Lo Yemen in bilico tra guerra e crisi sanitaria

 
 

Continua la crisi militare e sanitaria in Yemen, uno Stato che ormai da anni vive una perpetua condizione di conflitto, con danni immensi a livello sociale e umanitario. Ad oggi il conflitto rende difficile soccorrere la popolazione civile e il paese, che durante la guerra ha perso metà dei suoi ospedali e ha avuto a più ondate picchi di colera resi ingestibili da una situazione sanitaria al collasso, potrebbe presto ritrovarsi costretto a fronteggiare un’altra emergenza: quella del Covid-19.

Il conflitto dello Yemen nasce a seguito delle rivolte della “Primavera Araba”, che avevano portato il vecchio presidente Ali Abdullah Saleh a cedere il potere al suo vice, Abdrabbuh Mansour Hadi, nel 2011. Approfittando della debolezza del nuovo presidente, dovuta agli innumerevoli problemi interni (dalla corruzione al terrorismo di matrice jihadista), il movimento Houthi, rappresentante della minoranza musulmana Zaidiyyah già in lotta contro il precedente governatore, è riuscito a ottenere il controllo della regione di origine della minoranza, la provincia di Sa’da.

La disillusione nei confronti del governo di Hadi, dovuta ad una transizione che sostanzialmente non risolse nessuno dei problemi del paese, portò anche i non aderenti alla fede Zaidi a supportare il movimento Houthi, fino alla conquista per mano dei ribelli della capitale Sanaa, col probabile aiuto di forze fedeli al vecchio regime di Saleh. Il tentativo di prendere il controllo dell’intero stato ha poi costretto Hadi alla fuga.

Alla vittoria dei ribelli segue immediatamente una reazione militare da parte dell’Arabia Saudita, appoggiata da Stati Uniti e altri stati della sfera araba, per ristabilire il governo di Hadi nel sud del paese, visto il timore di un possibile appoggio dell’Iran sciita all’insurrezione degli Houthi. Tuttavia, quella che era stata propagandata come una riconquista lampo ha invece visto le forze ribelli e l’esercito della coalizione araba finire in uno stallo di schermaglie e bombardamenti che dura ancora oggi.

L’arrivo nelle zone di conflitto del Covid-19 ha portato le forze arabe a dichiarare un “cessate il fuoco” unilaterale l’8 Aprile; tuttavia, gli Houthi accusano le forze arabe di fare semplice propaganda e hanno risposto con una controproposta di non aggressione solo nei confronti delle truppe della coalizione, volendo invece continuare la lotta contro le forze filo-governative di Hadi. L’Arabia, dal canto suo, ha accusato i ribelli di avere violato già diverse volte la tregua e minaccia una rappresaglia.

Il conflitto ha subito una ulteriore complicazione quando le forze della coalizione araba, nell’agosto del 2019, hanno vissuto una separazione interna: una branca di queste ha dato origine al Consiglio di Transizione del Sud (STC), appoggiato dagli Emirati Arabi Uniti come alternativa alla forza principale.

Proprio in questi giorni le forze appartenenti a STC tengono sotto scacco la città portuale di Aden, ufficialmente sede del governo yemenita (con Hadi che governa il territorio dall’Arabia), proclamando l’istituzione di un governo di emergenza. Ciò sta esacerbando le tensioni tra il governo arabo e gli Emirati e se questo nuovo stallo dovesse proseguire potrebbe portare a conflitti armati tra STC e forze arabe, producendo ulteriori difficoltà nel percorso di riconciliazione, nel pieno del caos causato dall’epidemia di Covid-19 a livello internazionale. Al momento in Yemen si registra solo un caso certificato ma secondo le previsioni il virus potrebbe attaccare fino al 93% della popolazione, mettendo a dura prova un sistema sanitario allo stremo.


 
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