Eurogruppo, l’Europa trova l’accordo

 

Dopo lunghe trattative, l’Eurogruppo (l’organo che riunisce i ministri dell’economia e delle finanze dei paesi dell’eurozona) ha trovato un accordo sulle misure economiche da adottare per fronteggiare il contraccolpo economico determinato dall’emergenza covid-19. Al momento, tre sono i pilastri dell’accordo: un piano della Commissione europea da 100 miliardi per coprire sussidi di disoccupazione e cassa integrazione (il piano Sure), un pacchetto di prestiti alle imprese da 200 miliardi della BEI (la Banca europea per gli investimenti) e il ricorso al MES (il meccanismo europeo di stabilità) con condizionalità modificate rispetto a quanto previsto nella versione originale del trattato.

A questi tre pilastri se ne aggiungerebbe un quarto, tutto da discutere, sul quale il fronte dei paesi del Sud europa (con in testa Francia e Italia) ha puntato nel negoziato con il fronte rigorista dei paesi del Nord: un fondo (recovery fund) da 500 miliardi da finanziare con debito comune, che al momento resta solo sulla carta e le cui modalità di finanziamento dovrebbero essere definite nella prossima riunione del Consiglio europeo (l’organo che riunisce capi di stato e di governo dell’Unione).

Quali sono state le reazioni politiche all’accordo, in patria e all’estero? E quali sono in concreto le aspettative?

Il ministro dell’economia Gualtieri ha espresso su twitter la sua soddisfazione per il risultato raggiunto: “Messi sul tavolo i bond europei, tolte dal tavolo le condizionalità del Mes. Consegniamo al Consiglio europeo una proposta ambiziosa. Ci batteremo per realizzarla”. Positivo anche il giudizio di Paolo Gentiloni, Commissario europeo all’economia: “Un pacchetto di dimensioni senza precedenti per sostenere il sistema sanitario, la cassa integrazione, la liquidità alle imprese e il Fondo per un piano di rinascita. L’Europa è solidarietà.”

Di diverso tenore le reazioni dell’opposizione. Matteo Salvini si dice “inorridito per l’approvazione del MES” e annuncia una mozione di sfiducia contro il ministro Gualtieri. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, usa toni altrettanto duri: “Hanno vinto i diktat di Germania e Olanda. Non permetteremo a nessuno di banchettare sulla nostra Nazione. Fratelli d’Italia farà di tutto in Parlamento per scongiurare questo atto di alto tradimento”.

Non mancano le voci critiche all’interno del Movimento Cinque Stelle. Pino Cabras parla di “accordo da bocciare” e definisce l’esito del negoziato nei termini di una sconfitta: “Giuseppe Conte ha detto no al Mes. Ma questo sarebbe il Mes”.

Dunque al di là del fatto che l’accordo sia stato trovato, cosa affatto scontata visti i rinvii e i rimbalzi delle ultime due settimane tra Consiglio europeo ed Eurogruppo, l’oggetto principale della critica è il MES. Cosa prevede nel concreto l’accordo di ieri?

A scanso di equivoci, al momento non c’è nessun impegno effettivo né definitivo: l’Italia al momento non ha firmato l’adozione del MES ma ha accettato la possibilità di utilizzare questo strumento in futuro. Tra l’altro, rispetto al tema controverso delle “condizionalità” (ovvero banalmente delle condizioni che l’Italia dovrebbe accettare per usufruire i prestiti del fondo salva-stati), ci sono stati dei lievi miglioramenti rispetto alla fase iniziale del negoziato: si è passati dall’ipotesi di un MES con condizionalità “normali” (piano di rientro dal debito e “monitoraggio” esterno da parte delle autorità europee) a uno con condizionalità “morbide”. In breve, le condizionalità sono escluse per le spese sanitarie da sostenere nella lotta contro il COVID-19 e nel periodo dell’emergenza.

Il ministro delle finanze olandese Hoekstra lo afferma in modo netto: “[Il MES] può fornire assistenza finanziaria ai paesi senza condizioni per le spese mediche. Sarà anche disponibile per il sostegno economico, ma a condizioni. È giusto e ragionevole”. E ribadisce l’opposizione agli eurobond.

Resta invece da definire il fondo di solidarietà da 500 miliardi (recovery fund), fortemente voluto da Italia e Francia, da finanziare con debito comune: la cosa, questa, che si avvicina di più agli eurobond. Ovviamente non si tratterebbe di una mutualizzazione definita e irreversibile del debito a livello di Unione Europea, ma di un fondo da finanziare attraverso titoli di debito comune che avrebbero interessi ben più bassi rispetto a quelli che ciascun paese pagherebbe da solo alla fine della crisi. Nel testo dell’accordo si dice chiaramente che non c’è ancora un accordo sulle modalità di finanziamento: sarà il Consiglio europeo della settimana prossima a decidere se e come finanziare questo fondo. E non è detto che un accordo ci sarà.

Sarà questo il nodo politico da sciogliere, soprattutto per l’Italia. Sebbene infatti un accordo sia stato raggiunto e i soldi sul tavolo ci siano, c’è il rischio che alla fine della crisi serviranno molti più soldi di quelli messi a disposizione fino a questo momento dall’Unione Europea. Se cioè i 100 miliardi del piano Sure contro la disoccupazione e i 200 miliardi di prestiti della Bei (da dividere tra tutti i paesi membri) non bastassero, e se non si trovasse l’accordo sul fondo di solidarietà sopraccitato, l’unica alternativa sarebbe l’adozione del MES. E una volta affrontate le spese per l’emergenza sanitaria, saremmo inevitabilmente costretti a chiedere altri soldi al fondo salva-stati per affrontare l’inevitabile crisi economica, rispettando però le condizionalità: c’è dunque il rischio concreto che alla fine dell’emergenza sanitaria l’Italia si ritrovi costretta a nuove politiche d’austerità.

A dirlo senza mezzi termini è l’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, che in un tweet afferma: “Ed eccoci qui: l’Italia e gli altri paesi sono stati piegati. Hanno accettato i prestiti del Mes che porteranno a austerità stringente il prossimo anno, pietosi prestiti per le imprese della Bei, uno pseudo schema federale di assicurazione sulla disoccupazione, più qualche pillola di filantropia.  In cambio si sono impegnati a depressione permanente.”

La domanda dunque è una sola: riuscirà il governo italiano, insieme agli altri paesi del sud europa, a negoziare un accordo sul fondo di solidarietà da 500 miliardi? Dalla risposta a questa domanda dipendono il futuro dell’Italia e dell’Europa.


 

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