La giustizia sociale come driver dell’economia digitale

Sono passati 21 anni dalla promulgazione della Dichiarazione sulla giustizia sociale per una globalizzazione giusta. L’ONU ha lavorato senza sosta al servizio di tutti, per l’ottenimento di opportunità eque e prosperità economica. Che ruolo ha l’economia digitale nella cura della giustizia sociale? 


Il 20 febbraio è una data simbolo per celebrare la giustizia sociale nel panorama internazionale. Il lavoro, fortemente voluto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e svolto dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) ha portato alla luce la Dichiarazione sulla Giustizia Sociale per una Globalizzazione Giusta.

La Carta vuole farsi da monito per abbattere quelle barriere invisibili che ostacolano il benessere di tutti e la possibilità di raggiungere risultati equi. Sperare in una favorevole virata economica verso orizzonti di ripresa tenendo a mente che nascere liberi equivale a esserlo in dignità e diritti e questo è possibile adottando strumenti come occupazione, dialogo e protezione sociale.

A fare da sfondo, un mondo globalizzato che difficilmente confluisce con gli obiettivi dell’ONU. Da un lato nuove opportunità offerte dal commercio, dai progressi della tecnologia, dai flussi di capitali, dal miglioramento degli standard di vita. Dall’altra, invece, una fucina di sfide faticose: difficoltà di partecipazione per i Paesi in via di sviluppo, povertà, disuguaglianze economiche, interne e fra gli Stati, fanno da specchio a quelle sociali e mettono a repentaglio servizi fondamentali soprattutto per chi vive in territori marginalizzati. 

“Economia digitale” per il tema 2021

L’ONU, quest’anno, ha scelto un tema quanto mai attuale e contestuale al vissuto pandemico in vigore: la giustizia sociale nell’economia digitale

Inserita in un contesto di cambiamento del paradigma economico, ambientale e sociale, l’economia digitale è culla dello smart working, diventata l’unica via utile per proseguire le pratiche lavorative; ha interessato non soltanto liberi professionisti, ma anche intere company che si sono trovate a gestire situazioni lavorative in condizioni di inadeguatezza e indisponibilità di infrastrutture digitali.

L’attività in remoto ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una certezza normativa per gestire questioni relative alle condizioni di lavoro. Questo implica un dialogo politico sia a livello nazionale che internazionale finalizzato a un coordinamento delle politiche a più livelli tenendo conto della diversità delle risposte dei Paesi. 

La tecnologia nel mondo odierno del lavoro

La rivoluzione tecnologica ha inevitabilmente cambiato il modo di pensare e programmare il lavoro e in un’ottica pandemica ha funto da cuscinetto per ammortizzare possibili crisi pensando a piani di aiuti per la ripresa economica.

Un esempio è il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PRNN). Questo contempla  una sequela di riforme e progetti, fra i quali, quelli per sostenere innovazione, dotazione di infrastrutture moderne, digitalizzazione dei servizi front-office e back office degli uffici della PA sulle procedure amministrative che riguardano cittadini e imprese. E ancora, la  creazione di un cloud storage nazionale per la PA per poter trasferire i dati da infrastrutture locali a cloud in maniera sicura.

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Occasione di inclusione

Economia digitale è inoltre sinonimo di inclusione e opportunità per persone con disabilità grazie a quei mezzi di recruitment online e strumenti digitali che facilitano non solo le pratiche lavorative, ma anche le consuete attività quotidiane, se e solo se gli strumenti ITC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) diventano accessibili. 

Nel documento “An inclusive digital economy for people with disabilities” realizzato dal Global Business and Disability Network  (GBDN) e Fundación ONCE, viene delineato il profilo di un mercato del lavoro reso accessibile da mezzi come la promozione delle competenze digitali fra persone disabili contrastando livelli di formazione escludenti e attività di promozione occupazionale per garantire una progettazione inclusiva.