Ancora buon compleanno Carlo Verdone
Al grido di “O famo strano?”, auguriamo buon compleanno a Carlo Verdone che questa settimana ha festeggiato i suoi settant’anni e che continua a farci ridere e riflettere con i suoi immensi personaggi.
In un momento come questo, in cui siamo in preda a una pandemia globale e in lutto per aver perso due grandi protagonisti del mondo del cinema e del teatro come Sean Connery e Gigi Proietti, sentiamo più che mai il bisogno di ricordare tutta la comicità e la risata che solo un grande attore come Carlo Verdone sa tirare fuori. Se proviamo infatti a chiudere gli occhi e pensiamo a Carlo Verdone, ecco che in ognuno di noi si proiettano le immagini o le battute più celebri dei suoi film, che hanno segnato la storia del cinema comico in Italia.
Il primo film di Verdone fu prodotto dal grande maestro e regista Sergio Leone, Un sacco bello: una pellicola del 1979 che traeva spunto da tutti gli sketch da lui interpretati nella trasmissione televisiva Non Stop, che avevano precedentemente destato l’attenzione e il divertimento del grande regista.
Dopo il bullo patetico e sfortunato (Enzo) e il figlio di mamma sprovveduto e paffutello (Leo) di Un sacco bello, non tarda a diventare celebre un’intera galleria di caricature, i cui tic e battute passano presto alla storia. Personaggi “coatti” con o senza imbottitura di ovatta, hippies all’acqua di rose, mariti asfissianti come Furio con la povera Magda, di cui tutti noi ricordiamo il celebre dialogo:
Furio: Magda per l’amor di dio fermati! Magda: Ma… ma scusa Furio, ma che cosa ho fatto? – Furio: No, non si dispongono i bagagli dentro una macchina così… eh… tesoro! Quando compi questa operazione devi sempre tener presente di dover comporre un mosaico, ogni cosa deve combaciare con l’altra, eh… deve essere come un puzzle, né più e né meno. (Bianco, rosso e Verdone, 1981)
Sul percorso del giovane Verdone troviamo anche grandi protagonisti della scena musicale italiana, come Lucio Dalla, le cui canzoni hanno fatto da cornice ad un suo film; nel 1982, infatti, esce nelle sale Borotalco i cui protagonisti, Nadia (Eleonora Giorgi) e Sergio (Verdone), sono due giovani venditori porta a porta di enciclopedie che si ritrovano travolti da un mix di eventi rocamboleschi che sfociano poi in un grande amore. Quanti di noi si sono immedesimati in quei due ragazzi con gli occhi languidi e pieni di speranze? Sergio, mite ed impacciato, vive in un convitto assieme all’amico Marcello (Christian de Sica) conducendo una vita quasi di stenti, lavorando senza successo pressato dalla sua fidanzata Rossella (Roberta Manfredi) e dal truce suocero Augusto (Mario Brega). Nadia, invece è bella e spigliata, fidanzata con Cristiano (Enrico Papa) e condivide un appartamento con la sua amica Valeria (Isa Gallinelli); cosa più importante, Nadia è una fan accanita di Lucio Dalla.
Ed è proprio la canzone, iconica, “L’ultima luna” di Lucio Dalla a fare da apripista in questa bellissima storia che ci ha permesso di ridere, riflettere e sognare ancora una volta a occhi aperti come solo i film di Verdone e i suoi personaggi sanno fare, inducendoci a riflettere nella vita di tutti i giorni.
In un altro film, Verdone viene ancora una volta accompagnato da un grande gruppo musicale artisticamente vicino a Lucio Dalla: gli Stadio. Parliamo di Acqua e sapone, un film rimasto impresso nella storia grazie alla sua straordinaria colonna sonora. Verdone, qui alla sua quarta regia (nonché uno degli autori del soggetto e della sceneggiatura come in altri suoi film), interpreta il personaggio Rolando Ferrazza: un trentenne laureato col massimo dei voti, che vive con la nonna interpretata dalla straordinaria Elena Fabrizi – conosciuta al pubblico italiano come “Sora Lela” – ma che suo malgrado non ha trovato ancora un’occupazione stabile. Per arrotondare le sue magre entrate, Rolando da ripetizioni private di italiano a stranieri; tutti noi ricordiamo la divertentissima scena in cui degli studenti un po’ cresciuti provano a recitare grossolanamente e senza alcun riscontro la poesia di Giacomo Leopardi, A Silvia.
Forse, tutti noi siamo stati Rolando Ferrazza, quel ragazzo di trent’anni laureato a pieni voti che sogna ad occhi aperti non soltanto un futuro migliore ma anche l’amore; perché Rolando è timido, ma grazie a Sandy (la giovane modella americana interpretata da Natasha Hovey) riesce a provare quel turbamento amoroso che solo un grande amore riesce a portare con sé, facendoci sentire travolti a tal punto da dimenticare come eravamo prima.
E infine un altro celebre successo è Viaggi di Nozze, film diretto e interpretato da Carlo Verdone e uscito nelle sale nel 1995. Precisamente, il 23 ottobre scorso ricorreva l’anniversario della fine delle riprese di Viaggi di Nozze: sono passati esattamente 25 anni, ma la storia di quelle tre coppie che convolano a nozze rimane impressa in ognuno di noi. Sicuramente tutti noi ricordiamo con ironia e tenerezza gli occhi tristi e languidi di Fosca, o ci siamo ritrovati emotivamente nell’insoddisfazione di Ivano e Jessica, o nella fragilità di Giovannino che sposa l’eterna fidanzata Valeriana. In tutte e tre le coppie, il filo conduttore è la crisi: non soltanto una classica crisi di coppia – cosa che non è mai semplice da sostenere – ma una crisi individuale, legata a una insoddisfazione personale accompagnata da una grande fragilità emotiva che mette a dura prova tutti i rapporti interpersonali.
Ecco che allora Carlo Verdone non è un semplice attore comico, ma è molto di più. Se esistesse un modo per trasformare tutte le nostre preoccupazioni in talenti, bisognerebbe chiedere come fare proprio a lui, un uomo che dalla sua ansia è riuscito a trarre il meglio, mettendosi costantemente in gioco. In tutti i suoi film è possibile tirare fuori un grande filo conduttore che li lega fortemente: tenere la fiamma della speranza e dei sogni sempre accesa, perché anche quando sembra che tutto sia finito, quando tutto sembra andare in pezzi o pensiamo di non avere più le forze per ricominciare, è proprio in quel momento che stiamo già ricominciando a vivere.
Nell’arco di una carriera ventennale, oltre a essersi guadagnato l’amore del pubblico, ha anche ottenuto premi e riconoscimenti prestigiosi, come il David di Donatello come migliore attore e migliore sceneggiatura per Maledetto il giorno che t’ho incontrato (1991) o come miglior regista per Perdiamoci di vista (1993).
Se dovessimo provare ancora una volta a chiudere gli occhi, magari anche in un momento difficile, tutti noi possiamo riuscire a vedere e a sentire quel ragazzo paffutello che dice: “In che senso?”.