Intervista al professore Luciano Monti, un caffè su Recovery Fund, Mes e giovani

Venerdì 11 dicembre, abbiamo intervistato su Radio Mia-Palermo Luciano Monti, professore di Politiche dell’Unione Europea presso la Luiss Guido Carli di Roma.


Venerdì 11 dicembre, su Radio Mia-Palermo, abbiamo intervistato il professore di Politiche dell’Unione Europea presso la Luiss Guido Carli di Roma, Luciano Monti, condirettore scientifico della Fondazione Bruno Visentini nonché coordinatore del Goal 8 della Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile). I temi su cui ci si è concentrati sono il Recovery Fund (più precisamente Recovery Plan o Next Generation Eu), il Mes ma soprattutto il ruolo dei giovani nella gestione dei fondi del Next Generation Eu, focalizzandoci sulle difficoltà riscontrate fino ad oggi dalla Pubblica Amministrazione in Italia. Qui di seguito la trascrizione dell’intervista.

Ugo Lombardo: Benvenuto professore, grazie per aver accettato di rispondere ad alcune domande in merito a questioni che ci stanno praticamente oramai pressando giornalmente. Come sappiamo, il Recovery Fund e il Mes sono le misure principali messe in atto dall’Unione Europea per fronteggiare la crisi economica legata al Covid. Queste due misure saranno sufficienti secondo lei per fronteggiare la crisi? E quando potranno essere distribuiti questi fondi?

Prof. Luciano Monti: Buongiorno a tutti. Per quanto riguarda la dimensione delle misure è ovvio che dovrebbero essere necessariamente sufficienti, anche perché stiamo parlando di un pacchetto complessivo, tra il piano finanziario pluriennale e il Next generation Eu, di 1835 miliardi. Questa è la somma che risulta dall’accordo politico, raggiunto tra Consiglio europeo e il Parlamento europeo circa un mese fa e che verrà sostanzialmente confermato. Noi sappiamo anche che di questi importi circa 209 miliardi ci arriveranno dal cosiddetto Recovery Plan e circa 70 miliardi ci dovrebbero arrivare invece a titolo di coesione della politica agricola.

Quindi, il pacchetto destinato al nostro Paese è di circa 300 miliardi con una notevole capacità di spesa nei primi tre anni, cioè dal 2021 al 2023. La domanda vera è quando arriveranno e come saremo in grado noi di spenderli. Su quando arriveranno, naturalmente possiamo immaginare, essendo ottimisti, che il tutto venga approvato entro la fine dell’anno, sia il Recovery Fund che il Piano Finanziario Pluriennale, anche perché, tra l’altro, è caduto il veto di Ungheria e Polonia.

Il Piano Finanziario dovrebbe poter essere operativo in Italia verso il secondo semestre del 2021 – quando le regioni italiane, Sicilia compresa, presenteranno i loro programmi operativi – mentre il Next Generation Eu, probabilmente in primavera. Sarebbe meglio cominciare a spendere meglio e bene.

Ugo Lombardo: A proposito di quest’ultimo aspetto, volevo chiederle: in un recente articolo, lei ha sottolineato delle criticità legate alla nostra capacità di sapere gestire i fondi del Recovery Plan e dei fondi europei in generale. Ha spiegato come le inefficienze siano legate all’incapacità amministrativa sia a livello statale che a livello regionale. Può spiegarci meglio in che cosa consiste questa inefficienza e se saremo effettivamente in grado di gestirli questi fondi?

Prof. Luciano Monti: L’inefficienza è un’inefficienza acclarata, non è un’opinione ma un fatto. Se pensiamo appunto alla sola Sicilia, l’ultimo dato di spesa disponibile della vecchia programmazione è salito un po’ ma siamo al 36%. Quindi, 1,5 miliardi di spesa sul Fesr regionale su 4 miliardi. La Sicilia non è la pecora nera, ci sono altre regioni anche a nord, Ministeri che gestiscono programmi nazionali che hanno tassi di spesa sul settennato che si sta concludendo non superiore al 30%. Quindi il problema è acclarato: è nazionale, non è solo regionale. Il perché tutto questo stia avvenendo (e, in realtà, sta avvenendo da anni perché non è una novità), è dato dal fatto che non c’è la capacità di fluidificare il processo di spese dei fondi.

Mi spiego meglio: non è un problema di progettazione. Cioè, in Italia le imprese, i singoli, le associazioni, le organizzazioni sono assolutamente capaci di progettare e attuare un progetto. È un fatto amministrativo: se i funzionari sono insufficienti, se non sono adeguatamente preparati, se non sono adeguatamente motivati ad occuparsi di queste questioni, evidentemente il procedimento va lento. Facendo un esempio, immaginando che l’Amministrazione Pubblica che gestisce fondi europei sia una pizzeria, abbiamo al tavolo 150 clienti ma un pizzaiolo solo che può fare 5 pizze all’ora.

Ugo Lombardo: Stavamo parlando della difficoltà di gestione dei fondi europei, da parte della nostra unità amministrativa nazionale e regionale. Si è discusso in questi giorni della possibilità di gestire questi nuovi fondi, che arriveranno appunto dal Recovery Plan e forse anche dal Mes, con la creazione di una nuova cabina di regia. A me verrebbe da chiederle: ci sono già delle agenzie esistenti che si sono occupate della gestione dei fondi europei, non basterebbero quelle? Mi riferisco ad esempio all’Agenzia per la coesione territoriale.

