Visionary Days: una realtà che sogna un futuro visionario

Ascoltare, confrontarsi, proporre: sono questi i principi base di Visionary Days e che gettano le fondamenta per costruire il futuro. E i veri protagonisti siamo noi, che viviamo un presente da cambiare e migliorare, verso un futuro visionario.


Persone con differenti background che propongono una nuova idea di futuro: Visionary Days è questo e molto altro. Nato nel 2017 dall’idea di un gruppo di amici e colleghi del Politecnico di Torino e successivamente esportato in altre città (Firenze, Genova, Napoli e Pavia), questo progetto ha lo scopo di creare un luogo di confronto (fisico e virtuale) per dare la parola a chi vivrà quel futuro di cui si sente tanto parlare. Grazie all’associazione Visionary e all’evento Visionary Days, le nuove generazioni costruiscono il futuro, non lo subiscono, diventano testimoni privilegiati e si espongono in prima persona.

Il format proposto dal team Visionary è ormai collaudato da tre anni: durante l’evento, persone illustri si alternano per portare la propria testimonianza, declinando un aspetto del tema scelto; alla fine del talk, che ha una durata di circa 15 minuti, viene lanciata una domanda su cui i partecipanti rifletteranno e discuteranno nei tavoli di confronto. Questi tavoli sono composti da un moderatore e da ragazze e ragazzi suddivisi in modo più diversificato possibile, selezionati tenendo conto di età, provenienza, professione e titolo di studio. Punto fondamentale da tenere in considerazione è che non esiste un’idea giusta o sbagliata e l’obiettivo del confronto non è convergere sulla stessa idea.

Il moderatore raccoglie le proposte e le riflessioni sul futuro esposte dai partecipanti che saranno inserite come output in una piattaforma la cui intelligenza artificiale, Lee, elabora le informazioni in modo da connettere i tavoli virtualmente, presenti in diverse città, e raccogliere le proposte in un unico documento.

Il primo Visionary Days risale al 2017, quando 400 ragazzi (i Visionari del giorno zero) si sono confrontati sul futuro della comunicazione e sull’evoluzione della tecnologia in relazione all’uomo. Sullo stesso filone, nel 2018, la discussione mirava a riflettere sul rapporto tra uomo e macchina e le relative implicazioni etiche. Nel 2019 l’evento si è tenuto in più città con circa 1500 partecipanti: l’obiettivo questa volta è quello di delineare nuove forme di società, tenendo conto degli alti tassi di crescita della popolazione terrestre, dei cambiamenti climatici e dei flussi migratori verso le aree urbane del pianeta.

Proposte ambiziose che non devono restare in un cassetto. Ed è per questo che nel 2019 i ragazzi di Visionary iniziano a dialogare con il Ministro delle politiche giovanili, Vincenzo Spadafora, e l’allora Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale per Giovani (Ang), Domenico De Maio. Con il Ministro e con l’Agenzia inizierà un dialogo costruttivo per raccogliere le istanze delle nuove generazioni e dare un indirizzo concreto alle politiche giovanili.

Da questa collaborazione, iniziata da ormai un anno, nasce QualeFuturo2020, un’edizione straordinaria digitale della maratona Visionary Days – voluta dal Ministro Spadafora in collaborazione con l’Agenzia Nazionale per i Giovani e con la consulenza scientifica di IPSOS – all’indomani della Fase 1 della gestione della pandemia di Covid-19. Il 13 giugno 2020, 400 giovani under 35 si sono incontrati virtualmente per discutere su quattro tematiche, scelte in collaborazione con il Ministro Spadafora: Pianeta, per discutere di mobilità sostenibile e ambiente; Partecipazione, alla vita sociale e politica; Incontro, per costruire momenti di socialità; e infine, Percorsi, di formazione e apprendimento per il mondo dell’istruzione e del lavoro. I risultati raccolti durante la maratona sono consultabili qui.

Come affermato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto personalmente alla maratona: «Considero questa di oggi una tappa dell’interrogarsi dell’Italia su se stessa e sul proprio avvenire, in questo caso, da parte dei giovani: con una società che è provata e disorientata, per scrivere una nuova pagina serve l’animo della sensibilità giovanile sgombro di pregiudizi, a differenza di altri. Serve la loro curiosità. Serve il loro entusiasmo. […] Mai come oggi è vero che il futuro è già qui, è già iniziato: ne è testimonianza questa assemblea».

