«Abbiamo paura che nessuno faccia nulla», i gravi ritardi sui controlli in aeroporto a Londra

 

Per “Lettera Q“, le testimonianze da un mondo in quarantena per l’emergenza coronavirus, pubblicate da Eco Internazionale ogni domenica.


Mentre in Gran Bretagna si sono superate le 27 mila vittime (circa un quinto solo a Londra), con un picco spaventoso non ancora giunto al suo massimo, la paura è aumentata ogni giorno di più, soprattutto nella Capitale, dove per circa un mese si sono attese misure ben più stringenti nella lotta al coronavirus. Negli aeroporti inglesi, a marzo, le attività e il traffico erano ancora intensi, a discapito di una pandemia annunciata. Questa lettera è la testimonianza di una lavoratrice in aeroporto che descrive il viavai sul posto di lavoro nelle prime settimane di marzo, circa due settimane dopo i primi piccoli focolai sparsi per tutta l’Europa. Oggi la situazione e le misure sono cambiate, gli aeroporti sono quasi del tutto blindati, ma la preoccupazione per la diffusione del virus è arrivata molto prima del lockdown inglese.

Marzo 2020. In questi giorni ho vissuto una situazione poco serena, prima di tutto perché sono lontana dalla mia famiglia, lontana dal mio Paese. Premetto che vivo e lavoro a Londra da 5 anni e finora mi sono sentita sempre sicura e tranquilla.

In questi ultimi tempi, parlando a casa e constatando la situazione generatasi in Italia dall’oggi al domani, ho creduto – e ultimamente, anche un po’ sperato – di poter ricevere notizie di provvedimenti simili anche in Regno Unito. Purtroppo non è accaduto ancora.

Lavoro in un negozio di telefonia in aeroporto e posso dire con certezza che il contatto col pubblico è massimo. Ci ritroviamo a parlare faccia a faccia con poca distanza, a toccare telefoni del tutto poco igienici già normalmente. In più, ci siamo ritrovati con poco igienizzante per le mani dato che purtroppo è difficile da trovare in tutta la città ormai da più di una settimana. La nostra compagnia dice che dovrebbe arrivare in due settimane e di arrangiarsi un po’ se lo si trova noi, privatamente. Inoltre sono arrivate per la prima volta delle salviettine per pulire i cellulari.

Le mascherine? Ci hanno vietato di usarle, perché qui “dicono” che non servono a prevenire niente. Inoltre, puoi metterti in auto-isolamento per sette giorni solo se hai sintomi provati, ma al momento sembra quasi che se ti metti in isolamento è perché non vuoi andare a lavoro. Molti colleghi con tosse o sintomi influenzali continuano ad andare a lavoro ogni giorno.

Altro fatto da considerare? Nelle ultime settimane abbiamo avuto clienti che arrivavano da tutte le parti dell’Asia: cinesi, iraniani, giapponesi e filippini. Tutti appena arrivati in aeroporto e pronti a venire in negozio per prendersi una scheda. Alcuni di loro avevano chiaramente sintomi influenzali.

Avranno controllato in aeroporto, prima di farli girare liberamente in città? No, perché qui in aeroporto non controllano minimamente nulla, da dovunque tu arrivi. Devo dire che non sono minimamente tranquilla, specialmente dopo le ultime dichiarazioni del nostro Primo Ministro, Boris Johnson. Il piano UK è totalmente una follia.

Per andare a lavoro qui si viaggia quasi tutti coi mezzi pubblici, il che significa stare in un vagone schiacciati tra 100-140 persone, chi starnutisce da una parte, chi tossisce dall’altra, per una media di una/due ore al giorno. Quante probabilità ci sono di essere infetti? Io direi che siamo molto vicini al 100% di probabilità di beccarsi qualsiasi virus, a maggior ragione il nuovo coronavirus.

Non siamo carne da macello, siamo esseri umani, vorremmo essere trattati come tali e vogliamo essere protetti. È assurdo che per non rischiare di perdere il lavoro o non essere pagati, un lavoratore debba rischiare di infettarsi o, peggio ancora, di infettare gli altri se è malato.

La situazione sta sfuggendo di mano, ho letto articoli di medici e infermieri italiani che sono già allo stremo, ho letto notizie allucinanti di dottori che non fanno test perché sennò dovrebbero chiudere tutto e non gli è permesso. Purtroppo girano tante notizie al momento, e spero che molte siano false. Ma una cosa è sicura: vedendo le misure attuate dalla mia compagnia, o meglio, quelle non attuate, e la vita odierna “normale” in quel di Londra, tutte queste notizie sembrano sempre più reali.

Questo non è allarmismo, è puro sgomento dinanzi al governo britannico e alle sue spaventose dichiarazioni. Qui abbiamo paura, paura per la nostra salute, per il nostro lavoro. Abbiamo paura di uscire di casa in queste condizioni e abbiamo paura che ancora nessuno faccia nulla a riguardo. #ProtectPeopleNotMoney (F. da Londra)