Elezioni USA 2020, Joe Biden ha battuto Donald Trump

Dopo più di 72 ore dall’inizio dello spoglio elettorale, tra Stati in bilico e fake news del presidente in carica, la vittoria di Joe Biden è ormai certa.


Joe Biden è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Le proiezioni assegnano ormai un vantaggio netto al candidato democratico in Pennsylvania e la CNN ha “chiamato” la vittoria in quello che fino a qualche ora fa era il principale tra gli Stati in bilico. La Pennsylvania è infatti l’unico tra questi Stati a garantire un numero di grandi elettori sufficienti per la vittoria.

Si attendono le comunicazioni sui risultati ufficiali negli altri battleground States, sebbene anche lì (Arizona, Nevada, Georgia) il vantaggio di Biden sembra ormai confermato. In quel caso, Biden conquisterebbe la presidenza con 306 grandi elettori, gli stessi con cui Donald Trump si era imposto nel 2016 nella corsa per la presidenza contro Hillary Clinton.

L’annuncio della vittoria di Biden arriva dopo tre giorni a dir poco infuocati, segnati da annunci e fake news in grandissima parte attribuibili all’ormai ex presidente uscente Donald Trump e ai suoi sostenitori. La parola capace di riassumere perfettamente lo spirito delle ultime 72 ore è “scorrettezza”: non solo Trump ha annunciato la vittoria quando ancora lo spoglio era praticamente all’inizio, ma, nei giorni seguenti, ha parlato senza alcuna prova di frode e ha affermato la sua intenzione di rivolgersi alla Corte Suprema, dove la maggioranza dei giudici (dopo la nomina di Amy Coney Barrett) è repubblicana.

Accanto a questa serie di atti a dir poco inconsueti, il mondo intero ha assistito a una messa in scena inedita da parte di alcuni gruppi a sostegno di Donald Trump, in particolare negli stati in cui lo spoglio è continuato per giorni.

Accanto alle proteste a sostegno di Biden al grido di “Count the votes”, motivate dal tentativo, peraltro annunciato da parte di Trump, di ostacolare il conteggio dei voti per posta (pratica diffusa e legittima in cui da sempre i democratici hanno un vantaggio rispetto ai repubblicani), ci sono state altre proteste dal tenore ben diverso e dal sapore vagamente eversivo da parte di sostenitori armati di Trump in Michigan e Arizona, questa volta al grido di “Stop the Count”. Ad aggiungere una nota di colore, alcuni supporters di Trump che hanno pregato di fronte ai seggi elettorali  durante il conteggio dei voti.

Al di là degli aspetti tragicomici di queste giornate, dai meme sulla lentezza delle operazioni elettorali in Nevada al video della consigliera spirituale di Trump Paula White ormai diventato un cult, la campagna elettorale per le presidenziali del 2020 resterà nella storia anche per altri motivi ben più seri di quelli appena elencati.

Il primo è che Joe Biden è già oggi (a scrutinio non ancora ultimato) il candidato più votato delle elezioni presidenziali americane. Il secondo è l’affluenza da record, mai così alta da un secolo. Il terzo motivo è che Donald Trump è il quarto presidente della storia americana a non essere rieletto e il primo dai tempi di George Bush nel 1992. L’ultimo motivo, ma non in ordine di importanza, è che Kamala Harris è la prima donna della storia a ricoprire l’incarico di vicepresidente degli Stati Uniti.

Sebbene sia ancora presto per un’analisi a freddo dei flussi elettorali, alcuni dati sono chiari. La vittoria dei democratici alla Camera è al di sotto delle aspettative: i democratici conquisteranno la maggioranza, ma si tratterà nella migliore delle ipotesi di una maggioranza non così ampia. Al Senato la situazione è anche peggiore, dal momento che i due scenari al momento sono quello della parità tra democratici e repubblicani, o quello di un vantaggio di questi ultimi. Biden dunque potrebbe incontrare ostacoli non indifferenti nel suo percorso di riforme.

La cosa ancora più importante, nonostante la vittoria di Biden sia netta, è che Trump ha ottenuto un risultato ben al di sopra delle aspettative: se il voto anticipato e quello per posta hanno premiato i democratici, Trump è comunque riuscito in modo massiccio a portare i suoi a votare. Gli Stati Uniti restano dunque un paese fortemente polarizzato, con un elettorato repubblicano che ha sposato un programma molto più radicale rispetto ai decenni scorsi.

Che succede adesso? In un precedente articolo abbiamo provato a spiegare quali sono gli scenari post voto, dalla politica interna alla politica estera. Se sotto alcuni aspetti ci si aspetta un cambiamento netto (dalla lotta al coronavirus all’ambiente, dal multilateralismo alla diplomazia), sotto altri le differenze non saranno così ampie, primo tra tutti quello dei rapporti commerciali tra gli Stati Uniti e il resto del mondo, in cui quattro anni di presidenza Trump potrebbero avere lasciato un segno indelebile. Questa è in fondo la principale sfida per il nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden: dopo quattro anni di Trump, occorrerà ricucire le fratture all’interno di un Paese che non è mai stato così diviso.


 

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