Per alcuni, l’organizzazione di un’iniziativa di portata nazionale in collaborazione con le istituzioni, mandata in onda dalle emittenti Rai, rappresenta un punto di arrivo, la vetta da raggiungere. Per i visionari è solo il punto di partenza. Il Team di Visionary decide dunque di organizzare un’altra maratona, questa volta il 21 novembre, con l’obiettivo di trasformare le proposte dei partecipanti in un documento condiviso da tutti, dando forma a un Manifesto Dinamico.

Partendo dall’idea che Visionary è «il momento presente del nostro futuro», il tema proposto ai partecipanti della maratona (2500 tra ragazze e ragazzi under 35) è il Confine, declinato nelle diverse sessioni: Popolo, Mondo, Uomo, Società, Risorse, Spirito e Azione.

Tra gli speaker che hanno partecipato alle otto sessioni che hanno preceduto i tavoli di confronto ricordiamo: Sara Hejazi, giornalista e docente di antropologia dei confini, che ha illustrato i concetti di nazione e identità in relazione alla globalizzazione e ai flussi migratori; Cosima Buccoliero, Direttrice del carcere di Bollate, che ha portato alla luce le contraddizione del sistema carcerario in Italia, nonostante esso sia fondato sul principio di rieducazione della pena. Filippo Rizzante, CTO e membro del Consiglio di Amministrazione di Reply, ha illustrato il continuo tentativo del progresso tecnologico di superare i propri limiti per interrogarsi su quali sono i confini di tale progresso e se la macchina supererà l’uomo. Con Costantino Fassino e Francesco Bianchi, Program Manager e-Mobility FCA, si è parlato di mobilità e di come essa cambierà negli anni avvenire, quando la popolazione terrestre che vivrà nelle aree urbane sarà circa il 70 per cento e le aree urbane occupano solo il 3 per cento del suolo terrestre. Con il regista e coreografo di danza contemporanea, Enzo Celli, si è affrontato il tema della spiritualità e il fatto che spesso viviamo la nostra vita e le nostre relazioni con poca consapevolezza. E per ultimo, ma non per importanza, si è discusso di Azioni con Tiziana Ciampolini, psicologa sociale del Forum delle Diseguaglianze e delle Diversità, che ha illustrato quali sono le Azioni da compiere per creare un Futuro più giusto.

La domanda dalla quale partire è: quali sono i confini del nuovo mondo? Facciamo parte di una comunità globale, le cui distanze sono accorciate dalle nuove tecnologie e dai social network, ma non tutti abbiamo la medesima accessibilità a questi strumenti e, soprattutto, i confini virtuali abbattuti da queste tecnologie non hanno contribuito ad abbattere quei confini mentali che non portano a identificarci semplicemente con la specie umana. 

Bisogna chiedersi seriamente quanto il consumismo sia socialmente ed ecologicamente insostenibile, e rendersi conto della necessità di una transizione culturale dal consumismo alla sobrietà. Inoltre, vi è la necessità di creare un codice etico per l’uso della tecnologia, poiché intrinsecamente la tecnologia non è buona o cattiva, ma tutto dipende dal modo in cui viene utilizzata: in questo contesto l’informazione e la formazione relativa agli strumenti tecnologici è prioritaria. E infine, il confine più importante da abbattere è quello che genera disuguaglianze nella società in cui viviamo, alimentate anche da uno Stato che non garantisce pari opportunità ai propri cittadini e a chi vive nel proprio territorio, dunque la nostra comunità costituita da diverse identità, tradizioni e culture, differenze (e unicità) che devono unirci e non dividerci.

È difficile riassumere un manifesto così ricco e dinamico. Quello che semplicemente si può aggiungere al lavoro portato avanti da questa generazione visionaria è che i risultati raccolti a giugno e la stesura del manifesto di novembre, mostrano una macchina funzionante e una generazione più che attiva, che cerca (e forse ha trovato) uno spazio fisico e virtuale per instaurare un confronto costruttivo e permanente, che non si concluda con le solite parole gettate al vento.


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