Il bazooka di Natale della BCE

Il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea ha deciso di aumentare le dimensioni del suo bazooka di 500 miliardi di euro fino a marzo del 2022.


Il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea (BCE) ha deciso, nella giornata di giovedì, di estendere il suo programma di acquisti per contrastare la pandemia, il Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP), di 500 miliardi di euro, portandolo alla cifra monstre di 1850 miliardi di euro. La scadenza del PEPP, inoltre, è stata prolungata di altri nove mesi e il suo termine, allo stato attuale, è stato posticipato a marzo del 2022. 

Le misure non si fermano al solo PEPP: la BCE ha deciso, infatti, di migliorare le condizioni di finanziamento del Targeted Longer-Term Refinancing Operations (TLTRO), il programma destinato al finanziamento del settore bancario – i cui reali fruitori, però, sono le imprese e, dunque, l’economia reale – concedendo un tasso di interesse negativo dell’1% ed estendendone la durata da giugno 2021 a giugno 2022.

Come se non bastasse, la BCE ha inoltre esteso la durata di un altro programma di finanziamento bancario basato sulla pandemia, il Pandemic Emergency Longer-Term Refinancing Operations (PELTRO), annunciando quattro nuove emissioni nella seconda metà del 2021, della durata di un anno. Questi finanziamenti saranno destinati al solo settore bancario e permetteranno un suo funzionamento efficiente e “liscio”, per evitare scossoni sul settore finanziario europeo.

Altro punto importante nel comunicato della BCE è il mantenimento degli attuali collaterali, cioè dei titoli depositati in garanzia dei prestiti presso la BCE, previsti per il finanziamento bancario  delle operazioni di TLTRO. I collaterali a cui si fa riferimento prevedono l’utilizzo anche di titoli al di sotto delle normali condizioni di sicurezza e che hanno al proprio interno anche i bond di Stato greci. Proprio questa scelta è alla base della diminuzione dei rendimenti richiesti sui decennali di Stato dei Paesi periferici.

Le ragioni della mossa della Banca Centrale Europea vanno ricercate nelle condizioni dell’economia reale. Dopo una forte ripresa nel terzo trimestre dell’anno, il quarto trimestre presenterà nuovamente numeri in calo, nonostante la presenza delle festività natalizie. Il persistere della pandemia e la necessità da parte degli Stati di sostenere il proprio tessuto economico e di finanziare questo sforzo, sono alle fondamenta dell’attività della BCE

Le previsioni per il prossimo semestre, infatti, non sono rosee: molti analisti si attendono una terza ondata pandemica di dimensioni simili (se non peggiori) a quella attuale, che viaggerà di pari passo con l’influenza stagionale, con un ulteriore appesantimento dei sistemi sanitari nazionali e la necessità di nuove drastiche misure, come probabili lockdown, per contenere l’epidemia. 

Alle previsioni di natura sanitaria si aggiungono quelle meramente macroeconomiche: l’inflazione, nel continente europeo, non si schioda di un millimetro. Essa è prevista per l’anno in corso, come media europea, solo dello 0,2%, mentre la deflazione è dietro l’angolo e in alcuni Paesi è già realtà. Anche sotto questo profilo vanno lette le misure della BCE, specialmente alla luce della rivoluzione auspicata qualche mese fa.

Le reazioni alla decisione dell’Eurotower sono state contrastanti: alcuni analisti le hanno trovate non all’altezza, perché prevedevano all’interno del pacchetto, oltre ad una dotazione più consistente del PEPP, un ulteriore taglio dei tassi d’interesse, peraltro già da tempo in territorio negativo; altri le hanno trovate sufficienti allo stato attuale, ma si aspettano nuove misure nel caso l’economia europea peggiori ulteriormente. 

Purtroppo, per capire adesso se le decisioni prese dal Consiglio Direttivo siano all’altezza, servirebbe la classica palla di vetro. Probabilmente non saranno sufficienti, specialmente se la dinamica dei contagi dovesse rafforzarsi e se l’operato delle Istituzioni europee, deputate a dispiegare una politica fiscale degna di questo nome, dovessero continuare a essere bloccate da veti incrociati senza fine. Alcuni Stati sono quasi alla “canna del gas” e le risorse fiscali potenzialmente dispiegabili sono al lumicino. La speranza è che accada l’esatto contrario, cioè che la pandemia rallenti e che l’economia, costretta da mesi di restrizione alla circolazione, possa espandersi pienamente. Sperare, del resto, rimane ancora un’attività gratuita.