La Polonia cancella la Convenzione di Istanbul: i danni del partito “Diritto e Giustizia”

 

Con a capo il presidente sovranista e conservatore Duda, ecco cosa accade in Polonia, una fetta di Europa lontana dagli obiettivi civili e umani.


La Polonia estirpa i diritti fondamentali dell’uomo e in questo caso, delle donne. Questo accade a poche settimane dalla rielezione di Andrzej Sebastian Duda come Presidente della Repubblica polacca: come voluto dal ministro polacco della Giustizia, Zbigniew Ziobro, la Polonia esce dalla Convenzione di Istanbul, cioè il testo più avanzato per prevenire e contrastare la violenza contro le donne. Difatti, secondo il ministro, la convenzione favorirebbe la cosiddetta “ideologia gender”.

Ziobro ha additato questo testo fondamentale – che difende diritti altrettanto fondamentali – come «una fantasia e un’invenzione femminista volta a giustificare l’ideologia gay», contenente punti «dannosi» non condivisi dall’attuale governo polacco, guidato dal partito di estrema destra Diritto e Giustizia, (PiS). Il popolo polacco ha manifestato immediatamente il proprio dissenso e in venti città polacche, compresa la capitale Varsavia, frotte di persone si sono riversate in strada per dire il proprio “no” al ritiro dalla Convenzione.

Come accade ormai da tempo, le componenti conservatrici del governo portano avanti concetti estremi e aberranti come “la teoria gender non esiste”, un neologismo nato tra i conservatori (cattolici e non) con l’unico intento di criticare aspramente gli studi di genere cucendo una matassa di confusione attorno a questa tematica perché intrisa di becero complottismo da parte di chi, come il PiS, può farci campagna elettorale.

Una delle colpe di questo ribrezzo alle politiche sociali appartiene sicuramente alla Chiesa polacca, una delle più conservatrici del mondo, protettrice del Paese dall’avanzata sovietica. Una situazione che ha avuto un ruolo decisivo nel plasmare l’identità nazionale.

Proprio il partito di cui ha fatto parte Duda, il PiS, usa la propria alleanza con la Chiesa per legittimare il proprio potere. Inoltre, la campagna elettorale dell’attuale e sesto presidente della Polonia ha posto al centro il contrasto ai diritti delle persone LGBTQIA+ e un aperto anti-femminismo, tanto da farne uno dei suoi slogan più ripetitivi: «i gay sono più distruttivi del comunismo». Considerando l’astio che nutre la Polonia per il comunismo, questo è un motto molto incisivo e negativamente di rilievo.

La Polonia resta comunque quel paese in cui sono state costruite delle vere e proprie “LGBT ideology-free zone” (chiamate anche “LGBT free zone”) cioè regioni polacche che si dichiarano apertamente contro le persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+ e in cui è possibile protrarre violenze omolesbobitransfobiche senza ripercussioni sui carnefici.

Foto in copertina “Duda ipocrita” – Shalom