RestART, il festival notturno per “ricominciare” a visitare Palermo

 

In un periodo di forte crisi a cui tutta Italia è costretta a far fronte, Palermo propone una ripartenza all’insegna della bellezza: RestART, il nuovo festival culturale “notturno”. Ne abbiamo parlato col curatore, Bernardo Tortorici.


RestART, il nuovo festival culturale palermitano, vuole celebrare, in chiave notturna, la bellezza di numerosi siti, richiamando l’attenzione di turisti, ma anche e soprattutto dei cittadini, in un periodo difficile come quello della pandemia da Covid-19.

Nasce in seno ad una realtà prestigiosa, quella curata da Bernardo Tortorici, presidente dell’associazione “Amici dei Musei siciliani”, che già da vent’anni opera nel mondo dell’arte nel territorio palermitano e gestisce luoghi in accordo con la Curia. Si occupa inoltre di organizzazione e promozione di manifestazioni quali “La notte dei Musei”, “Le vie Dei Tesori” e per ultima proprio RestART.

Ventotto luoghi, e quattro fra eventi e mostre, hanno aderito alla manifestazione aprendo le porte al pubblico. La kermesse interessa i weekend (venerdì e sabato) che vanno dal 3 luglio al 29 agosto, è progettata seguendo le linee guida delle attuali disposizioni di tutela e sicurezza della salute post Covid-19 ed è dotata di un sistema di prenotazione online sul sito www.restartpalermo.it.

L’iniziativa offre inoltre la possibilità, ai ristoratori ed a tutti gli esercizi commerciali che ne avranno interesse, di aderire e sostenere un progetto per la città di Palermo che vuole ripartire: sono previsti sconti per chi cena nei locali che aderiscono all’iniziativa e coupon omaggio per accedere ad uno dei siti della manifestazione. L’elenco dei ristoranti che aderiscono all’iniziativa è visionabile sul sito.

Abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con Bernardo Tortorici. Ci ha raccontato cos’è RestART e perchè è importante, soprattutto adesso, riprenderci il bello che ci circonda.

Qual è il motivo che dà vita a RestART? «Abbiamo ideato RestART perché la drammaticità del momento del Covid-19 non dava speranza alla riapertura dei luoghi e di rimettere in moto meccanismi di turismo. Nella disperazione del momento abbiamo pensato di ideare una manifestazione che fosse un segnale di ripartenza anche attraverso il logo, un tasto su cui premere play per ricominciare, e che mettesse insieme tutte le istituzioni della città. Fondazioni, associazioni, la città, la curia per dare tutti insieme un segnale comune di ripartenza partendo dai luoghi della bellezza. Attorno a questa iniziativa si sono unite anche Confcommercio attraverso l’associazione ristoratori, guide turistiche, per dare loro la possibilità di proporre itinerari. Ha un grande valore per i palermitani poter uscire il venerdì e il sabato sera per rivivere il centro storico; andare al ristorante e salire sulla cupola ad esempio. Il cuore dell’idea che vogliamo portare avanti è proprio questo, fare uscire i palermitani. Interessa tutti i venerdì e sabato di luglio e agosto ed è il seme di un’iniziativa che può diventare un’offerta turistica vera negli anni, di stampo corale. Non ci sono città in Italia che sono ripartire così».

La pandemia ha cambiato il modo in cui le persone vivono l’arte? «Forse c’è un’emozione in più, tornare nei luoghi e riprenderseli, un po’ come cancellare un incubo con un sogno, l’arte e la bellezza caccia via i cattivi pensieri. Attraverso una passeggiata all’Oratorio di San Lorenzo, osservando gli stucchi serpottiani o ammirando le opere di Caravaggio si allenta la tensione, ci si dimentica di ciò che è stato».

Cosa volete donare ai palermitani? «Il messaggio è quello di ridare fiducia e speranza, alimentati dalla certezza che noi possediamo la bellezza. Mi piace immaginare che ci approcciamo alla bellezza pensando: “siamo stati tre mesi lontani mia cara Annunziata di Antonello da Messina vengo a trovarti come se fossi la mia ragazza.” Voglio passeggiare per il chiostro di San Giovanni degli Eremiti, che ha un effetto particolare la sera, ha un’atmosfera e una poesia assoluta. Sono anche proposte emotive dato che la visione serale è un altra dimensione».

Come risponde la gente a questo invito alla bellezza? «La cittadinanza sta rispondendo bene. Non ci siamo messi nella prospettiva di avere folle, anche perchè stiamo partendo da un momento zero, dalla paura di uscire, da quella dei contatti con le persone, di tante cose. Questa manifestazione la vedo come le vecchie locomotive a vapore, dalla partenza lenta prima per mettersi a regime poi. Per me ogni persona in più che partecipa al festival equivale ad avere portato fuori una famiglia in più. Lo scopo di questa manifestazione è questo: tornare a vivere la città».