Alex Schwazer, in marcia per la verità

 

Alex Schwazer nasce a Vipiteno il 26 dicembre 1984 e diventerà uno fra i più noti marciatori italiani, soprattutto grazie alla medaglia d’oro ottenuta alle Olimpiadi di Pechino 2008, nella 50km di marcia. La sua carriera nell’atletica leggera inizia a soli 15 anni, gareggiando nel mezzofondo. Nello stesso periodo Schwazer passa alla marcia (esclusivamente nella categoria allievi), si qualifica nella disciplina e concorre fino al 2012 per il Centro sportivo Carabinieri.

A soli ventuno anni, nel 2005, si aggiudica il titolo di campione nella 50 chilometri. Nel medesimo anno ottiene la medaglia di Bronzo, durante Campionati Mondiali di Helsinki, stabilendo il nuovo primato nazionale di 3 ore, 41 minuti e 54 secondi. Nel 2007, dopo aver confermato il primato, partecipa ai Campionati Mondiali di Osaka, ottenendo stavolta soltanto il bronzo, a causa di una strategia di corsa errata.

La consacrazione arriva comunque ai Giochi olimpici di Pechino, precisamente il 22 agosto 2008: medaglia d’oro e nuovo primato olimpico col tempo di 3 ore 37 minuti e 9 secondi.

Nel 2010 si cimenta nella 20 km presso Lugano e stabilisce il nuovo primato italiano di 1 ora, 18 minuti e 24 secondi. Sempre nel 2010 il campione si presenta anche alla 20 km in occasione dei Campionati Europei di Barcellona, ma viene battuto per soli 28 secondi dal russo Stanislav Emeljanovd. Nel 2014 però alcune irregolarità riscontrate nel passaporto biologico del campione russo, consegneranno di fatto la medaglia d’oro a Schwazer.

Nel 2012, alle olimpiadi di Londra, Schwazer era chiamato a difendere il titolo nella 50km di marcia. Avrebbe dovuto gareggiare in data 11 agosto, ma non lo farà. Pochi giorni prima, infatti, viene resa nota la positività dell’atleta all’eritropoietina secondo quanto riportato dall’esito di un test antidoping eseguito una settimana prima. Non si sono fatti attendere i provvedimenti del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), che ha sospeso Schwazer dalla 50 chilometri, secondo quanto disposto dal Tribunale Nazionale Antidoping. Su ordine di quest’ultimo nel 2013 Alex è stato sospeso per tre anni e sei mesi. Nel 2014 arriva il patteggiamento della pena, con una riduzione della sospensione a otto mesi e una sanzione di sei mila euro. La II Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping imputa a Schwazer di aver evitato un controllo a sorpresa e gli infligge altri tre mesi di sospensione, portando la durata della squalifica a tre anni e otto mesi.

Il Primo gennaio del 2016 due sovrintendenti dell’Associazione Internazionale di Atletica Leggera fanno sottoporre il marciatore al test delle urine attraverso due provette. Acclarata la positività del test, il 22 giugno 2016 la Federazione Mondiale Antidoping (WADA) avverte la Federazione Italiana di Atletica Leggera. L’iter della giustizia sportiva si conclude quindi con la squalifica di otto anni per il campione.

È di martedì scorso la notizia della conferma della squalifica di otto anni. Il marciatore, secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, ha dichiarato: «Per me la priorità resta il processo di Bolzano dove mi gioco tutto, poi vedremo il processo sportivo che comunque passa in secondo piano. Per me l’importante è essere pianamente assolto a Bolzano». Analoghe sono state le dichiarazioni rilasciate dall’avvocato del fuoriclasse, Gerhard Brandstaetter, e riportate sul medesimo quotidiano: «Non è stata pronunciata l’ultima parola. Attendiamo con fiducia che i gravi indizi vengano suffragati dal procedimento penale in corso a Bolzano. (…) Torneremo a Losanna con prove consolidate, che per il momento sono solo gravi indizi. Attendiamo perciò la perizia il 30 giugno».

Alex Schwazer ha segnato senza alcun dubbio la storia della marcia e in generale quella dell’atletica italiana. L’augurio è che il tribunale di Bolzano riesca a fare chiarezza su questa complessa vicenda, consentendo al campione olimpico di portare a conclusione, in un senso o nell’altro, la marcia più importante: quella per la verità.

Foto copertina da Raisport