Palermo alla “Fase 3”: la parola ai locali

 

Quelle appena trascorse sono state settimane di fuoco per la movida palermitana. Siamo alla Fase 3 inoltrata ma regna ancora l’incertezza.


La riapertura dei locali, stabilita con l’Ordinanza del Presidente della Regione n. 21 del 17 maggio 2020, ha inaugurato nel capoluogo siciliano una fase di profonda incertezza, fatta di controlli stringenti, perimetri a ingresso contingentato e fasce orarie limitate. Inoltre, reduci da due mesi di chiusura forzata e in assenza di aiuti da parte dello Stato, molti imprenditori si sono trovati privi di liquidità e, pertanto, hanno rinunciato ad aprire i battenti, non potendo acquistare le derrate e il materiale obbligatorio per la sanificazione.

Coloro i quali, invece, hanno dato seguito al via libera, sono divenuti – insieme ai residenti – gli attori involontari di uno scontro che vede interfacciarsi, su opposte barricate, da un lato l’amministrazione comunale, alle prese con l’emergenza in atto, e dall’altro il senso civico dei palermitani e la stagione estiva alle porte.

Basti fare riferimento, a questo proposito, al primo tormentato periodo di applicazione della nuova normativa anti-assembramento, che ha visto tra l’altro il sequestro per cinque giorni del locale Berlin di via La Lumia e di tre locali a Piazzetta della Canna, tra cui il Malox. In particolare, i gestori sono stati sanzionati per un importo di 400 euro ciascuno per via delle violazioni delle misure di contenimento, verificatesi davanti agli esercizi, con i clienti che consumavano senza rispettare il distanziamento o sostavano privi di dispositivi di protezione. Addirittura, nel caso del Berlin, era stato lo stesso titolare ad avvertire le forze dell’ordine per scongiurare gli assembramenti, finendo poi con l’essere multato dai vigili della municipale.

In seguito a questi episodi, il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, nel tentativo di evitare nuove occasioni e situazioni di disturbo, ha emanato un’ordinanza – parzialmente modificata in seguito alle proteste dei gestori – vietando per i prossimi 30 giorni, a tutti gli esercizi, la vendita per asporto di bevande alcoliche in contenitori di vetro prima delle ore 8:00 e dopo le ore 20:00. Risultano esenti da questo divieto coloro i quali svolgono anche attività artigianali di produzione e vendita di prodotti di gastronomia pronti per il consumo immediato. Questi ultimi, infatti, sono autorizzati all’asporto di alcolici fino alle ore 24:00. L’ordinanza stabilisce altresì la chiusura di tutti i locali all’1:30 con sanzioni fino a 5 mila euro a carico dei trasgressori.

È stata invece sospesa l’applicazione del provvedimento in esame nei confronti dei distributori automatici. Il giudice della seconda sezione del TAR Sicilia, Cosimo Di Paola, ha, infatti, accolto il ricorso presentato da Antonio Romano, legale rappresentante della Luxury Life srl, rivendicando la presenza di una disparità rispetto al trattamento riservato a gastronomie e rosticcerie.

Quanto ai gestori dei locali, la loro reazione non si è fatta attendere. Dalle loro testimonianze, emerge, chiara, l’insofferenza riguardo ad una normativa che fa della movida un capro espiatorio, trasformando i suoi rappresentanti in sceriffi di fatto, caricati della responsabilità di individuare e bloccare i cittadini che non rispettano le misure di sicurezza. Senza contare che, l’ordinanza, non sembra affatto tenere conto delle differenti tipologie di esercizio esistenti: un ristorante o un locale per aperitivi non subirà lo stesso danno di un cocktail bar che solitamente vede arrivare i primi clienti intorno alle 23:00.

