Referendum, il risparmio del sì

 
 

Con la vittoria del fronte del sì al referendum costituzionale è venuto il momento di delineare i risparmi ottenuti per le casse dello Stato.


Nel quesito referendario, votato nelle giornate del 20 e 21 settembre, era chiesto ai cittadini se accettare una riforma nella quale il numero dei parlamentari era, a grandi linee, ridotto di un terzo. In particolare, si passerà per la Camera dei Deputati dai 630 membri attuali ai 400 previsti dalla Riforma, mentre per il Senato della Repubblica si scenderà dai 315 attuali ai 200.

Quantificare l’ammontare esatto del risparmio, nonostante la chiarezza dei numeri, non è materia del tutto agevole. La causa di questa difficoltà è legata alla struttura dei costi di un parlamentare e, in particolare, alla materia dei rimborsi. Il taglio più agevole che è possibile delineare è però quello legato agli stipendi: il “salario” di un parlamentare è di circa diecimila euro lordi, cinquemila netti, quindi, a spanne, con un taglio degli stipendi che si aggirerebbe intorno ai 200 mln di euro per una legislatura di cinque anni, ovviamente al lordo.

Quello che è difficile da quantificare è il risparmio legato alla parte dei rimborsi dovuti all’attività di un parlamentare, le cosiddette “spese per l’esercizio del mandato”. Su questo sono presenti evidenti sperequazioni fra singoli parlamentari, dovute alla distanza dalla sede rispetto al luogo di elezione, alle spese effettuate su tutta l’attività tipica di un parlamentare quali convegni, cene, incontri, spostamenti, etc.

In aiuto per delineare meglio quelli che sono i rimborsi per il singolo parlamentare, ci viene un pregevole lavoro di analisi fatto dall’Osservatorio sui Conti Pubblici guidato da Carlo Cottarelli e che si avvale del supporto della struttura dell’Università Cattolica di Milano. Secondo quanto delineato in questo contributo, la media dei rimborsi per il singolo parlamentare si aggira intorno agli ottomilacinquecento euro. Alla luce del dato, è lecito considerare anche per i rimborsi un risparmio che si aggirerebbe intorno ai 200 mln di euro per legislatura, sempre al lordo. 

Il risparmio complessivo dal taglio dei parlamentari sarebbe, in sintesi, di circa 400 mln di euro per legislatura che, però, in realtà, si ridurrebbero a soli circa 300 mln netti. Sempre secondo quanto definito dall’Osservatorio dei Conti Pubblici, il risparmio per le casse dello Stato sarebbe dello 0,007% rispetto alla spesa pubblica complessiva. Il risparmio annuo sarebbe di 82 mln complessivi che, rapportato al numero dei residenti nel Paese, rappresenterebbe un risparmio reale di 1,35 euro per abitante.

Un’ultima considerazione deve, poi, essere fatta tenendo conto delle reali future spese dei prossimi parlamenti: l’allargamento di dimensione dei collegi di elezione, dovuto alla riduzione del numero dei parlamentari, provocherà, con buona probabilità, un aumento della spesa media dei rimborsi per l’attività da portare avanti nei territori di elezione.

La speranza, concludendo, è che i risparmi ottenuti, in un modo o nell’altro, trovino una destinazione utile nei mille rivoli del bilancio dello Stato. 


 

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