Covid-19: l’assordante quarantena

 

Per “Lettera Q“, le testimonianze da un mondo in quarantena per l’emergenza coronavirus, pubblicate da Eco Internazionale ogni domenica.


A scriverci è Alessio Smacchi da Sigillo, un paese nella provincia di Perugia quasi al confine tra l’Umbria e le Marche. I silenzi delle grandi città, delle piazze solitamente affolate dai turisti, dei mercati che normalmente pullulerebbero di vita, sono gli stessi silenzi di comunità più piccole, anch’esse bloccate dall’emergenza coronavirus. Per questo è necessario rimanere tutti connessi in questo stato di isolamento che ci accomuna oggi più che mai.

È passato poco più di un mese da quando sono in quarantena e questi giorni sono stati scanditi da una nuova routine dedita al miglioramento personale (ho sempre voluto reimparare il francese e magari ottenere qualche certificazione). Sono un ragazzo piuttosto introverso e questo periodo di isolamento lo sto vivendo con la massima lucidità possibile.

Vorrei idealmente strutturare questo mio pensiero in due sezioni:

Nella prima si va a delineare la figura dell’uomo nella sua sfera più intima. L’uomo per definizione è un «animale sociale» che ha bisogno del confronto per comprendere il suo essere ed entrare in empatia con il prossimo. D’altro canto a questa definizione si oppone il lato dell’umano egoista. Luce ed oscurità si amalgamano in cerca di un precario equilibrio. L’italiano storicamente è stato sempre poco propenso all’ubbidienza, forse perché non siamo mai stati un popolo unito (se non per il pallone!). Il senso civico e di responsabilità non solo nei confronti della nazione ma anche delle persone stesse sono lontani dalla sfera intima dell’individuo. Basti pensare a tutte le restrizioni che il Governo ci ha imposto, restrizioni che potevano essere evitabili se fosse emerso il buon senso delle persone. Stiamo affrontando una “guerra”, non solo contro il Covid-19 ma dobbiamo combattere anche contro i nostri egoismi. Colui che continua in maniera ostinata a fare ciò che vuole, non pensa ai danni sia in termini di vite che economici che genera. A logica riporto le parole che spesso vengono associate a Darwin ma che non tutti sanno essere state pronunciate da Leon C. Megginson (1963): «Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento darwiniano». Adattarsi oggi significa #restareacasa e penso che sia il “sacrifico” più semplice da fare.

Nella seconda vorrei porre un piccolo omaggio al Personale sanitario in senso lato. Per chi come me ha un parente nella Sanità, sa di cosa sto parlando. Sono stati catapultati all’improvviso in questo scenario bellico. Senza se e senza ma si prodigano con la loro bravura, pazienza e forza d’animo nel donare al paziente non solo la cura ma anche un sorriso, una confidenza, un complice nel mostrare loro la nostra parte più debole che spesso occultiamo. Il lavoro degli infermieri e del personale medico in generale non è per tutti: sono di base persone speciali dotate di una sensibilità che noi possiamo forse comprendere ma mai capirla fino in fondo. Noterete quanto detto poc’anzi solo quando saranno i nostri cari a varcare la porta dell’ospedale, dediti al proprio dovere oggi piú che mai, con il volto stanco ma con la volontà inattaccabile.