Protesta dei gestori davanti Palazzo delle Aquile (foto di Francesco Pedone)

«L’ordinanza del Comune lascia esterrefatti» – commenta Francesco Pedone, titolare del locale Wanderlust. «In un momento in cui le imprese cercano di rialzarsi, in assenza di aiuti economici da parte del Governo e del Comune, viene dato quello che è un vero e proprio colpo di grazia. Si vuole approfittare dell’emergenza covid-19 per lottare contro la “movida selvaggia”, un problema che attanaglia Palermo da anni, ma che viene combattuto nel modo più assurdo: invece di svolgere controlli a tappeto si va avanti a colpi di ordinanze che non fanno altro che rendere impossibile il lavoro. Si cerca di creare una guerra “residenti contro commercianti” quando l’unico modo per uscirne sarebbe lottare insieme contro ogni abusivismo».

E sulla necessità di un’azione il più possibile improntata al dialogo e alla comunicazione tra gli esercenti, il Comune e la Prefettura, si è pronunciato altresì Turi Vasques, titolare del Malox. Sulla pagina Facebook del famoso locale di Piazzetta della Canna, è spuntato nei giorni scorsi il seguente post: «Viviamo in una fase estremamente concitata e confusa; nessuno di noi sventola bandierine di parte, siamo abituati a costruire e non a distruggere. Nel post quarantena e riapertura abbiamo provato in tutti i modi a non piangerci addosso e lottare, come siamo abituati a fare; cultura, solidarietà, ambiente sono i tre cardini dai quali siamo ripartiti, noi come squadra, come team al completo. Alle ovvie difficoltà di questo periodo si sono aggiunte difficoltà nei rapporti tra noi e le istituzioni di questa regione (oseremmo dire a 360 gradi). Istituzioni sempre e comunque da noi rispettate. Siamo convinti sia giunto il momento di esporre quali sono i nostri punti fondamentali per continuare un dialogo, nel rispetto anche di altre attività similari alla nostra che magari non la penseranno allo stesso modo». Il post continua poi con un vero e proprio programma di gestione congiunta dell’emergenza, suddiviso in otto articoli.

In particolare, il gestore del Malox propone: la creazione di un portale ufficiale, attraverso il quale Comune e Prefettura possano informare gli esercenti circa ordinanze, circolari, regolamenti in materia; l’organizzazione periodica di tavoli di incontro tra residenti, attività e amministrazione, così da favorire la stipula di protocolli d’intesa tra i soggetti medesimi; l’attivazione di meccanismi premiali per i locali che fanno uso di materiale da riciclo o biodegradabile; la possibilità di concordare insieme a Comune e prefettura metodi di controllo coerenti in tema di assembramento.

A tali richieste si sommano, inoltre, quelle che nel pomeriggio di giovedì sono state presentate al Sindaco stesso da una delegazione di gestori guidata da Alfonso Zambito, titolare del Berlin e Presidente di “Feipe Palermo Assoimpresa”, la federazione italiana dei pubblici esercizi e dello spettacolo che nel capoluogo siciliano conta circa 150 aderenti.

Nello specifico, tra le proposte depositate a Palazzo delle Aquile, ci sono la sospensione delle attività alle 2:00, nonché la possibilità di vendere per asporto, sino alle 23:00, in vetro, e tra le 23:00 e le 2:00 in plastica. Un’ulteriore richiesta ha, poi, riguardato l’accelerazione dell’iter legato al provvedimento di concessione del suolo pubblico, onde poter, eventualmente, ampliare il numero delle sedute a disposizione.

Il Primo cittadino, dal canto suo, si è mostrato disponibile al dialogo e ha fissato, d’accordo con i titolari dei pub, un nuovo incontro, previsto per mercoledì prossimo, alla presenza dell’Assessore alle Culture, Adham Darawsha. Infatti Orlando, riprendendo una proposta portata avanti già nel 2013 dallo stesso Turi Vasques, ha paventato la possibilità di una concessione a titolo gratuito degli spazi di Villa Trabia, Giardino Inglese e Villa Giulia, ai gestori dei locali di Palermo per l’organizzazione di eventi socio-culturali, concerti e manifestazioni.

Foto in copertina di Ester Di Bona (scattata prima del dpcm sul coronavirus del 8/3/2020)