Recovery Plan, la nuova bozza del Next Generation Italia

Sono state presentate le linee guida della nuova bozza del Recovery Plan, redatta dal Ministro dell’Economia e dai tecnici del MEF.


Il 6 Gennaio scorso, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, ha ultimato – con l’ausilio dei tecnici del relativo Ministero – il documento contenente le linee di indirizzo della nuova bozza del Recovery Plan, o più precisamente del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) “Next Generation Italia, facendolo pervenire a Palazzo Chigi per sottoporlo all’esame del Consiglio dei Ministri (CdM).

Si tratta di un passaggio conseguente all’approvazione, da parte dell’Europarlamento, del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP o Bilancio UE a lungo termine) e all’adozione del relativo Regolamento – ai sensi dell’art. 312 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) – ad opera del Consiglio dell’UE, che hanno garantito l’attuazione definitiva del Next Generation EU (o Recovery Fund).

La predisposizione dei Recovery Plan da parte degli Stati membri dell’UE – il cui termine di presentazione al vaglio della Commissione europea è stato posticipato al 30 Aprile – rappresenta, insieme al rispetto degli orientamenti definiti dall’organo esecutivo dell’Unione, un requisito essenziale per poter ricevere delle risorse del Piano per la ripresa e la resilienza comunitario.

In tale contesto, l’Italia rappresenta il principale Paese beneficiario dell’assistenza finanziaria erogata attraverso il Next Generation EU, ricevendo 209 miliardi di euro (82 sotto forma di contributi a fondo perduto e 127 a titolo di prestiti), ma, al tempo stesso, uno degli Stati membri che sta riscontrando maggiori criticità nella definizione del rispettivo Recovery Plan.

Entrando nei dettagli del nuovo PNRR, l’azione di rilancio dell’economia nazionale che viene in esso delineata è il frutto del lavoro di confronto con le forze di maggioranza svolto dall’esecutivo italiano nelle settimana precedenti, caratterizzate dalla minaccia – ancora persistente – di una crisi di Governo. Con una dotazione di 222,03 miliardi di euro, il Recovery Plan – così per come modificato rispetto alla precedente bozza del 29 Dicembre scorso – è costituito da 6 Missioni, a loro volta suddivise in 16 Componenti e in cui vengono esplicate 47 linee di intervento per progetti omogenei e riforme coerenti.

Secondo la nuova bozza del PNRR, le risorse verrebbero distribuite nel seguente modo: Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (45,9 miliardi); Rivoluzione verde e transizione ecologica (68,9 miliardi); Infrastrutture per una mobilità sostenibile (32 miliardi); Istruzione e ricerca (27,9); Inclusione e coesione (27,6 miliardi); e, infine, Salute (19,7 miliardi).

Si tratta di priorità strategiche, concordate a livello europeo, che assumono una rilevanza cruciale per l’Italia, soprattutto in considerazione delle criticità che caratterizzano il panorama nazionale, quali il basso livello di digitalizzazione dell’economia e della pubblica amministrazione, così come l’elevato tasso di disoccupazione femminile e giovanile.

Per comprendere la portata delle misure predisposte dal PNRR italiano, può essere utile un’analisi comparativa coi Recovery Plan di alcuni Stati membri dell’UE. Per quanto concerne la Spagna, la maggior parte delle risorse (72 miliardi) verranno investite nei primi tre anni, riservando il 18% dell’intero piano all’istruzione e alla formazione e concentrando gli sforzi, dunque, sul capitale umano, con l’obiettivo di creare 800.000 posti di lavoro.

La Francia, invece, punterà – col France Relance – sulle misure per l’occupazione (circa 20 miliardi), sostenendo non solo le imprese e l’innovazione, ma anche le famiglie a basso reddito. La Germania, a differenza degli esempi precedenti, destinerà una quota delle risorse (circa 29 miliardi) alle infrastrutture e alla decarbonizzazione, incentrando la propria azione sulla sostenibilità ambientale e sulla sanità.

Le modifiche apportate alla precedente bozza del PNRR sembrerebbero aver attenuato – seppur in misura ridotta – lo stallo creatosi nella maggioranza politica, soprattutto in virtù delle critiche sollevate dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, circa la distribuzione delle risorse. Nonostante tale apertura, il rischio che le interlocuzioni – ancora in corso – possano spostarsi all’interno del Parlamento permane.

In tale prospettiva, la minaccia di una crisi di Governo potrebbe rappresentare un notevole ostacolo all’operatività dei programmi strategici di investimento previsti per fronteggiare le principali sfide dei prossimi anni, come l’impatto economico e sociale del fenomeno epidemiologico del Coronavirus (SARS-CoV-2 o COVID-19) e la necessità di incrementare la capacità di ripresa e resilienza del Paese.

recovery plan

L’esigenza di prevenire un simile scenario è stata confermata anche dalla Banca Centrale Europea (BCE) che, nel suo ultimo Bollettino Economico, ha intimato l’esecutivo italiano non solo di garantire l’attuazione tempestiva della Legge di Bilancio, ma anche di evitare effetti collaterali imprevisti sino a quando l’emergenza sanitaria risulterà persistente e la ripresa non diventerà autosufficiente.

Seguendo lo stesso ragionamento di principio, lo scorso 29 Dicembre, il Commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, ha ricordato come l’Italia abbia dimostrato in passato una scarsa capacità di assorbimento dei fondi strutturali comunitari. In tale prospettiva e tenuto conto del periodo emergenziale, «deve introdurre procedure straordinarie», poiché «se gli obiettivi fissati non vengono raggiunti nei tempi stretti previsti nel piano, le erogazioni semestrali successive all’approvazione semestrale saranno a rischio».

In attesa del prossimo Consiglio dei Ministri, appare già chiaro come il PNRR offra all’Italia un’opportunità fondamentale per dimostrare la propria maturità politica ed economico-finanziaria all’interno dell’Eurozona, attuando politiche di bilancio virtuose e utilizzando il pacchetto di risorse del Next Generation EU quale catalizzatore per le riforme strutturali. Si tratta, al tempo stesso, di una grande responsabilità – condivisa con altri Stati membri, come la Spagna – nel dare ulteriore concretezza a quello spirito di solidarietà europea che ha guidato la risposta dell’UE alla crisi sanitaria.


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