Tensione tra Grecia e Turchia, l’UE scende in campo

Mentre la Turchia si ostina a difendere i propri “legittimi diritti” nel Mediterraneo Orientale, Grecia, Cipro, Italia e Francia danno il via all’esercitazione militare Eunomia.


La Turchia da più di un mese preoccupa non poco per via della sua ostinazione nel difendere i propri “legittimi diritti” nel Mediterraneo Orientale, ignorando gli appelli delle nazioni europee finalizzati a evitare un’escalation di tensione. La Grecia infatti è stata messa in stato di allerta in risposta alle mosse della Turchia e le autorità greche hanno accusato la Turchia di aggressività.

Da parte sua, Erdogan ha sempre sorvolato sulle accuse rivoltegli e si è sempre difeso, quasi sempre con tono di sfida, insistendo sul fatto che la Turchia abbia agito nel contesto del diritto marino e che continuerà a farlo. Nei mesi scorsi il cancelliere tedesco Angela Merkel ha cercato di allentare la tensione, tenendo discussioni telefoniche con i leader di entrambe le parti, ma è servito a poco o nulla.

Bruxelles, dopo i primi tentativi di mediazione, comincia ad averne abbastanza: dopo l’ennesima provocazione di Hagia Sofia tornata a essere moschea, le tensioni sui migranti e le trivellazioni attorno a Cipro, Bruxelles sta arrivando ad un vero e proprio scontro aperto con Ankara. Nei mesi scorsi infatti il premier francese Emmanuel Macron aveva sottolineato il pericolo del “dover lasciare la partita energetica russo-turca ad altri giocatori”, una partita considerata troppo importante dall’Eliseo. 

Il 6 agosto Grecia ed Egitto hanno stipulato un accordo marittimo, che secondo il premier turco Erdogan non ha valore e che invece secondo il premier ellenico Mitsotakis ha aperto ad una nuova realtà nel Mediterraneo Orientale, delimitando le rispettive zone economiche esclusive, contrapponendosi di fatto al memorandum Turchia-Libia siglato lo scorso anno.

L’accordo con l’Egitto riconosce che le isole hanno diritti sovrani sulle zone marittime e annulla di fatto accordi, considerati dalla Grecia “illegali”, come quello firmato dalla Turchia con l’amministrazione di Tripoli. L’accordo con l’Egitto però, com’era prevedibile, non ha l’unanimità e ha scatenato la reazione di Ankara.

La scoperta negli ultimi anni di vasti giacimenti di gas nel Mediterraneo Orientale ha stuzzicato l’appetito dei Paesi che si affacciano sulla regione, in particolare al largo dell’isola greca di Kastellorizo dove Ankara contesta i diritti marittimi ellenici, accrescendo le tensioni tra Turchia e Grecia. A Castelrosso, piccola isola greca di 500 abitanti che dista meno di 3 km dalle coste turche, Ankara non solo contesta i diritti marittimi della Grecia ma rifiuta anche di riconoscere le rivendicazioni sulla piattaforma continentale.  

Per questo motivo, da circa un mese la Francia sta rinforzando la sua presenza militare nel Mediterraneo Orientale ed è già presente militarmente nella zona con alcuni caccia militari nella base cipriota di Pafos. La Francia, che contesta le azioni turche, ha inviato navi da guerra e aerei per effettuare operazioni congiunte con i greci. Soprattutto, le preoccupazioni sono salite alle stelle non appena il presidente turco Erdogan ha annunciato la scoperta del più grande giacimento di gas nel Mar Nero. Nello specifico, 320 miliardi di metri cubi di gas.

Le trivellazioni erano iniziate a luglio nella città di Ergli, nella zona chiamata “tuna one” a 150 km dalla costa e vicino la convergenza dei confini marittimi di Bulgaria e Romania. L’area è vicina al blocco Neptun della Romania dove 8 anni fa Petrom ed Exxon trovarono quello che fino ad oggi era il più grande giacimento di gas del Mar Nero. Obiettivo della Turchia è l’indipendenza energetica, un obiettivo che Ankara ora cercherà di ottenere con ancora maggior forza, galvanizzata dai nuovi giacimenti. I costi per l’importazione di combustibile da Iran, Iraq e Russia sono molto alti per cui l’indipendenza energetica sarebbe per Ankara un grande privilegio.

Le forze turche hanno condotto esercitazioni congiunte nel Mar Egeo con caccia F-16 e navi da guerra, inviando anche una nota alle Nazioni Unite contro l’accordo marittimo tra Grecia ed Egitto, sostenendone l’invalidità. Una guerra nel Mar Egeo sancirebbe la fine della Nato con la Turchia che finirebbe fra le braccia di Mosca; il 75% dei proventi russi, derivanti dal commercio marittimo, passano dall’Egeo quindi gli interessi di Mosca nella regione sono vitali.

Nel Mediterraneo Orientale si rischia ogni attimo un’escalation militare, con le marine dei due Paesi impegnate a compiere esercitazioni. Lo scontro è sempre sulle aree marine di interesse esclusivo, dopo le trivellazioni turche in aree rivendicate dalla Grecia, riportando in vita un conflitto antico. Intanto le flotte dei due Paesi continuano a osservarsi a distanza in un contesto che riunisce tutte le condizioni per lo scoppio di nuovi incidenti, potenzialmente persino più gravi dei precedenti.

La Grecia ha effettuato esercitazioni navali nel Mediterraneo orientale. Il Ministero della Difesa di Cipro ha dichiarato che Francia, Italia e Grecia si sono unite a loro in un’esercitazione militare aerea e navale di tre giorni: le esercitazioni sono iniziate la settimana scorsa, nelle acque del Mediterraneo Orientale, con l’operazione militare Eunomia che prevede la presenza appunto di Grecia, Cipro, Italia e Francia. Un’iniziativa che si inserisce nella cooperazione dei 4 Paesi per affrontare l’escalation delle tensioni tra Atene e Ankara.

Il governo ellenico ha annunciato inoltre un disegno di legge relativo all’estensione delle sue acque territoriali nel mar Ionio, da 6 a 12 miglia.  «Un diritto che il nostro Paese si riserva di esercitare in futuro in altre zone di mare, e che è già stato esercitato dai nostri vicini, nel rispetto della Convenzione sul diritto del mare e in applicazione della regola della linea mediana, laddove la distanza tra le due coste sia inferiore alle 24 miglia», ha detto il premier greco Mitsotakis. La risposta polemica da parte di Ankara non si è fatta attendere, con la minaccia di guerra politica, economica e militare.

L’Unione europea lo scorso giovedì ha iniziato a trattare il dossier nel Consiglio per gli affari esteri e l’Alto rappresentante dell’Unione Josep Borrell ha presentato un’ampia possibilità di opzioni, come ha fatto sapere, tra le quali quella di imporre sanzioni alla Turchia. 


 

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