Approvato il Decreto Scuola, da oggi lo sciopero dei sindacati

 
 

Dopo l’approvazione del Decreto Azzolina, i sindacati rivendicano compatti un provvedimento organico e con maggiori risorse economiche. Sulla scuola non si può più risparmiare.


L’ultimo giorno di questo particolarissimo anno scolastico sarà anche il primo giorno di sciopero contro il Decreto Scuola. Per i sindacati, le misure approvate lo scorso sabato dalla Camera dei deputati per far fronte a ciò che potrebbe accadere a settembre, quando le campanelle torneranno a suonare, rimangono infatti frammentarie e insufficienti.  

La nuova legge, promossa dal ministro dell’istruzione Lucia Azzolina e adottata dai deputati con 245 voti favorevoli e 122 contrari – una volta superato l’ostruzionismo dell’opposizione ed in particolare di Lega e Fratelli d’Italia che per due giorni hanno ininterrottamente contestato le misure del Decreto, sventolando  anche uno striscione con la scritta “Azzolina bocciata” –  contiene disposizioni specifiche e semplificate per la conclusione dell’anno scolastico 2019-2020

Il provvedimento regola anzitutto la valutazione degli alunni delle elementari (che, dal prossimo anno, dovrebbe vedere il ritorno ai giudizi al posto dei voti numerici) e lo svolgimento degli esami di terza media – a distanza, con la presentazione di una tesina – e della Maturità che, a partire dal 17 giugno, sarà invece in presenza ma soltanto orale. 

Ai sindaci e ai Presidenti di provincia e di Città metropolitane, il decreto conferisce speciali poteri commissariali per velocizzare gli interventi di edilizia scolastica e garantire il regolare adeguamento delle strutture alle misure di distanziamento e di sicurezza anti contagio. 

Nel testo, anche un provvedimento per garantire alle famiglie degli alunni disabili la possibilità di richiedere ai presidi la reiscrizione del proprio figlio all’anno di corso appena frequentato – e reso complicato dall’introduzione della didattica a distanza –  nonché misure dedicate agli studenti privatisti che, svolgendo  l’esame a Settembre, potranno partecipare con riserva alle prove di ammissione ai corsi di laurea a numero chiuso e ai concorsi pubblici o di abilitazione che richiedano il diploma di primo grado.

Quanto al concorso straordinario volto alla stabilizzazione degli insegnanti nelle scuole medie e superiori, il decreto Azzolina prevede che i docenti ammessi alla selezione debbano sostenere una prova online con domande a risposta aperta, anziché un questionario a risposta multipla come inizialmente previsto dal bando pubblicato lo scorso aprile in Gazzetta Ufficiale. Le prove si svolgeranno non appena le condizioni epidemiologiche lo permetteranno e saranno diverse per ogni classe di concorso. Ai vincitori che rientrano nel numero di posti previsti per l’anno scolastico 2020-2021 sarà comunque essere riconosciuta la decorrenza degli effetti giuridici del contratto, anche ai fini dell’anzianità, dal 1° settembre 2020.

La nuova legge dovrebbe inoltre consentire una assegnazione più rapida delle supplenze, prevedendo l’aggiornamento, la provincializzazione e la digitalizzazione delle graduatorie. Per alleggerire il carico di lavoro delle segreterie degli istituti scolastici, gli uffici territoriali del Ministero seguiranno direttamente le procedure per l’assegnazione delle supplenze mentre l’informatizzazione della presentazione delle domanda accelererà ulteriormente il tempo di assegnazione. Una tavola rotonda presieduta dal ministro Azzolina sarà infine istituita e periodicamente convocata per ridiscutere i percorsi abilitanti e l’accesso all’insegnamento dei docenti.

In attesa di ulteriori istruzioni operative da parte del Ministero, che sia in vista della Maturità o della riapertura di settembre, molti istituti stanno iniziando a riorganizzarsi per uniformarsi alle indicazioni di sicurezza  previste per il ritorno tra i banchi di scuola. Se alcuni dirigenti scolastici iniziano già a predisporre divisori in plexiglas, con mascherine obbligatorie e visiere, molti altri dubitano che la didattica in presenza possa effettivamente riprendere a settembre in tutte le parti d’Italia. In questo solco si inseriscono i dubbi e le perplessità dei sindacati scuola che, da giorni ormai, protestano contro la mancata organicità del nuovo decreto, il quale non prevedrebbe disposizioni dettagliate né tanto meno finanziamenti adeguati a garantire la riapertura in sicurezza delle scuole su tutto il territorio nazionale. 

«Quella del governo è un’azione sostanzialmente inconsistente», hanno commentato compatti Flc-Cgil, Cisl e Uil Scuola. Snals e Gilda lamentano l’insufficienza delle risorse economiche stanziate per consentire la stabilizzazione ed il potenziamento degli organici, sia del personale docente che del personale ATA, e assicurare l’applicazione delle misure anti contagio in tutte le scuole d’Italia.

Così, a partire da oggi lunedì 8 giugno inizierà lo sciopero di docenti, personale ATA e dirigenti scolastici che chiedono al governo un provvedimento legislativo dettagliato, idoneo ad assicurare le dovute garanzie a insegnanti, studenti e famiglie. Alle mobilitazioni si uniranno anche le associazioni e i comitati dei genitori che, con l’iniziativa “Apriti Scuola”, dalla fine di maggio, nelle piazze e nei parchi italiani, organizzano lezioni e incontri all’aperto, protestando per la riapertura in sicurezza degli istituti scolastici anche come modo per garantire l’uguaglianza degli studenti nell’apprendimento.

Aldilà del dato specifico, della maggiore o minore incisività dell’una o dell’altra disposizione del decreto in questione, dunque, ad emergere come impellente è l’esigenza di ridisegnare, ripensare e rilanciare, potenziandolo, l’intero sistema scolastico italiano. La crisi sanitaria, che ha reso necessari provvedimenti specifici e tempestivi, ha evidenziato infatti tutta la debolezza della scuola italiana. Complici indubbiamente gli ingenti tagli cui, da anni ormai, è costretta l’istruzione, il sistema scolastico non appare sempre idoneo a garantire il diritto allo studio e dunque la crescita, l’autonomia e l’inclusione degli studenti né è capace di tutelare le prerogative e la professionalità della classe docente. L’emergenza Covid-19 dovrebbe allora potersi rivelare come occasione propizia per una profonda e complessiva riforma della scuola che ridia centralità ai diritti e ai bisogni delle diverse componenti scolastiche e chiarisca una volta per tutte che no, sull’istruzione non si può risparmiare.