Riapertura spettacoli: torna il Teatro Massimo, ma con calma

 

Palermo sente di nuovo il profumo dell’opera ma dovrà pazientare: il Teatro Massimo è di nuovo “in pista”, o meglio, sul palco.


Il 15 giugno tornano le voci sui palchi, le pellicole “proiettate” sugli schermi e le note davanti a un (ristretto) pubblico. Tornano gli spettacoli, ma certamente, nel post-lockdown, non possono riattivarsi come prima. L’11 giugno, in particolare, il governo ha emanato un nuovo Dpcm che regola nel dettaglio spettacoli teatrali e cinematografici, mantenendo di fatto le stesse misure pubblicate il 17 maggio ma occupandosi di ogni settore specifico. Dal nostro canto, il teatro tanto caro a Palermo, il Teatro Massimo, sentirà scorrere di nuovo la frenetica vita artistica al suo interno. E in molti – anche se non saranno accontentati proprio tutti – non vedevano l’ora di “sentirlo” nel suo splendore acustico. 

Per il (vero) grande ritorno dovremo però aspettare ancora qualche mese, tre per l’esattezza. Questa meraviglia, dopo rimborsi e appelli a donazioni per continuare a sostenerlo, resta in stand-by ma la sua fama non ha mai accennato a diminuire. Il Teatro Massimo è riconosciuto per la sua acustica d’eccellenza. E si tratta di un riconoscimento che proviene non solo dagli estimatori dell’opera lirica e della musica classica. Esperti e professionisti del settore – ingegneristico e musicale – riconoscono al teatro palermitano il primato di costruzione più riuscita degli ultimi due secoli di edilizia a Palermo.

Gian Battista Filippo Basile e, successivamente, il figlio Ernesto furono gli artefici di questo splendore architettonico il cui nome esteso è “Teatro Massimo Vittorio Emanuele”. Precedentemente avevano visto l’inaugurazione luoghi come l’Opéra di Parigi (1861-75), o il Covent Garden di Londra. I lavori di realizzazione della struttura iniziarono nel 1875 e furono ultimati nel 1897, sostituendo di fatto una porzione di quartiere (nel mandamento Monte di Pietà) che venne rasa al suolo per far spazio al tempio dell’opera.

Basile (padre) conosceva perfettamente le tecniche del settore scientifico acustico. Nel momento della creazione del progetto del Teatro che vennero messe in pratica le trovate più interessanti ed efficaci per realizzare uno dei teatri più stupefacenti d’Europa. In primis il suo cuore, il teatro: la forma della sala a ferro di cavallo è il compromesso fra il motivo circolare romano, l’anfiteatro classico e le piante ellittiche borrominiane. I rapporti di grandezza e altezza fra vestibolo, sala e palcoscenico fanno sì che non venga intaccata la grandezza dell’uno o dell’altro elemento. Il rapporto fra l’altezza e l’ampiezza della sala e l’altezza e l’ampiezza del palcoscenico permette agli spettatori e agli artisti di ammirarsi vicendevolmente. A entrambi la possibilità di godere di una vista splendida.

Un problema storico da risolvere: evitare la dispersione del suono presso il palcoscenico. Nel XIX secolo, le orchestre, normalmente, venivano inserite quasi “in mezzo” al pubblico e distanziate sistematicamente dagli attori. In tutti i teatri italiani il proscenio (la zona anteriore del palcoscenico) veniva spinto verso gli spettatori con una curva molto accentuata verso il centro sala. L’orchestra ospitata al suo interno risultava, così, abbastanza concentrata in uno spazio compatto e centrale. L’architetto Basile applicò la soluzione opposta per la Sala Grande: pose l’orchestra sotto l’arco armonico riducendo, e di molto, la curva di quest’area dedicata ai musicisti. L’orchestra risulta allora riavvicinata al palcoscenico arrivando fino ai palchi laterali. 

Con la scelta “controcorrente” dello schiacciamento (e allargamento) dell’orchestra verso il palcoscenico Basile guadagna spazio per la sala. Insieme alla maggiore capienza, escogita contemporaneamente le migliori soluzioni per una buona acustica. Il tutto in assenza di leggi scientifiche certe che avrebbero consentito – come avrebbero fatto successivamente – operazioni “guidate” da conoscenze tecniche comprovate. È il problem solving d’altri tempi, tentativi e sforzi progettuali immani.

Soltanto nell’ultimo secolo gli esperti hanno potuto confermare l’ottima riuscita delle geniali trovate di Basile. Tramite principi fisici ed evidenze scientifiche si è potuta affermare l’efficienza acustica del Teatro Massimo. La superficie del lato inferiore dell’arco armonico è quella di un conoide di rivoluzione, con le generatrici nettamente inclinate. In questo modo le onde provenienti dal palcoscenico non si riflettono nella parte bassa della sala. Così, non incontrandosi con differenze di tempo con quelle dirette provenienti dall’orchestra, si evitano fastidiosi miscugli di suoni. Per questo – e tanti altri motivi – i musicisti stessi lodano l’amplificazione dei propri strumenti, come fossero “esaltati” da una potente microfonazione.

Il soffitto della sala è inclinato verso la bocca d’opera del 6 per cento: è l’ennesimo stratagemma per allontanare le onde sonore dal riflesso in basso. Il teatro, alla prova dei raggi X, mostra al di sopra del maestoso soffitto una vastissima camera di risonanza: una buona soluzione per “acchiappare” il suono senza respingerlo subito giù. 

Tra le idee del Basile, la definizione dei tramezzi dei palchi offre un minimo ostacolo alla propagazione delle onde. Altri fenomeni di riflessione eccessiva sono evitati con l’introduzione di una superficie elastica. Si tratta di sottili tavolette di tiglio, lavorate su telai di castagno inserite nelle pareti della sala. 

Ma non finisce tutto con la definizione della Sala Grande. Nella “rotonda del mezzogiorno”, chiamata più frequentemente Sala pompeiana, è possibile avvertire un effetto di risonanza particolare, appositamente ottenuto dall’architetto: la leggera asimmetria della sala permette a chi si trova al centro esatto della sala di udire la propria voce notevolmente amplificata. Dal resto dell’ambiente, però, la risonanza è spropositata e risulta impossibile comprendere dall’esterno della rotonda quanto viene detto al suo interno. Non sarebbe la prima volta che una struttura risulti appositamente “studiata” per ottenere distorsioni o effetti particolari sulle voci degli astanti. 

Dentro una pandemia che non sembra voler salutare del tutto l’Italia, il Teatro Massimo subirà delle modifiche non indifferenti alle attività che vi si svolgeranno all’interno. Saranno al massimo 200 (su una capienza di 1300 per la “Sala Grande”) gli spettatori nei luoghi chiusi, per ogni singola sala. Ovviamente dovrà essere garantita anche la distanza tra gli orchestrali, oltre che ulteriori misure precauzionali da adottare nelle prove e l’uso dei guanti qualora in scena si faccia uso di oggetti. Ma possiamo dirlo, calendario eventi alla mano: il Teatro Massimo, uno dei più grandi e importanti d’Europa, si “riaccende” e ‘stavolta  non per lo streaming.

Foto in copertina Matthias Süßen


 

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