

Il bullismo e la lotta contro gli stereotipi di genere

Sin da piccolo, Minisini ha sempre saputo di essere uno dei pochi maschi in Italia a praticare questo sport e ciò rendeva il nuoto sincronizzato ancora più entusiasmante, ma crescendo quello che era un vanto si è trasformato in vergogna: agli occhi dell’opinione pubblica infatti un maschio che pratica nuoto sincronizzato è fuori dal normale. Non sono mancati gli episodi di bullismo a scuola.

Durante un incontro organizzato con gli studenti dell’istituto comprensivo Simonetta Salacone di Roma, il sincronetto ha raccontato: «alle elementari nella mia classe erano tutti stupiti e chi sapeva della mia passione mi diceva ridendo che ero quello che si truccava, che ballava. Ho provato a giocare a calcio, sono andato avanti per un mese ma non mi piaceva, io volevo danzare in acqua. Al liceo mi chiamavano “sincrofrocio”. Mi faceva male, tanto».

Per fortuna Giorgio Minisini ha avuto la forza di resistere e di reagire, continuando a praticare lo sport che lo rende felice, ignorando gli insulti e superando i pregiudizi legati al mondo sportivo. «Ci imbrigliano in ruoli che non sentiamo nostri. Volevo mollare tutto, poi ho riflettuto e ho capito che non era giusto regalare a chi mi bullizzava la mia felicità. L’insulto a caldo fa male, ma oltre la reazione di pancia dev’esserci quella di testa».

La vittoria storica nei Campionati Assoluti 

Il 22 marzo 2021 si sono conclusi a Riccione gli Assoluti Invernali di nuoto sincronizzato 2021, grazie ai quali Minisini ha cambiato la storia dello sport italiano, abbattendo i pregiudizi. Giorgio ha conquistato infatti il titolo nel solo, con una performance emozionante sulle note di un brano composto da Massimo Tiburzi, con un punteggio pari a 89.1333. Minisini è il primo uomo nella storia del nuoto sincronizzato a vincere il titolo italiano nella specialità del singolo. Insieme a lui sul podio sono salite Marta Murru, con 84.8000 punti, e Susanna Pedotti con 84.1667.

Inoltre, sempre a Riccione, Minisini insieme a Lucrezia Ruggiero conquista il primo posto nel duo misto sulle note di Starway to Haven dei Led Zeppelin ottenendo un punteggio pari a 89.6667. La carriera di Giorgio Minisini è solo all’inizio e da quando ha cominciato a gareggiare a livello europeo e internazionale non ha tardato a mostrare come il suo talento possa giovare alla nazionale, che dopo anni di difficoltà si mostra capace di poter competere con la Russia e gli Stati Uniti e, addirittura, vincere.

L’unico rammarico è che al momento non sarà possibile vedere il nostro campione Giorgio Minisini ai Giochi olimpici di Tokyo, poiché il COI ha deciso di non aprire la disciplina agli uomini, perdendo un’occasione per mostrare come lo sport può essere in prima linea contro i pregiudizi e gli stereotipi di genere. Quegli stessi stereotipi da cui sono scaturite discriminazioni ed episodi di omofobia di cui Minisini è stato vittima nonostante sia eterosessuale, solo perché ha deciso di praticare uno sport storicamente attribuito alle donne. 

Grazie a lui e alla sua storia, è stato comunque fatto un grande passo per abbattere il muro del pregiudizio e per uscire dagli schemi che la società ci impone anche nello sport, per sentirci semplicemente felici di essere noi stessi. Come affermato durante un’intervista su La Repubblica: «Se vogliamo una società più bella dobbiamo accettare di essere come siamo: non scegliamo dove, come e quando nascere. Ma quello che siamo, lo siamo noi. L’essere macho, la virilità dell’uomo, non esiste più: ogni uomo, ogni donna, può essere il massimo semplicemente com’è. La bellezza non ha genere».


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