È già tempo di bilanci? Le profezie fake e la tragedia reale di questo 2020

Profezie Maya ma non solo: tra cavallette, pandemia, incendi e alluvioni non si può del tutto dare torto a chi teme la fine del mondo. Sul 2020 da incubo, però, sono tutti d’accordo.


Mancano solo cinque mesi alla fine di quest’anno devastante e quest’estate si è tornati a parlare delle profezie dei Maya. Mentre mangiavamo lenticchie e brindavamo al nuovo anno, antiche profezie annunciavano il peggio, se non addirittura “la fine del mondo” o, almeno, la fine di un’era e l’avvento di un’altra.

Metà dell’anno è passata, e in maniera a dir poco turbolenta, ma possiamo forse ritenerci fortunati: la fine del mondo intesa come fine del nostro Pianeta è fino ad ora scongiurata. Le fiamme hanno bruciato la foresta amazzonica tra Brasile, Venezuela e Bolivia; per più di otto mesi l’Australia si è incendiata per un’estensione di 6,3 milioni di ettari; la pandemia di Covid-19 ha toccato ogni parte del mondo; l’invasione di locuste iniziata in Africa ha avuto un “effetto farfalla”, minacciando svariati luoghi dalla Sardegna alla Cina; una forte scossa di terremoto in Alaska ha fatto scattare l’allerta tsunami; le alluvioni hanno devastato l’Indonesia.

Alluvioni anomale anche a Palermo: il nubifragio del 15 luglio ha messo in ginocchio la città. Per non parlare dei disastri politici: l’assassinio di Qassem Soleimani, l’ora della Brexit, l’abbattimento dell’aereo ucraino, i conflitti in Libia e in Siria, l’omicidio di George Floyd e la grande mobilitazione di Black Lives Matter. Tutto ciò sarebbe solo la metà di ciò che il 2020 ci ha regalato. Le profezie ci avevano avvisato?

La fine del mondo era vicina: prevista per il 21 dicembre 2012, secondo una rilettura fantasiosa sarebbe dovuta avvenire il 21 giugno 2020, ma non è avvenuta. Tuttavia il mondo resta attraversato dalla catastrofe. La confusione sulla data sarebbe stata dettata da “un errore di lettura” del calendario gregoriano, introdotto nel 1582 per sostituire quello giuliano. «Secondo il calendario Giuliano, tecnicamente siamo adesso nel 2012», ha scritto lo scienziato Paolo Tagaloguin in una serie di tweet poi eliminati.

Ancora più interessante però è vedere gli avvenimenti del 2020 alla luce di un concetto più ampio di fine del mondo. La teoria sull’avvento del giorno del giudizio universale stuzzica le menti dei complottisti come quelle degli studiosi. Gli esperti affermano che la data dei Maya (qualunque essa sia!) si riferisce alla fine di un bak’tun, ossia un intervallo di 144 mila giorni. Secondo il calendario Maya, dunque, si pone fine a un ciclo di 5200 anni equivalenti a 5125 anni del nostro calendario. Si suppone che la data indicata come «la fine del mondo» sia da intendersi come il punto di decadenza di un’era umana.

«È falso – afferma Guillermo Bernal Romero, esperto di epigrafia del Centro Studi Maya dell’Universidad Nacional Autónoma de México – perché il conto del calendario Maya non ha alcun finale prevedibile. Inoltre il calendario indica altri periodi più lunghi, come il piktun, che è la somma di 20 bak’tun, ragioni sufficienti per considerare una sciocchezza la storia della fine del mondo, che è piuttosto un’interpretazione proveniente dall’idea di Apocalisse delle culture cristiane».

In questa rilettura del concetto di fine è però possibile rintracciare un riscontro empirico nell’anno che stiamo vivendo. La percezione del “catastrofico” e soprattutto quella del pericolo, sono legate, come affermano Massimo Cuzzolaro e Luigi Frighi nel libro “Reazioni umane alle catastrofi”, «allo status psicologico attuale, dalla presenza di precedenti esperienze e dalla “magnitudo” degli eventi». Ciò genera una risposta sociale che sfocia in un vero e proprio cambiamento.

L’insieme concentrato di catastrofi ha spinto la popolazione a credere che la fine del mondo fosse davvero vicina e le reazioni sono state (e sono) le più svariate. C’è chi si prepara a fronteggiarla creando bunker segreti per la sopravvivenza, c’è chi ride, c’è chi ci guadagna creando occasioni per il turismo. Un episodio particolare: il monte di Bugarach sui Pirenei francesi è stato preso d’assalto nella convinzione che lì “è possibile salvarsi”. Il monte si dice sprigioni una particolare energia. C’è chi ha ritenuto positivo un po’ di trekking fin lassù.

Dato che le misure anticovid rendono incerto il superamento dei confini, per fortuna in Italia c’è Angrogna, a 60 km da Torino, meta turistica per le sue bellezze naturali tra cui la grotta di Gheisa de la Tana, ma conosciuta dai più esoterici in quanto luogo di molte comunità eretiche dal medioevo.

Le profezie non mancano, l’Apocalisse sembrerebbe essere “scongiurata”, nel vero senso del termine, anche se il cambiamento d’era pare essere già avviato. Rimane interessante leggere le profezie con un’attenzione alle credenze che portano con sé interrogativi sul senso della vita. Non dovrebbero far paura i presagi ma il potere devastante dell’essere umano, capace di portare con sé la sua terra direttamente verso la fine.