Skam Italia 4: oltre gli stereotipi del mondo musulmano

 

La quarta stagione di Skam Italia ci fa entrare nel mondo di Sana, la ragazza musulmana combattuta tra rigidità religiosa e voglia di fare esperienze.


Il 15 maggio scorso è uscita su Netflix, in collaborazione con Timvision, la quarta (e forse ultima) stagione di Skam Italia, creata e diretta da Ludovico Bessegato, adattamento italiano ispirato alla omonima serie norvegese. Il format è stato sempre lo stesso per tutte le stagioni: focalizzarsi su un personaggio, o meglio su una coppia di personaggi, sviluppandone le vicende: Eva e Giovanni nella prima, Martino e Niccolò nella seconda, Eleonora ed Edoardo nella terza, Sana e Malik nella quarta.

Ogni stagione ha toccato temi scottanti quali il bullismo, i disturbi alimentari, l’omosessualità, e in senso lato tutto l’aspetto della sessualità dal punto di vista adolescenziale, con l’ansia di avere un fidanzato, la fretta ingiustificata di dare il primo bacio, di non essere più vergine; in generale il volersi spingere sempre oltre i propri limiti, tipico di quell’età, non solo nel sesso, ma anche con l’alcool e la droga.

Le figure adulte sono lasciate appositamente ai margini: genitori praticamente assenti, ridotti a delle semplici comparse, troppo presi dai loro problemi (le madri di Eva ed Eleonora donne in carriera perennemente fuori casa, la madre di Martino con una depressione latente); l’unica figura che più si avvicina a un adulto è quella di Filippo, il fratello maggiore di Eleonora, interpretato da Pietro Turano, che cerca di rimettere insieme i cocci della sua vita e quella degli amici di sua sorella, tra una “tisanina zenzero e curcuma”e una passeggiata nella gay street.

Con la quarta stagione Bessegato (coadiuvato dalla sociologa e scrittrice Sumaya Abdel Qader) ci fa entrare nel mondo di Sana (interpretata da Beatrice Bruschi), la ragazza musulmana del gruppo. Schietta, intelligente, pungente, sarcastica: nelle prime tre stagioni Sana viene dipinta come la ragazza sicura di sé, con la risposta sempre pronta, una che sa il fatto suo e che non viene scalfita dalle prese in giro del mondo circostante.

E invece non è così: Sana si scopre fragile, piena di paure, di dubbi, in lotta costante tra la rigidità del suo credo e la voglia di “occidentalizzarsi” per sentirsi più inclusa nella vita delle sue amiche, spesso così distanti da lei.

A un certo punto Sana si trova lontana non solo da Eva, Federica, Silvia, ma anche dalle sue stesse coetanee musulmane: disorientata in un mondo che non le appartiene, comincia ad avere degli atteggiamenti sbagliati che non fanno altro che instillare in lei il senso di colpa e sgretolare quelle poche certezze che le restano.

Sana non riesce più a comunicare, persa in una costante sensazione di disagio e inadeguatezza. Improvvisamente quegli sguardi carichi di pregiudizi da cui era riuscita sempre a proteggersi le trafiggono il cuore e la confondono: organizzare il viaggio di maturità con le amiche diventa un incubo, a causa di situazioni evidentemente inconciliabili con la sua fede (come ospitare ragazzi estranei nella stessa casa), la prima cotta adolescenziale diventa motivo di turbamenti interiori non appena scopre che Malik (Mehdi Meskar) ha abbandonato la religione musulmana.

Sana si interroga, si fa domande, continuamente, su tutto: e non sempre trova le risposte, proprio lei che appare sempre così razionale e così dura con se stessa, e con gli altri, proprio lei non riesce più a distinguere cosa è giusto e cosa è sbagliato, circondata da ipocrisia e menzogne, viste anche in suo fratello Rami, che non esita a ubriacarsi andando contro i principi del Corano.

L’unico momento in cui riesce a stare serena e a riconciliarsi col mondo è durante la preghiera: momenti scanditi dal suo cellulare e che lei aspetta con trepidazione, anche se interrompono la musica trap nelle sue cuffie.

Sana viene raccontata nella sua difficoltà di ragazza musulmana, nata e cresciuta in Italia, che sembra integrata al 100%, ma in realtà non lo è, e forse non lo sarà mai. Diventa l’occasione per indagare gli stereotipi che caratterizzano il mondo musulmano, tra i giovani e non solo; e sarà proprio il confronto con Martino (Federico Cesari), forse colui che può capire meglio di tutti lo stato di disagio della ragazza, che le farà capire l’importanza del dialogo, delle spiegazioni, anche quando vengono fatte domande stupide: «[…] se noi vogliamo fargli capire le nostre differenze, dobbiamo dargli delle risposte intelligenti alle loro domande stupide, perchè poi altrimenti sennò loro continuano a darsi delle risposte stupide alle loro domande, da soli, e così non ci capiremo mai».

La comprensione, è proprio questa la chiave di volta: non fermarsi alle apparenze, non avere paura di domandare, né tantomeno di rispondere, e cercare di comprendere chi abbiamo di fronte, rispettando i suoi punti di vista; perché le differenze sono ricchezza, e le ricchezze si difendono e si coltivano, anche a costo di fare domande stupide.


 
... ...