Quella mascherina che i No Mask non riescono a bruciare

 
 

I No Mask saranno anche dei personaggi sopra le righe, ma sono anche altro e altrove rispetto alla piazza romana che si accanisce contro la mascherina.


La manifestazione dei cosiddetti “No Mask” a Roma, davanti alla Bocca della Verità, è stata descritta come l’espressione di quella fetta di popolazione negazionista, complottista e di estrema destra che oggi chiede a gran voce di ribellarsi alla «dittatura sanitaria» e di buttar via le mascherine. Anzi, di bruciarle, anche se sono ignifughe. In poche parole, un manipolo di idioti.

Quella che ha messo in scena Alessandra Giunta, una donna del Popolo delle mamme (uno dei movimenti che hanno aderito ufficialmente alla manifestazione) non è solo il tentativo maldestro di commettere un gesto forte davanti a una platea eccitata dando alle fiamme una mascherina chirurgica; si tratta del più ampio tentativo, fallito, di incanalare un malcontento in una causa politica sostenibile che non sposi la farneticazione.

Anche se l’ambizione dell’evento era quella di utilizzare piazza del Popolo, gli organizzatori sono riusciti a radunare in un luogo più modesto un presidio No Mask di circa 1500 persone, come ha confermato la Questura capitolina. «Vedere una piazza di negazionisti sinceramente fa rabbrividire» ha detto il Ministro della Salute Roberto Speranza ma il negazionismo non è tutto. Forse è pure troppo poco e troppo semplice per definire una piazza complessa come quella che si è vista nella Capitale cinque giorni fa.

Da un lato diversi organizzatori e militanti veterani – divulgatori interdisciplinari e altre figure mistiche che ricordano tanto quella dell’opinionista televisivo – parlano una lingua comprensibile ma ingiustificabile, che è quella della sofferenza economica e psicologica. L’aumento di tentativi di suicidio, la crescita smisurata della vendita di farmaci, l’aumento di sindromi maniaco-depressive e le conseguenze sociali che avremo sono, a detta degli esponenti più consapevoli, «ben più gravi delle tragedie che abbiamo già vissuto per la pandemia». Dall’altro lato ci sono i seguaci No Vax, No 5G e quelli spaventati dal Nuovo Ordine Mondiale che difendono l’umanità dal controllo sanitario, e che appaiono come i personaggi più eclatanti e rumorosi.

La rappresentazione fatta da giornali e televisioni di questo, seppur ristretto, raduno, è quella demonizzante, a caccia del colpevole della pandemia di Covid-19 e responsabile delle decine di migliaia di connazionali morti che in piazza vengono negati (35.577 in Italia, per la precisione, e il numero non si ferma). E non c’è dubbio che, stando ai dati sulle nazioni più colpite nel mondo e all’atteggiamento dei leader politici di ciascun paese, il negazionismo ne uccide più che il virus. Le voci della manifestazione, però, non gridano solo “a fuoco le mascherine” o “nessun tampone a mio figlio”; è vero che mettono in guardia dal presunto “controllo delle menti”, dalla modificazione occulta del nostro DNA e dall’informazione mainstream sul Covid, ma comunicano anche una certa solitudine. Ed è preoccupante la leva politica che si fa su questo ennesimo malcontento, prima di tutto economico, mischiato alle teorie più assurde e antiscientifiche, che di fatto sono un contorno fluorescente e divertente.

Ciò che viene fuori in controluce è il dramma di un malessere economico doppiamente ignorato sotto il tappeto del negazionismo: in prima battuta dalle istituzioni nazionali e sovranazionali troppo lente sui provvedimenti; in seconda battuta da un’opposizione irresponsabile e “pigliatutto” che candidamente chiede se si può togliere la mascherina per fare un selfie in mezzo alla folla. Il negazionismo italiano – quello delle piazze e quello dei social, ben più ampio – come fenomeno di massa, si ritrova vittima di un doppio sfruttamento: quello utile a coprire la carenze dell’azione di governo e quello che cavalca l’ennesimo nemico pubblico, dapprima il migrante untore, poi un governo “assassino e dittatore”, poi i medici e i professoroni (e di nuovo i migranti). C’è spazio, forse, per un terzo sfruttamento: quello dei guru del complotto, a cui fanno comodo dei follower in più per il proprio blog.

I No Mask, pur essendo generalmente l’espressione dell’insofferenza nei confronti dei dettami scientifici e legislativi, restano anche un segno importante delle difficoltà che l’Italia sta affrontando, oltre che della povertà culturale per cui «come in natura, vengono lasciati indietro i più deboli» (utilizzando le stesse parole di una manifestante No Mask in un’amara affermazione riferita, però, impietosamente, agli immunodepressi). E per dipingere lo stato della scuola italiana non serve citare le migliaia di istituti scolastici che si apprestano a riaprire, sommersi come sono da problemi amministrativi, gestionali e strutturali, questi ultimi anche da molto prima del lockdown, soprattutto se ci troviamo fuori dal centro città.

L’estrema destra marcia su questo malcontento che fa proseliti fra laureati in informazione su Facebook? Sì, ed era presente nella piazza romana. Quella che viene appoggiata silenziosamente o con giochi linguistici paradossali («i veri negazionisti stanno al Governo» dice Giorgia Meloni rispondendo al Ministro Speranza) è un’opposizione disordinata che racimola qualunque parola in contrasto con l’operato del governo Conte II. Dentro il pentolone del consenso tornano utili i Gilet Arancioni, tassisti e albergatori scontenti, ex Forconi, e perfino gli allucinati che vedono nelle bare di Bergamo che hanno sfilato in quella che è diventata un’immagine indelebile del 2020 italiano, una bufala che rivelerebbe invece un più “tollerabile” corteo di bare di Lampedusa che, come se non bastasse l’assurdità post-veritiera, arriva a considerazioni che delineano morti di serie A e di serie B.

Uno degli esponenti che si è speso per due mesi prima di radunare a Roma gli oppositori alla dittatura sanitaria, il blogger e divulgatore Francesco Neri, ammette: «siamo stati infiltrati da militanti di estrema destra, è vero» ma, dice, «l’ho capito troppo tardi. Amen». Lo scopo della manifestazione sarebbe stato prima di tutto quello di «dare voce a chi non ha voce» facendo chiaro riferimento a «tutti coloro che hanno perso il lavoro per colpa del Covid e della vendita online, gli anziani che stanno morendo da soli nei cronicari e – chiosando con i complotti – i bambini, che sono costretti a farsi iniettare nelle vene formaldeide, feti frullati di scimmia, feti frullati umani, alluminio e mercurio». Un miscuglio tra francescano e visionario, ma sapientemente infettato dall’estrema destra, asintomatica o no.

In definitiva, la crisi sociale ed economica post-lockdown porta con sé diversi shock. Fra questi, quella mascherina che sul palco dei No Mask non prende fuoco dopo diversi tentativi; la folla urla, delle mani tremanti coprono l’accendino dal vento, il simbolo della dittatura non arde ma viene superficialmente rovinato, ed è quanto basta ad “averla vinta”. Ma è una crociata assurda che non accenderà nemmeno una mascherina, tranne che un fuoco fatuo, il proprio, quando gli sciacalli avranno finito di abbuffarsi di voti.


 

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