Prof. Luciano Monti: Si esattamente, anche perché se facciamo un passo indietro a sette anni fa, bisogna ricordare che l’Agenzia per la coesione territoriale di cui appunto tu stavi parlando, è stata voluta proprio da Bruxelles come condizione per dare il via alla programmazione precedente, quella che si sta terminando adesso. E nel 2013-2014 è nata, appunto, questa Agenzia che aveva e ha lo scopo di coordinare, di fare una sorta di “cabina di regia”, di tutta la programmazione Europea in Italia, assistendo le singole regioni.

Una valutazione ovviamente da fare in chiaroscuro, perché inizialmente si pensava alla possibilità di potere affidare a questa Agenzia anche il potere di surroga, cioè di sostituirsi ad una regione inefficiente. Tutto ciò ovviamente non è stato possibile, però questa struttura esiste. Perché adesso ritorna l’idea di una cabina di regia? Perché in realtà nelle linee guida che la Commissione Europea ha trasmesso ai Paesi membri proprio per il Next Generation Eu, c’è ancora una volta la richiesta di affidare la gestione di tutto il programma ad un ente unico, ad un’Agenzia unica, ed è sul quel punto che il premier Conte ha immaginato, quindi, di evadere questa richiesta costituendo una nuova cabina.

Ma è qui il punto: Bruxelles non è che ha detto “fate una cabina nuova”, Bruxelles intende dire, per quanto concerne il nostro Paese, “potenziate quella che avete”. Il problema non è l’Agenzia, che già esiste: il vero problema è proprio l’assenza di risorse nella Pubblica Amministrazione, soprattutto giovani, che abbiano una mentalità più digitale.

Ugo Lombardo: Professore, a proposito di questo, lei in un recente articolo scritto per la Luiss Guido Carli di Roma ha sottolineato l’aspetto per cui “per modernizzare la pubblica amministrazione servirebbero forze fresche” e ha ipotizzato che i giovani under 35 potrebbero essere utili in questa situazione. È possibile?

Prof. Luciano Monti: Io ho fatto questa proposta sulla scia di un dibattito che è nato da un’audizione parlamentare del Ministro della Funzione pubblica Dadone, che si sta ponendo correttamente il problema di dare una struttura in grado di gestire queste risorse, tant’è che il ministro parla di 2800 nuovi funzionari.

Ugo Lombardo: Lei si è occupato tanto di giovani (ricordiamo, appunto, anche gli ultimi rapporti sul Divario Generazionale fatti con la Fondazione Bruno Visentini, l’ultimo datato dicembre 2019). Proprio in virtù di questo aspetto, data la sua esperienza e dato anche che i fondi del Recovery Fund sono Next Generation (ovvero fondi rivolti soprattutto alle nuove generazioni), è possibile auspicare quello che lei ha detto più e più volte, cioè la possibilità di realizzare un patto per l’occupazione dei giovani e ridurre l’indice di divario generazionale? 

Prof. Luciano Monti: Sicuramente il Next Generation Eu deve essere votato a questo tipo di obiettivo, anche se ovviamente le priorità che sono state messe in campo in questo momento dal Governo mi lasciano qualche dubbio in proposito. Comunque, prescindendo dalle attuali priorità, che sicuramente potranno essere riviste, ricordiamo che il patto per l’occupazione giovanile ci è richiesto dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile in attuazione non al 2030 ma addirittura al 2020. Quindi ci sarà un motivo se l’Agenda 2030 impone questo tipo di accordo 10 anni prima del target finale.

Noi ovviamente siamo all’anno zero e abbiamo dedicato proprio a questo tema anche il festival nazionale del Goal 8, che è stato ospitato dalla mia università insieme al professor Giovannini e alle parti sociali ma al momento nulla si muove in tale direzione. Direi che stiamo facendo dei passi indietro perché, ritornando un secondo alla questione del “chi” gestirà le risorse del Next Generation Eu, se tanto mi dà tanto, la proposta attualmente formulata dal ministero (che è quella di selezionare 2.800 persone a termine) non ha alcun senso, perché qui devi formare delle persone che rimarranno nella Pubblica Amministrazione. Creare altri precari mi sembrerebbe uno sforzo inutile e di poca efficacia.

Ugo Lombardo: Ricorda un poco ciò che è successo con i navigator?

Prof. Luciano Monti: Allora, non li voglio chiamare ancora navigator. Poi, ulteriore obiezione: perché ne stiamo discutendo solo adesso? Del Next Generation Eu avevamo già la certezza direi in primavera, a luglio sicuramente, quindi perché ancora oggi stiamo decidendo come fare il bando? Si potevano forse avviare le procedure un po’ prima e non arrivare a ridosso di fine anno. E comunque questi soldi ci sono: per quale motivo dover immaginare solo dei contratti di precariato? Immaginiamo qualcosa di diverso e facciamo un corso-concorso.

La Pubblica Amministrazione ha bisogno di risorse giovani e fresche e la proposta era di andare a prendere i migliori nostri giovani, fare in modo, se sono andati all’estero, che tornino e, se sono ancora qua in Italia, che non se ne vadano. Questa è un’opportunità incredibile, affidare ai giovani il loro futuro e quindi affidare a loro la gestione del Next Generation Eu.

Ugo Lombardo: Professore, la ringraziamo moltissimo per questo suo intervento, speriamo di poterla riavere come nostro ospite per ulteriori approfondimenti su questi temi.

Prof. Luciano Monti: Certamente, grazie a voi.