Floyd, Willy e i No-Mask: voce del verbo “respirare”

 

Un excursus che percorre la voce del verbo “respirare”. Non più soltanto un atto automatico volto alla sopravvivenza, ma una risposta all’indifferenza.


L’aria bruciata delle incontaminate foreste in Australia è stata la prima preoccupazione che a gennaio ci ha tolto il respiro e ha continuato a far respirare sempre più a fatica il nostro pianeta. Poi il problema ambientale ha fatto spazio alla pandemia da Coronavirus ancora in corso: una malattia che attacca le vie respiratorie. Ecco che anche lì, ci è stato raccomandato che non era saggio respirare l’aria del nostro vicino.

Finora in Italia gli infetti da Covid-19 sono 280.153, tra cui 210.801 guariti e 35.563 morti. Nonostante i dati, i mesi di quarantena in cui non solo la popolazione ha perso vite, ma anche occupazione, qualcuno nelle piazze continua a non voler sottostare alle norme vigenti per evitare ulteriori contagi: il movimento No Mask, lamentatori seriali della mascherina sulla faccia. A gran voce urlano che “non riescono a respirare”.

Quale voce e quale respiro valgono più del tuo? Un movimento fatto di persone che con la sola presunzione sanno qual è il bene per gli altri; in una pandemia il cui la lotta contro il virus si basa sulla responsabilità civica, possiamo dichiararci già tutti malati. I No Mask non sono ridicolmente terrorizzati dalle mascherine, dal metro di distanza, dai guanti in lattice ipoallergenici. Sono gente liquefatta da paranoie e complotti. Un movimento marcio creatosi dalla melma di presunzione e analfabetismo funzionale di cui l’Italia si fa vanto nei primi posti delle liste ISTAT a riguardo. Loro non usano la voce per aver diritto a respirare, usano i loro schiamazzi per dare aria alla bocca. 

Era il 25 maggio quando negli Stati Uniti, paese più colpito dai contagi, è morto George Floyd. Al momento dell’autopsia è stato svelato che anche lui era un infetto, ma nonostante una malattia – asintomatica – in corpo, George Floyd non è morto soffocato dal Covid-19. Le ultime parole del 46enne afroamericano sono state “Non riesco a respirare”. È stato un poliziotto a togliergli la vita. Il povero collo e i polmoni di Floyd sono stati schiacciati sul pavimento. Questo è stato l’ennesimo sopruso perpetrato dalla polizia nei confronti dei neri: delitti mascherati da una divisa, ma sotto si nasconde un cappuccio bianco.

I can’t breathe” è stato un avvertimento: il movimento Black Lives Matter ha portato con sé un intero globo, perché la morte di George Floyd è un fatto, ma diversamente dagli altri non è rimasta nella linea bidimensionale che esiste tra notizia e diffusione. Questa morte, non ha avuto fine. L’atto più primitivo che ti permette di dichiarare prepotentemente il diritto alla vita è respirare. È sbuffare, singhiozzare, è reclamare. 

Nel corso delle manifestazioni sono state tirate giù vecchie statue e ne sono state costruite altre: quel vuoto di pietra nelle piazze statunitensi e inglesi sono i nuovi monumenti di una nuova generazione che non ha bisogno di memoria. È diventato un caso talmente tanto affermato che ogni particolare della morte di George Floyd, lo si può trovare su Wikipedia. Come riporta quest’ultimo, Floyd smise di muoversi verso le 20:20. Morto a 46 anni, lasciando due figli: il maggiore di 22 anni Quincy Mason e la piccola Gianna di 6.

Willy Monteiro invece di anni ne aveva 21. Anche le sue ultime parole sono state “Non riesco a respirare“. Mentre i suoi quattro aguzzini, che quasi ironicamente di cognome fanno Bianchi, lo uccidevano. Le indagini sono ancora in corso eppure già nella nostra bacheca echeggia quel dubbio: e se fossero stati quattro uomini dalla pelle nera a uccidere un ragazzo bianco?

Sappiamo già la risposta a questa domanda retorica, ma la verità già crudele, è che un ragazzo è morto al di là di qualsiasi supposizione. Qualcuno ha chiamato a casa dei suoi genitori e dalla cornetta del telefono hanno sentito le parole “Vostro figlio è morto”. 

Willy non dev’essere un pretesto, né una bandiera. Willy era solo un ragazzo che adesso, non può più respirare. 


 

2 commenti

I commenti sono chiusi