La responsabilità dei social durante la quarantena

Il primo giorno fu caos e sconforto. Il virus dall’Oriente è arrivato in Occidente. È arrivato a casa nostra con la stessa rapidità di un virus che entra sul nostro computer. Il secondo giorno si è diffusa una nuova consapevolezza: siamo a casa ma non siamo soli; i social non sono in quarantena. Essi sono un mezzo di informazione rapida e acritica capace di infettare chiunque proprio con la stessa diffusione del Covid-19. I social media fanno uso di un’unità d’informazione che si serve di un linguaggio imitativo per replicare azioni condivise.

Se da un lato all’inizio della quarantena, sono stati un mezzo per alimentare l’isteria collettiva con la diffusione di ansie, preoccupazioni infondate e tesi complottistiche; oggi possiamo dire che è emerso anche un aspetto del tutto positivo. I social con la medesima velocità con i quali creano fake news, creano stimoli e sono veicolo di emozioni, in una sola parola influenzano.

L’accezione del termine non riguarda solo ed esclusivamente il detto “scimmia vede e scimmia fa” ma può anche portare all’emulazione di trend topic dal valore pratico. In prima linea vediamo il potere e la forza di un hashtag, capace di essere più convincente dell’educazione civica a scuola. L’#iorestoacasa, ha superato la forza del buonsenso per la velocità della sua diffusione e la semplicità della sua comprensione. Ha creato un movimento, un trend, forse una moda ma di sicuro ha generato ogni giorno di più l’effetto desiderato. In seconda linea troviamo la promozione sui social del crowdfunding.

Tutti coloro che hanno le più grosse valute sociali del web hanno subito incoraggiato campagne online: la più efficace senza dubbio quella lanciata dalla coppia Ferragnez, seguiti da Dolce & Gabbana, Armani, Bulgari ed Etro.

Dopo le prime due necessità fondamentali – ossia fermare il virus facendo stare tutti a casa e finanziare il fabbisogno ospedaliero – i social hanno avuto un impatto positivo anche nel sostenere la quarantena dal punto di vista psicologico. #iomiallenoacasa, è di certo l’iniziativa più diffusa dopo l’assalto ai supermercati e il ritorno dei figli dalle mamme del Sud. «Se posso farlo anche io a casa con bottiglie e pentole puoi farcela anche tu»: è un messaggio semplice ma non scontato che ha ridato energia a tutti coloro che si erano buttati sul divano dello sconforto.

#iosuonodacasa è un movimento che ha visto Gianna Nannini, Gigi d’Alessio, Alex Britti, Marco Masini, Renga, Piero Pelù e tanti altri organizzare concerti online per sostituire per quanto possibile i concerti dal vivo sospesi in tutta Italia. #storieaportechiuse promosso dal museo nazionale di Scienza e tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano promuove visite virtuali, insieme a tanti altri musei di Italia che in questi giorni stanno offrendo la possibilità di fare un’esperienza interattiva. #librichecisalvano è un progetto che promuove, con video di 60 secondi, consigli sulla lettura.

Il 13 marzo, un’altra iniziativa fra tante è #litaliachiamò, il più grande live streaming di tutti i tempi su Youtube con una raccolta di fondi integrata. L’Italia chiamò è l’ultima piattaforma aperta che ha unito tutto il mondo della cultura e dello spettacolo chiedendo il contributo di tutti affinché stare in casa non sia tempo perduto ma un’occasione per poter realizzare qualcosa di straordinario.

Questi sono solo alcuni dei tanti progetti che stanno nascendo online, insieme alle challenge, ai flashmob e a tanto altro ancora. Se la comunicazione è coerente e coordinata, e se i mezzi vengono utilizzati bene, allora possono divenire la nostra forza. Tutti questi progetti non sono solo un modo per alleviare la noia ma sono anche un modo di continuare ad avere un contatto con la realtà, per dare seguito alla nostra vita “pre-quarantena” e sognarne una post.


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