Covid-19 in alto mare

Come già trattato precedentemente il capitano Brett Elliott Crozier, comandante della portaerei americana USS Theodore Roosevelt in missione nel Pacifico, era stato sospeso dopo aver denunciato lo stato di necessità in cui versava l’equipaggio. Precisamente, per aver chiesto l’evacuazione dalla nave di più di 4 mila persone a bordo, dove i rapidi contagi hanno reso la situazione ingestibile e sempre più preoccupante.

Il comandante avrebbe agito a tutela dei suoi uomini. Il segretario della Marina Thomas Modly ha contestato la modalità utilizzata per formulare la richiesta di evacuazione da parte del capitano Crozier, consistente in una lettera pervenuta attraverso canali non sicuri a tal punto che la notizia è giunta ai media statunitensi. Queste preoccupazioni, però, non erano ingiustificate.

Difatti uno degli uomini dell’equipaggio a bordo della portaerei americana è deceduto. Il 92% dell’equipaggio è stato testato per il Covid-19. Sono stati registrati 585 casi positivi e 3.724 negativi. Quasi 4.000 marinai sono già sbarcati e stanno trascorrendo la quarantena a terra a Guam, nel Pacifico occidentale. Il provvedimento adottato dal segretario Modly ha scatenato l’opinione pubblica che ha dato vita a una movimentata protesta, cessata una volta ottenute le sue dimissioni; scelta apprezzata dal Presidente Trump.

Destino non diverso dalla portaerei americana è quello della francese Charles de Gaulle, impiegata per aiutare l’operazione militare francese Chammal in Medio Oriente da gennaio ad aprile di quest’anno. Si tratta dell’unica portaerei a propulsione nucleare costruita in Europa, con a bordo almeno 940 positivi su 2.300 persone. I contagi sono aumentati dopo che il comandante Guillaume Pinget ha autorizzato i membri del suo equipaggio a scendere sulla terra ferma a Brest, nella Francia nord occidentale dove hanno frequentato vari luoghi affollati.

È stata sottovalutata l’entità del pericolo da parte del comandante Pinget? In merito è stata aperta un’inchiesta. Ben presto i contagiati da 6 sono diventati 50, confinati inizialmente in una parte della nave così da limitare i contagi ma il virus si è ben presto propagato. Per questo motivo lo Stato Maggiore ha disposto il rientro della nave nel porto di Tolone, a sud della Francia. Successivamente la portaerei è stata evacuata e i marinai hanno continuato la loro quarantena sulla terra ferma.

Rispetto alle due vicende affrontate, ci si pone pertanto un quesito. Ha priorità la salute dell’equipaggio o portare a termine una missione? La questione non può ridursi alla scelta di uno o dell’altro. Ci sono certamente delle missioni da compiere in teatri caldi come la Siria o l’Iraq, ma a detta di chi scrive non si può mettere a repentaglio la vita di così tanti marinai, in quanto prima di tutto esseri umani. Ancor di più, rimanendo così esposti al virus, i marinai rischiano di aggravare l’emergenza, diventando un pericolo non solo per loro stessi e per le loro famiglie ma soprattutto per la cittadinanza delle località dove la nave è solita attraccare.


 
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