Il nuovo esecutivo di Macron che guarda a destra ma non piace alle donne

 
 

A pochi giorni dal rimpasto di governo, la scelta di Macron è già oggetto di polemiche. Chi sono i nuovi ministri e qual è la direzione del nuovo governo Castex?


Al via in Francia il nuovo governo guidato da  Jean Castex, dopo le dimissioni lo scorso 3 luglio del primo ministro Eduard Philippe. Con questa nuova squadra di governo il presidente Emmanuel Macron si prepara ad affrontare gli ultimi due anni che lo separano dalle elezioni del 2022. Una svolta prevista da tempo per dare una nuova sferzata all’esecutivo ma accelerata dall’elezioni di Philippe a sindaco di Havre.

La crisi economica provocata dalla pandemia ha colpito duramente anche la Francia: le stime dell’OCSE, per il 2020, prevedono un crollo del Pil molto significativo che, nel migliore dei casi, sarà del -11,4%, con una crescita del rapporto tra debito e Pil che si attesterà tra il 116 e il 126% entro il 2021.

Il nuovo governo voluto da Macron avrà il compito non solo di risollevare l’economia francese ma anche di consentire un recupero dei consensi per En Marche e il suo leader. Le scorse elezioni municipali hanno segnato, infatti, una netta vittoria degli ecologisti in tutte le principali città: Lione, Bordeaux, Marsiglia, Strasburgo, Poitiers, Besançon e Tours. Il partito di Macron è stato battuto in molti centri urbani ma ce l’ha fatta a Le Havre, dove si presentava il premier Edouard Philippe.  

Se Macron ha in parte eroso il consenso che lo ha portato all’Eliseo, l’ormai ex premier Philippe ha rafforzato la sua popolarità durante il lockdown per la gestione della pandemia e per la capacità di dialogo con le opposizioni. Non è da escludere che Philippe faccia nuovamente capolino come potenziale rivale del presidente Macron.

A succedergli nella carica di premier, a poche ore dalle dimisioni di Philippe, Jean Castex, che porta con sé un governo fatto di molte conferme e qualche sorpresa. Rimangono ai loro posti i ministri degli Esteri Jean-Yves Le Drian, la Difesa Florence Parly, dell’Economia Bruno Le Maire, della Salute Olivier Veran e della Pubblica Istruzione Jean-Michel Blanquer.  

Jean Castex

Le vere sorprese sono state di fatto due: la nomina alla Giustizia di Éric Dupond-Moretti, al posto di Nicole Belloubet e Roselyne Bachelot, scelta per il ministero della Cultura. I due neoministri sono entrambi mediaticamente molto conosciuti e discussi, quel tanto che basta a dare un po’ di colore ad un esecutivo piuttosto tecnico. 

Dupond-Moretti è tra gli avvocati penalisti più famosi di Francia, spesso al centro di accese polemiche per le sue affermazioni. L’“Acquittator” (assolutore), così soprannominato per le importanti vittorie che ha riportato nelle aule di tribunale, nel 2015 si era detto favorevole al bando del Front national, il partito di Marine Le Pen, ma le critiche più dure le ha sempre rivolte proprio alla magistratura arrivando a definirla “un’istituzione di poveretti”. 

La Bachelot, nota per essere un’assidua frequentatrice dei talk televisivi, ha una carriera politica di lungo corso. Già ministro della sanità, era stata molto criticata per aver costituito una cospicua riserva di dispositivi di protezione all’epoca considerati uno spreco. Anche in virtù di ciò, a seguito della pandemia, il suo nome è tornato alla ribalta. 

C’è anche un altro nome che però ha suscitato sin da subito critiche asprissime, soprattutto tra le donne:  il neo ministro dell’Interno Gerald Darmanin. Darmanin è sotto indagine preliminare dal 2018 con un’accusa di stupro per una vicenda risalente al 2009. Il politico, secondo l’accusa, avrebbe promesso ad una sua cliente di farle annullare la condanna in cambio di favori sessuali per poi abusare di lei.

Non solo Darmanin, ma anche il già citato Dupond-Moretti nel corso della sua carriera si è caratterizzato per espressioni che non è difficile definire maschiliste. Oltre alle sue posizioni contrarie a movimenti come #MeToo, durante l’approvazione della legge contro gli insulti sessisti, nel 2018, commentò che «certe donne non sopportano di non essere più fischiate per strada». 

La nomina dei due ministri ha fatto scendere in piazza diverse donne e militanti femministe che si sono dette fortemente deluse dalla promessa non mantenuta di Macron: combattere la violenza sessista come cavallo di battaglia del sua presidenza. «È allucinante – ha dichiarato Caroline De Haas del collettivo «Nous Toutes. La nomina di Darmanin è la più clamorosa marcia indietro sulla lotta alle violenze sessuali che, ricordiamolo, era stata definita dallo stesso Macron come “la Grande Causa” del suo mandato». Alle polemiche l’Eliseo ha replicato che «le indagini a carico di Darmanin non sono un ostacolo».

Insomma il nuovo esecutivo sembra aver avuto una partenza scoppiettante. Macron con il rimpasto di governo ha delineato una scelta di campo oltre che di comunicazione, il suo obiettivo è conquistare l’elettorato di centro-destra. Castex e molti dei suoi ministri provengono dalla destra gollista e sono vicini all’ex presidente Nicolas Sarkozy. Quindi apertura a destra ma con uno sguardo al sociale e alla “transizione ecologica” già parte del programma di Macron che non vuole farsi scavalcare dall’ondata verde delle ultime elezioni municipali. 

Ieri la festa nazionale di Francia, la prima dell’era covid-19, dedicata al personale sanitario che ha fronteggiato l’emergenza e, dopo settimane di negoziati, si celebra anche l’intesa col governo per un accordo da 8 miliardi di euro destinati proprio agli aumenti salariali di medici, infermieri e operatori. 

È stata la prima occasione per Macron per presentare la squadra di governo che lo accompagnerà fino al 2022 con l’obiettivo di impedire una nuova ondata dell’epidemia e affrontare la crisi economica anche attraverso un piano di rilancio che prevede tra gli strumenti anche il Recovery Fund.