Passo storico in Louisiana: abrogata legge anti-aborto

 

In Louisiana la Corte Suprema si è espressa sulle misure restrittive all’aborto, abrogando di fatto una delle leggi anti aborto più restrittive degli Usa.


A detta degli eventi catastrofici di questo 2020, il 29 giugno è una data che resterà impressa nella memoria dei cittadini della Louisiana, uno di quei giorni che segnerà profondamente la storia di un Paese: la Corte Suprema con 5 voti favorevoli e 4 contrari ha revocato, definendola «incostituzionale», la legge sui cosiddetti “admitting privileges” la quale, prevedendo la chiusura delle cliniche specializzate nelle pratiche abortive ha (e avrebbe di fatto) limitato la libertà delle donne di decidere se portare avanti o meno una gravidanza e di sottoporsi alle successive cure.

Il Presidente della Corte, John Robert, conservatore, ha condiviso e supportato le posizioni liberali dei colleghi votanti. La legge in questione era stata approvata nel 2014, poi bloccata perché ritenuta lesiva dei diritti delle donne ma successivamente riconfermata, rendendo vani tutti i precedenti tentativi di superamento di una rigorosa disciplina antiabortista.

Da tantissimi anni, in America, la questione dell’aborto è oggetto di diatribe e confronti politici piuttosto accesi. Accanto a chi sostiene il diritto delle donne di abortire, vi è chi, al contrario, ritiene che legalizzare totalmente questa pratica equivarrebbe a rendere banale lo stesso diritto ad eseguirla. Una svolta importante si ebbe nel 1973 con la celebre sentenza Roe vs Wade. Prima di quella sentenza l’aborto veniva considerato un vero e proprio reato e non era consentito praticarlo per nessun motivo.

Erano pochi gli Stati che, in casi eccezionali, consentivano l’interruzione della gravidanza, o dove vi fossero stati rischi evidenti per la salute e la vita della donna oppure quando quest’ultima fosse stata vittima di uno stupro o ancora, nel caso di malformazione del feto. Con la storica sentenza, la Suprema Corte, decidendo sul ricorso proposto da Jane Roe – la quale sosteneva l’importanza del riconoscimento del diritto ad abortire anche nei casi nei quali non vi fossero i motivi richiesti espressamente dalla legge statale – riconobbe il diritto ad abortire, legalizzandolo ma a determinate condizioni; condizioni che in parte ancora oggi non sono state superate.

Tuttora, in Stati quali Alabama, Ohio, Kentucky, Mississippi l’aborto è vietato o consentito solo entro le 6 settimane e per i motivi di cui sopra. Tutto questo è davvero inammissibile, così come è inammissibile riconoscere l’esistenza, fino a pochi giorni fa, di una legge che, se non fosse stata abrogata, avrebbe obbligato le donne a portare a termine una gravidanza non desiderata, frutto di una scelta imposta e non sentita, ledendo la sua stessa dignità. Questa stessa legge avrebbe consentito alle cliniche di praticare l’aborto soltanto se in collaborazione con ospedali disposti ad accettare soltanto i ricoveri di donne provenienti da luoghi vicini. E nei fatti, questi ospedali sono davvero pochi.

Una legge discriminatoria e “pericolosa” sia in termini personali che economici. Le sue disposizioni mettono a rischio la salute e la vita stessa di quelle donne che non hanno la possibilità di raggiungere immediatamente l’ospedale per potersi sottoporre all’interruzione della gravidanza, in quanto residenti in paesi lontani da quelle cliniche autorizzate a praticarla; inoltre questo tipo di disposizioni permetteva di usufruire di questa pratica solamente a quelle donne con una disponibilità economica elevata e idonea a sostenere le spese previste per l’aborto e per il viaggio.

L’abrogazione della legge in Louisiana ha chiaramente suscitato l’indignazione da parte dei movimenti “Pro Life” che da anni promuovono campagne contro l’aborto. Al di là della propria opinione personale, dei valori, a cui ciascun individuo è particolarmente legato, abortire è un diritto che dovrebbe essere riconosciuto a ciascuna donna, in qualsiasi Stato e senza nessuna discriminazione. Decidere di mettere al mondo un bambino è una scelta strettamente personale.

Foto in copertina Lorie Shaull