Coronavirus: il fallimento del governo britannico

 
 

Se dapprima si voleva far muovere il virus in modo “controllato” per tutta la popolazione (come controllare un virus senza vaccino di cui si conosce poco o nulla? Buongiorno antropocentrismo) sfruttando l’immunità di gregge, poco dopo la dimensione della sciocchezza detta è stata palese per tutti e la herd immunity ha smesso di essere una opzione. Era già troppo tardi quando, con più di tre settimane di imperdonabile ritardo, si è cercato di mettere le pezze. 

Il primo caso risale allo scorso dicembre a Wuhan, ma le autorità cinesi danno notizia di questo a Gennaio. Il 20.01 il Dr. Nick Phin, vicedirettore del Servizio nazionale per le infezioni, dichiara a Reuters: «Le persone che viaggiano a Wuhan dovrebbero mantenere una buona igiene delle mani, personale e delle vie respiratorie e consultare un medico in caso sviluppino sintomi respiratori entro 14 giorni». Le ore si contano a decine prima che la città di Wuhan entri ufficialmente in lockdown. Il 23 Gennaio esce il primo bollettino a tema coronavirus su gov.uk: il grado di pericolo è valutato come “basso” (rivisto successivamente). 

Il 24 gennaio sei medici cinesi pubblicano un articolo medico su The Lancet in cui si conferma la capacità di trasmissione umana e in cui si osserva quanto sia necessaria la terapia intensiva; questo mette alla prova i sistemi sanitari di tutti i Paesi colpiti, ma il governo inglese si sente al sicuro. Lo stesso giorno il CMO (chief medical officer) dichiara, attraverso il sito del governo: «siamo tutti d’accordo sul fatto che il rischio per il pubblico del Regno Unito rimanga basso, ma a un certo punto potrebbero esserci casi nel Regno Unito. Abbiamo provato e testato le misure in atto per rispondere. Il Regno Unito è ben preparato per questo tipo di incidenti, con un’eccellente prontezza contro le malattie infettive». Le misure già in atto sono quindi state ritenute sufficienti. 

Il 27 gennaio con un’altra dichiarazione, il segretario di Stato per la salute e l’assistenza sociale Matt Hancock afferma che «il Chief Medical Officer continua a consigliare che il rischio per la popolazione del Regno Unito è “basso” e ha concluso che, sebbene vi sia una maggiore probabilità che possano verificarsi casi in questo paese, siamo ben preparati e ben equipaggiati per affrontarli», continuando sulla linea del “va tutto bene” e, di fatto, continuando a sottostimare il pericolo. Posizione ribadita dallo stesso Boris Johnson durante il Parliament Question Time del 30 gennaio 2020, consigliando di non volare verso Wuhan. Strano consiglio, dato che Wuhan era già in lockdown. 

Il 30 gennaio Il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiara Covid-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. Il 31 gennaio è giorno di Brexit e la risposta governativa in fatto di pandemia non cambia. Il 7 febbraio sul sito del governo si legge che i Chief Medical Officer britannici alzano il rischio da basso a moderato; «ciò consente al governo di pianificare tutte le eventualità. Il rischio per gli individui rimane basso», ma  si deve chiamare l’111 per comunicare recenti viaggi nell’area di Wuhan. 

Nonostante le notizie da parte dell’OMS, l’approccio UK resta quello della “self regulation”. Solo il 10 febbraio si cominciano a leggere parole più gravi da parte del governo che, pur riconoscendo la gravità (“coronavirus constitutes a serious and imminent threat to public health”), ritiene comunque che le misure prese siano sufficienti e designa lo Heathrow Ariel Hotel ed altre strutture per l’”isolamento”. Il problema è ancora percepito come una questione di politica internazionale, tanto che il Ministro Raab in Parlamento dipinge l’NHS come un centro di eccellenza e non mostra alcuna preoccupazione. A questo punto la popolazione comincia ad innervosirsi, a isolarsi volontariamente e le comunità ad organizzarsi

Nel corso del mese di febbraio il Premier inglese salta ben 5 riunioni d’emergenza.

