“World Press Freedom Day”: nel mondo oggi si celebra la libertà di stampa

 
 

«Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. Pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo».

Questo è il modo in cui Giuseppe Fava, nell’ultimo intervento da direttore de “Il Giornale del Sud”, illustra le radici, i punti cruciali su cui devono essere fondate le basi di un giornale. Queste sue parole, sempre attuali, ritornano in mente oggi più che mai.

Oggi, infatti, è una giornata dedicata alla libertà: se, per l’Italia, il 3 maggio di quest’anno segna la fine della “Fase 1”, determinata dal governo per far fronte alla diffusione dell’epidemia da Covid-19, non bisogna far passare in secondo piano il fatto che nel mondo si celebra la libertà di stampa.

Istituito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1993, il “World Press Freedom Day” si prefigge di promuovere azioni concrete e iniziative finalizzate alla strenua difesa della libertà di stampa, stimolare dibattiti e, contestualmente, ricordare i giornalisti che hanno perso la vita nell’esercizio della professione.

Il 3 maggio costituisce, tra l’altro, un’opportunità per valutare la situazione nel mondo, una giornata che si propone di richiamare l’attenzione, allertare e sensibilizzare. Come ogni anno, l’organizzazione non governativa Reporters Sans Frontières (RSF) ha pubblicato, lo scorso 21 aprile, il “World Press Freedom Index” del 2020, la classifica annuale che ordina i Paesi del mondo in base al loro grado di libertà di stampa.

In particolare, l’edizione 2020 pone l’accento sul fatto che il prossimo decennio sarà decisivo nel determinare le sorti del giornalismo. La pandemia generata dal Covid-19 – si legge – moltiplica le minacce al diritto di un’informazione libera, pluralista e affidabile.

Più nel dettaglio, quest’anno l’Italia risale di due posizioni nella classifica, dal 43esimo posto occupato nel 2019 al 41esimo nel 2020. Nella breve presentazione pubblicata a complemento della scheda Paese dell’annuale ranking, l’organizzazione non governativa pone l’accento sugli oltre 20 giornalisti italiani costretti a vivere sotto scorta – in particolare nel Lazio e al Meridione – a causa delle minacce ricevute per via del loro lavoro.

Nella medesima presentazione, sono citati i casi di Mario De Michele, direttore di CampaniaNotizie.com, sfuggito a un attentato nel novembre 2019, e quelli dei giornalisti attaccati verbalmente e fisicamente a Roma, durante lo svolgimento del proprio lavoro, da appartenenti a gruppi neofascisti.

Quanto agli altri Paesi, nel 2020 la Norvegia mantiene il podio per il quarto anno consecutivo e la Finlandia resta al secondo posto, seguita da Danimarca, Svezia e Paesi Bassi, rispettivamente al terzo, quarto e quinto posto. In fondo alla classifica, pochi cambi di direzione. La Corea del Nord, 180esima, perde una posizione rispetto allo scorso anno, estirpando l’ultimo posto al Turkmenistan. L’Eritrea, 178esima, si conferma peggior Paese del continente africano.

Obiettivo principale del “World Press Freedom Day” resta quello di ricordare ai governi il rispetto dell’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani in base al quale “ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione senza interferenze e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee, attraverso ogni mezzo e senza frontiere”.


 
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