L’acqua miracolosa di Palermo: la storia dietro l’Acquasanta

Come la storia stessa di Palermo, anche la storia della borgata dell’Acquasanta è, neanche a dirlo, a base d’acqua. Un nome antico e un piccolo “miracolo” sul mare.


Un’antica borgata marinara di Palermo racconta col suo nome tutta la storia che la contraddistingue. L’Acquasanta – questo il suo “magico” nome – trova le sue origini da un una grotta da cui sgorgavano le acque minerali di una sorgente molto particolare. Appartengono al mito le storie secondo le quali le sue acque avessero miracolose qualità terapeutiche. Ed è così, nell’acqua santificata, che nasce la storia dell’Acquasanta.

Tutto il tratto di costa compreso fra il porticciolo dell’Acquasanta e quello dell’Arenella è ricco di antri e cavità. È ancora possibile rintracciare affioramenti di acque minerali, la cosiddetta “trasudazione” della volta rocciosa. Come d’altronde la storia di Palermo, anche la storia di questa borgata è, neanche a dirlo, a base d’acqua.

Grotta Regina, (Google Maps)

Come racconta Giovanni Purpura in “Palermo e il mare – itinerario della memoria” (Palermo, Qanat Edizioni, 2010), il borgo, anticamente, faceva parte di un più ampio feudo denominato “Barca”, che si estendeva dalle falde di Monte Pellegrino fino al mare. Il terreno occupava quelle che oggi sono le zone dell’Addaura, di Vergine Maria e dell’Arenella, fino all’Ucciardone.

Il feudo presentava già un nome del tutto particolare: la radice brk indica il terminebenedetto“. Non a caso due lingue mediterranee – e molto antiche – l’ebraico, con baruch, e l’arabo, con barakah, intendono proprio “benedizione” o “grazia divina”. E non c’entra niente il generale cartaginese Amilcare Barca, come è stato ipotizzato in altre indagini attinenti le origini dell’Acquasanta.

Sempre in “Palermo e il mare – itinerario della memoria”, l’archeologo Purpura afferma che proprio nella grotta Regina sul mare dell’Arenella è possibile osservare numerose iscrizioni puniche costituite da formule in cui compare la radice brk. In questo luogo “mistico”, durante l’occupazione dei Cartaginesi in Sicilia, si riunivano religiosi per compiere riti e benedizioni. Il feudo era dunque, in qualche modo, già benedetto dalle acque delle grotte. Una sacralità attestata da un antichissimo culto legato a queste miracolose sorgive.

L’ancestrale devozione per l’acqua nel borgo dell’Acquasanta è ulteriormente testimoniata dalla trasformazione di un’altra fonte nella sotterranea “Chiesa della Madonna dell’Acquasanta”, oggi una grotticella piuttosto abbandonata ma con le caratteristiche del classico luogo dell’eremita.

Grotticella alla Madonna dell’Acquasanta (PalermoCity24)

Il feudo Barca, dopo varie vicissitudini ereditarie, finì per essere gestito dai frati Benedettini di San Martino delle Scale che ne presero ufficialmente possesso nel 1451. Le sorgenti d’acqua, già luogo sacro pagano, non poterono che costituire il punto di partenza per la storia del nome della borgata. La chiesa e la comunità andavano pian piano formandosi tutt’intorno alla grotta Regina, oggi nel pieno del versante costiero dell’area. Nei secoli successivi, l’aggregazione di qualche casetta per i pescatori divenne attrazione per una classe sociale ben differente. A partire dal XVII, infatti, tutto cambiò, e anche stavolta c’è di mezzo lei, l’acqua.

Arrivarono le prime grandi abitazioni aristocratiche, attirate da questo luogo magico. Villa Geraci fu la prima dimora nobiliare della borgata. Con la veduta sul golfo di Palermo, l’Acquasanta rappresentava la perfetta location condita dal villaggio di pescatori intorno alla chiesa-santuario sul mare. Sorsero così anche Villa Lanterna, la casina di don Giuseppe Gioeni Valguarnera dei Duchi d’Angiò, denominata “Nave di Pietra” e, nell’Ottocento, la maestosa Villa Belmonte. Nel Novecento fu la volta della celeberrima Villa Igiea, lo sfarzo sul mare voluto dai Florio, chiaro segno del grande sviluppo e del prestigio che aveva investito quell’area costiera palermitana.

Le qualità salutari dell’acqua minerale dell’Acquasanta erano conosciute dagli antichi per la cura di differenti patologie. Nel XVII secolo essa veniva consigliata dai medici come efficace purgativo, o ancora, per ottenere benefici nella cura di reumatismi cronici, calcoli e gotta. Alla fine dell’Ottocento venne persino avviato un business delle acque della borgata con l’apertura dello Stabilimento di bagni minerali dei fratelli Pandolfo.

Quelle acque del terreno Barca, appartenenti a un feudo letteralmente benedetto, portarono alla nascita e allo sviluppo di una lunghissima e ricca storia, divenuta oggi solo un nome come un altro, dentro una grande città come Palermo. Gli studiosi affermano che il territorio stesso diede il suo nome come origine dell’appellativo del generale cartaginese (appunto, Amilcare Barca).

Le sorgenti sacre avevano indotto Amilcare a disporre nella località il suo accampamento, ed è probabile che l’epiteto Barca sia stato attribuito da quel momento in poi al generale, appunto, Amilcare “il benedetto”. Ipotesi a parte, oltre suggestioni e miti, resta la bellezza di una storia tanto lunga quanto affascinante. Perché, si sa, a Palermo, nulla – e soprattutto i nomi più curiosi – è lasciato al caso.


 

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