Cummings, il numero 10 di Downing Street afferma (per poi ritrattare): “Immunità di gregge e protezione dell’economia, e se ciò significa che alcuni pensionati muoiono, peccato”. Johnson rende pubbliche le prime “misure” durante la press conference del 3 marzo ammettendo l’aumento dei contagi; consiglia di lavare bene le mani e di contare il tempo necessario «cantando due volte Happy Birthday»

Il 5 marzo Johnson, in diretta nazionale su iTV, si vanta di aver stretto le mani ai pazienti in corsia e, dimostrando sprezzo del pericolo, stringe le mani dei conduttori. Anche qui il Primo ministro fallisce nel comunicare correttamente con la popolazione. Lo stesso giorno presenta il “piano di azione”: contenimento, ritardo di diffusione, ricerca di origine e cura, mitigazione e riduzione dell’impatto se il virus diventa più diffuso

Il 10 marzo Oliver Dowden, segretario per la cultura, parlando di eventi culturali e sportivi afferma che non c’è motivo di rinviare, tanto è vero che la Cheltenham Gold Cup vede più di 60.000 concorrenti ogni pomeriggio e 68.500 spettatori, quattro giorni prima che Boris Johnson annunciasse il blocco in Regno Unito. Nonostante il gel disinfettante gratuito, il virus prende parte all’evento. Il Guardian riporta la dichiarazione del portavoce del Dipartimento di Digital, Culture, Media e Sport riguardo la decisione di procedere con l’evento di Cheltenham, che rimarca la sintonia con le misure in vigore il 10 marzo, scrollando le spalle

L’ 11 marzo L’OMS dichiara la pandemia, il 12 marzo viene decretato lo stop ai test per chi ha sintomi leggeri. Il 13 marzo Sir Vallance, consigliere scientifico e capo della professione scientifica e ingegneristica del governo, ripete le parole del Primo Ministro tentando di  validare “scientificamente” posizioni quantomeno discutibili. Intanto si diffonde il fenomeno dello stockpiling e dell’assalto isterico ai supermercati con annessa caccia alla carta igienica

Il 15 marzo Hancock annuncia la fornitura di 5000 respiratori (ordinati 3 settimane prima) non menzionando ulteriori respiratori o altro materiale necessario. Bisogna aspettare il 16 marzo per il tweet in cui lo stesso Hancock, che sfoggiava preparazione ed eccellenza NHS, chiama ora il settore manifatturiero a contribuire allo “sforzo nazionale”. I luoghi di aggregazione rimangono aperti. L’insicurezza a livello sociale comincia ad essere tangibile. Il 16 marzo Ghebreyesus afferma di avere un semplice messaggio su come affrontare l’epidemia: “Test, test, test”. Il 19 marzo Londra si prepara al lockdown tra passi indietro e nodi da sciogliere. Queste misure arrivano rispondendo alle accuse di leggerezza nella gestione del fenomeno: vengono vietate le manifestazioni pubbliche e si incentiva lo smart working. Le nuove misure costituiscono una “forte raccomandazione” delle autorità, facendo affidamento al buon senso. Parlando di buon senso, il governo continua a ripetere che NHS ha tutto il necessario, ma il personale sanitario non ci sta e mostra PPI improvvisati con sacchi di plastica e mascherine di fortuna, invece di standard PPI. Cominciano anche a divenire pubbliche ed ufficiali le perplessità riguardo la trasparenza e la competenza del governo. 

Al 21 marzo il PM continua con le conferenze stampa atte a stemperare la tensione palpabile nella capitale. Il panico dilaga nonostante le misure senza precedenti prese dal governo. Il 23 marzo 2020 Il PM annuncia il lockdown ed invita a stare a casa. Continuando a battere sul punto della mortalità all’1%. Il 26 marzo 2020  Richard Horton, caporedattore di The Lancet accusa pubblicamente il governo di aver sprecato tutto il mese di febbraio nonostante le informazioni arrivate dalla Cina fossero molto chiare. L’ipocrisia di applaudire e chiamare i dottori e gli infermieri “eroi” è sotto gli occhi di tutti e molte morti si sarebbero potute evitare usando le giuste protezioni: per questo Horton parla di scandalo nazionale

Illustrazione di Luis Quiles

Il 29 marzo Gove dichiara che la Cina non ha inviato informazioni chiare. Il 30 marzo Cummings è in isolamento con sintomi da Covid19. Il 5 aprile, a 10 giorni dal test risultato positivo, Boris Johnson, dopo aver ribadito la validità della linea del governo e i fantastici sistemi per testare, aver stretto mani in corsia e sottostimato il fenomeno, disinformato la popolazione, aver fatto battute infelici sul nome dell’operazione che potrebbe essere soprannominata “Last Gasp”, “Ultimo Respiro”, finisce ricoverato con sintomi Covid19 e successivamente in terapia intensiva. 

