Tommie Lindh, storia di un martire nato per propaganda

Tommie Lindh, giovane svedese ucciso a coltellate da un sudanese, è diventato un martire dell’estrema destra in Europa. Ma come stanno davvero le cose?


La storia comincia nei primi giorni di Maggio, nella piccola città di Harnosand, un posto sicuramente sconosciuto a molti. Tommie Lindh, 19 anni, viene ucciso qui, per mano di Abubakar Mohamad, sudanese di 22 anni. All’apparenza, sembrerebbe un semplice fatto di cronaca nera; tuttavia, cercando il nome del giovane svedese su un motore di ricerca, oggi compaiono tra i risultati tantissimi siti di militanti politici di estrema destra e account social di attivisti dello stesso orientamento.

Secondo le notizie date da questi siti, il ragazzo svedese sarebbe stato ucciso mentre cercava di difendere una ragazza di 15 anni dal tentativo di stupro del ventiduenne e avrebbe ricevuto una coltellata dal sudanese, il quale avrebbe poi continuato con lo stupro della adolescente. In base a informazioni raccolte su Lindh, il ragazzo avrebbe avuto delle affiliazioni con gruppi neonazisti svedesi.

I giornali svedesi, tuttavia, raccontano una versione ben diversa della storia. La notte del 9 Maggio, Lindh e dei suoi amici sarebbero stati a una festa in una casa di Harnosand. Quella stessa notte, Lindh, gli amici e alcuni conoscenti presenti alla festa si sarebbero spostati nell’appartamento del giovane; tra questi, anche Abubakar Mohamad. Il sudanese, a quanto pare, sarebbe già stato accusato nel 2015 di stupro, per il quale avrebbe ricevuto una condanna ridotta perché ancora minorenne.

Ad un certo momento di quella notte, Abubakar avrebbe ucciso Tommie Lindh e, in un secondo momento, avrebbe anche stuprato la ragazza. Tuttavia, secondo le indagini, sebbene sia l’omicidio che lo stupro siano stati effettivamente commessi dal ventiduenne, non ci sarebbe una correlazione tra i due fatti, avvenuti in circostanze diverse.

Questo farebbe cadere la tesi secondo cui Lindh avrebbe trovato la morte in un eroico gesto di difesa della ragazza e quindi tutta la procedura di martirizzazione che, di fatto, i siti di propaganda politica stanno portando avanti sulla figura del ragazzo. Il tutto, peraltro, contro le parole della madre di Lindh che, parlando alla stampa, ha accusato questi gruppi di sfruttare la morte di suo figlio per attaccare alcune minoranze, primi fra tutti i musulmani.

La propaganda è nata anche da post di amici di Lindh, che hanno diffuso questa versione falsa dei fatti, elogiandolo come “un eroe della causa”. Il messaggio di propaganda è arrivato anche in numerosi paesi europei: Polonia, Olanda, Serbia, Romania, Grecia, Ungheria e Gran Bretagna ed è stato diffuso pure da gruppi di estrema destra in Italia. Messaggi di supporto sono arrivati anche dall’americano “Rise Above Movement“, un gruppo con numerosi legami con gli estremisti di destra europei. Da tutti questi soggetti sono partiti gesti di solidarietà accompagnati da simboli neonazisti, con minacce di vendetta diffuse tra gruppi Telegram e pagine Reddit.

La retorica diffusa attraverso Reddit, in particolare, è estremamente violenta: viene accusata la stampa di essere sottomessa e nemica del popolo, viene incitato il popolo svedese a riprendersi i suoi spazi contro “l’invasore” e abbondano le frecciate verso “il musulmano che attua le sue pacifiche pratiche”, che includerebbero anche lo stupro, secondo la voce di numerosi utenti. Il tutto con link a siti di informazione affiliata politicamente a questi gruppi e video di Youtube che spiegherebbero “la realtà dei fatti”.

Di recente, Facebook ha ricevuto critiche per non aver oscurato messaggi di un certo tipo, in contrasto con Twitter che si è invece esposto cancellandoli dai propri server.

Dietro alla polemica sui social più noti, troviamo anche la situazione paradossale di Reddit, che si trova a “isolare in quarantena” determinati gruppi: un’azione vista come un atto di censura dai militanti di estrema destra e come un semplice contentino dalla parte opposta, un modo per non perdere l’afflusso di guadagni dovuto all’aumento di partecipanti nei gruppi, isolati ma comunque accessibili, e che possono così continuare a diffondere la loro propaganda. Una propaganda che, adesso, include anche la strumentalizzazione della morte di un ragazzo, neppure ventenne, raffigurato come un martire contro l’invasione e la corruzione delle singole culture nazionali.