La vendetta di Piñera

 
 

Dal Cile arriva la lettera di una donna che denuncia omicidi e soprusi verso il popolo Mapuche. Per questioni di sicurezza ha chiesto di rimanere anonima.


Come già raccontato da Eco Internazionale, i popoli nativi del Sud America stanno vivendo anni particolarmente difficili, specialmente durante una pandemia che aggiunge ulteriori difficoltà a tensioni sociali ancora irrisolte. Condividiamo la lettera di una donna che denuncia omicidi e soprusi verso il popolo Mapuche del Cile. Per questioni di sicurezza ha chiesto di rimanere anonima.

«Il 18 ottobre 2019 è scoppiato quello che oggi potremmo definire un “focolaio sociale”, causato dalle continue irregolarità, dalla corruzione e dalle ingiustizie commesse dal diritto anacronistico di questo paese. 

Da quando ha assunto il suo secondo mandato, il Presidente è stato incaricato di dichiarare guerra ai propri cittadini, in particolare al popolo Mapuche, con l’assassinio di Camilo Catrillanca durante l’Operazione “Uragano”, orchestrata dallo Stato e dai Carabineros de Chile per incriminare i leader Mapuche

Un’operazione di facciata che la polizia cilena ha utilizzato per coprire la frode milionaria di 29.000 miliardi (CLP) per la quale era indagata. Questa operazione consisteva nell’impianto di false chat nei telefoni cellulari dei leader Mapuche allo scopo di formulare accuse e incarcerarli: uno scandalo scoppiato all’inizio del 2018, quando per la prima volta sono state verificate le continue molestie e gli attacchi perpetrati dalla polizia verso il popolo Mapuche

Catrillanca ha difeso il suo popolo e la sua identità culturale e non ci sono mai state prove di crimini o atti terroristici. Catrillanca è stato ucciso: gli hanno sparato alla schiena mentre guidava un trattore nel suo campo. Da tempo chiedeva la smilitarizzazione dell’area di Ercilla (costantemente assediata) dove bambini, madri, adolescenti, uomini e anziani sono ininterrottamente molestati dalle forze di polizia. 

Potremmo anche parlare dell’omicidio del werken [“messaggero”, ovvero il portavoce di una comunità Mapuche] Alberto Treuquil, ucciso il 4 giugno scorso per mano di persone sconosciute con un colpo di proiettile, durante la ricerca di un cavallo perduto. Fino ad oggi non solo non si sa chi abbia attaccato la comunità Mapuche We Newen di Collipulli –  anche questa costantemente sotto assedio – ma dalla stessa comunità hanno riferito minacce costanti e persecuzioni della polizia dal 13 Maggio. Ciò che è insolito è che Treuquil ha denunciato minacce da parte della polizia due settimane prima della sua morte, il che rende il suo omicidio ancora più confuso.

Va detto che le città di Ercilla e Collipulli si trovano nella regione dell’Araucanía, dove sono installati silvicoltori dei gruppi economici Matte (CMPC) e Angelini (Bosques Arauco). I livelli di intervento di questi gruppi economici in Cile sono vasti e le loro reti commerciali hanno dimostrato la loro enorme capacità di influenzare partiti politici, poteri pubblici, autorità, media (principalmente la carta stampata e il canale Open TV).

Non è un caso dunque se la reazione dei Mapuche per fermare la dannosa espansione forestale in questi territori sia minata da repressioni della polizia, accuse giudiziarie, manipolazione delle comunicazioni e complicità delle autorità. Le comunità Mapuche non solo sono insorte per rivendicare i territori storici e per fermare i gravi impatti causati dalle piantagioni forestali ma stanno anche affrontando direttamente i gruppi economici più potenti del Cile.

In questo momento stiamo vivendo una pandemia ma ciò non sembra importare all’esecutivo, che insiste nell’ignorare un popolo che vive nella miseria, nella fame e nella desolazione. L’inefficacia di questo governo ci ha regalato oggi un’epidemia incontrollata, per cui ci aspettiamo un crollo maggiore di quello che hanno avuto l’Italia e la Spagna, mentre si gioca con le quarantene dinamiche invece di dichiarare una quarantena totale, a dimostrazione dell’inefficienza del Ministero della salute. 

Il governo ha continuato a favorire le grandi imprese, a spese dei lavoratori e dei ceti meno abbienti, che si ammalano di Covid-19: lo stato non assicura che avranno aiuto con cibo né denaro e si conta un gran numero di disoccupati. Ma cosa possiamo chiedere a un paese latinoamericano che si è vantato di essere il miglior esperimento di neoliberismo imposto dagli Stati Uniti?

Ancora oggi vediamo con timore reverenziale le stesse forme di repressione che abbiamo denunciato dall’inizio delle proteste: la repressione che vivono i nostri fratelli afroamericani è vissuta dal popolo Mapuche, è vissuta dagli immigrati e dai poveri del Cile da più di trent’anni. Apparentemente, l’agenda di questo presidente è di continuare la sua “vendetta” anche durante un’emergenza globale come quella del coronavirus. Oserei dire che è una vendetta per “l’epidemia sociale” del 18 ottobre: in questa particolare situazione ha approfittato del fattore tempo per “ritardare” il plebiscito atto a cambiare la nefasta Costituzione di Pinochet, ha rafforzato la repressione, ha emanato leggi per aumentare le risorse della polizia e l’acquisto di armi ed ha continuato l’assedio della polizia sulle comunità Mapuche

Al presidente non basta restare al potere, la sua disconnessione con la realtà e la sua megalomania si traducono in sostegno interessato e propaganda, come dimostra la fornitura di scatole di cibo in diretta TV (pagato con le tasse di tutti i cileni), per cercare di vincere alle urne: uno spettacolo patetico. Sfortunatamente per lui, le persone si sono svegliate e si sono rese conto di non essere sole, dal momento che a ottobre molti hanno perso la vita protestando.

I sistemi ospedalieri sono crollati, il bilancio delle vittime dichiarato all’OMS è superiore a quello riferito ai cileni e ci sono molte persone che vivono in situazioni di sovraffollamento e povertà. Sono fermamente convinta che questa sia una vendetta: Piñera ha dichiarato guerra al proprio popolo dal 21 ottobre 2019, quando ha scelto una repressione che ci ha ricordato uno dei momenti peggiori della nostra storia: la dittatura. Lo scrivo perché ho un dovere morale di fronte a tanta ingiustizia ed è spregevole che in un’emergenza mondiale continuiamo a essere repressi per ciò che siamo e il modo in cui esprimiamo noi stessi. Il popolo Mapuche e tutto il Cile attendono con impazienza la giustizia che sarebbe dovuta arrivare negli anni ’90 ma che ora più che mai merita e deve arrivare».

(Traduzione di Alice Castiglione)