Il 7 aprile chi scrive ha motivato il “fallimento” con dati e fatti, oltre che la necessità di un reddito universale garantito, e ha denunciato la ricerca affannosa di volontari da parte di NHS e l’applicazione di norme studiate ad uso e consumo del settore economico. Tutte le scelte fatte dalla classe dirigente britannica sono state smentite dai fatti. Il 12 aprile Bojo esce dall’ospedale. Alla guida del Paese rimane Il segretario agli affari esteri Dominic Raab. 

In questa seconda fase gli equilibri di potere si sono repentinamente modificati e le marce indietro sono continue: in questo aggiornamento ne abbiamo parlato, evidenziando che gli agricoltori non possono ottenere manodopera dall’UE a causa della Brexit, oltre che del coronavirus. La National Farmers’ Union (NFU) ha affermato che sono necessari fino a 70 mila braccianti per la raccolta di latte, frutta e verdura. Air Charter Service ha riferito alla BBC che un primo volo atterrerà giovedì 23 con a bordo 150 lavoratori agricoli rumeni. Allo stesso modo abbiamo parlato di come il personale NHS ha visto i permessi dei lavoratori in prima linea del SSN estesi in modo che possano concentrarsi sulla lotta contro il coronavirus. Medici, infermieri e paramedici con visti che scadono prima dell’1 ottobre 2020 saranno automaticamente prorogati di un anno. Brexit si, ma con comodo e con lo sfruttamento di manodopera low cost. Il tutto in maniera assolutamente legale. 

Nonostante il grande numero di lavoratori disoccupati e di aziende in difficoltà, il problema maggiore rimane NHS e il contagio: un terzo del personale sanitario è infetto. Si rimarca ancora il classismo con cui vengono fatti i tamponi: Michael Gove ha fatto testare sua figlia tramite un permesso speciale, mentre medici e infermieri, che dovrebbero avere la priorità, sono ancora in attesa. Lo smacco arriva da Hancock che, senza ritegno, suggerisce che il personale NHS stia abusando dei PPI, sebbene abbia ripetuto più volte che il Servizio sanitario ha accumulato quantità “enormi” di DPI. Eppure la British Medical Association ha avvertito che le forniture in due grandi aree dell’Inghilterra stanno funzionando a livelli pericolosamente bassi. Nursingnotes, sito destinato ai professionisti sanitari segnala, tra le altre cose, una “continua confusione” sui DPI con i consigli di Public Health England e i singoli presidi NHS che non corrispondono a quelli utilizzati in altre parti del mondo e raccomandati dall’OMS. Royal College Of Nursing chiarisce che il personale ha diritto a rifiutarsi di operare in situazioni non sicure. Sempre secondo il RCoN, la metà del personale infermieristico lavora senza DPI e questi lavoratori non appaiono conteggiati nei numeri ufficiali che si riferiscono solamente ai pazienti covid accertati in ospedale, mentre ospizi, abitazioni private, rifugi per senzatetto e case di riposo non sono conteggiati; al contrario si parla di piani per prevenire le rianimazioni di adulti autistici. 

NHS England e la British Medical Association hanno pubblicato una guida per dire che queste indicazioni sono “inaccettabili” e che tutte le decisioni devono essere prese su base individuale. Il Dipartimento della sanità non ha risposto alla richiesta di commento. Chaand Nagpaul, presidente della British Medical Association, ha dichiarato: «Abbiamo a che fare con un virus sconosciuto, altamente contagioso e potenzialmente mortale che ha già causato la morte di diversi operatori sanitari. È assurdo che le persone addestrate a curare questa malattia non siano adeguatamente protette». Dopo le donazioni di occhiali da laboratorio provenienti dalle scuole, la BBC dona ventilatori dal set di Holby City al nuovo ospedale da campo del NHS Nightingale. Come ciliegina sulla torta il governo è sotto ulteriori attacchi a proposito delle nuove informazioni sull’esercizio di simulazione chiamato Exercise Cygnus. Il risultato è stato che il servizio sanitario nazionale non sarebbe riuscito a far fronte a una pandemia di influenza. Qui il documento del 2017 in cui New and Emerging Respiratory Virus Threats Advisory Group osserva le criticità e suggerisce azioni conseguenti. Azioni che non sono state prese in considerazione a sufficienza visto che, ad oggi, al personale viene chiesto di riusare materiali monouso e altre precauzioni necessarie.

Foto dell’autrice (Alice Castiglione)