La preziosa attività sindacale di Marisa Baroni

La storia del sindacato in Italia è stata scritta anche dalle donne, che hanno contribuito in maniera forte a far valere i diritti dei lavoratori. Una personalità che ha portato avanti questa battaglia può essere individuata nella figura di Marisa Baroni.

Marisa Baroni nasce a Ferrara nel 1934, in un periodo storico particolarmente difficile in un Paese come l’Italia. Occorre precisare che il contesto in cui nacque Marisa era alquanto tradizionalista ed era ancora forte la fede nell’unità e indissolubilità del vincolo coniugale. La madre, figlia di braccianti, si ritrovò nella spiacevole situazione in cui il padre non volle riconoscere la figlia, ma nonostante ciò si impegnò per portare a termine la gravidanza. Una donna forte, che per Marisa fu punto di riferimento ed esempio da seguire.

Così Marisa, per contribuire al proprio sostentamento, iniziò a lavorare in una bottega da sarta dalla tenera età di otto anni, non trascurando però l’istruzione, utile anche alla sua comunità: leggendo ad alta voce riusciva in un certo senso a istruire persone non alfabetizzate.

Marisa dunque si è da sempre impegnata, rendendosi utile al sostentamento della famiglia e ha sempre creduto fermamente nella forza della rete familiare e nel valore dell’amicizia. Valori che le sono stati utili nel mondo del lavoro. A diciotto anni iniziò a lavorare in una fabbrica alimentare, la Lombardi di Ferrara, un’industria alimentare che produceva dadi da brodo. Ben presto ebbe inizio la sua lunga militanza nella Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (Cisl). Da quel momento, per ventidue anni, partecipò a Bruxelles ai lavori delle commissioni inerenti i prodotti ortofrutticoli. In passato le tutele erano meno, ma una certezza c’era: la presenza dei padroni e della politica.

Le donne nel sindacato erano ancora poche e si ritrovavano a dover fare i conti con il maschilismo, ma erano più unite che mai nel percorrere il lungo cammino verso l’emancipazione femminile. Marisa, con la sua passione e dedizione, riuscì a dimostrare alle lavoratrici nelle fabbriche quanto fosse importante il sindacato, inteso proprio come strumento di emancipazione. Spesso le donne erano le uniche a portare denaro in famiglia con il proprio lavoro e vivevano in una condizione di sottomissione ai mariti. Essendo una loro pari, lavorando anche lei in fabbrica, Marisa riuscì a far capire loro che rivendicare i propri diritti era l’unico modo per affermare la loro dignità e la loro libertà.

Libertà che nel Sessantotto si manifestò in maniera diversa e ben più visibile. Andando oltre la prima impressione, Marisa realizzò che si trattava di una lotta per conquistare la propria indipendenza, sebbene la proclamazione di libertà da parte delle femministe fosse distante dal suo modo di operare. La loro presa di coscienza ha sicuramente riequilibrato i ruoli familiari.

Marisa negli anni ha ricoperto vari incarichi nel sindacato: si è difatti impegnata in segreteria della Fulpia Nazionale (d’ora in avanti FNP), poi come Segretario organizzativo a Ferrara e nuovamente a Roma, dove si è occupata di politiche socio-sanitarie e organizzative nella segreteria FNP diventando Segretario generale aggiunto; e infine Presidente Etsi. Oggi in pensione, è ancora molto legata al mondo sindacale, ricoprendo la carica di Vicepresidente dell’Anteas Ferrara.

Siamo dunque di fronte a una grande donna, che ha contribuito a ridisegnare il sindacato, caratterizzato fino a quel momento dalla presenza maschile. Il suo immenso impegno per il mondo del lavoro è stato raccontato in un libro di Anna Vinci dal titolo “Un’avventura sindacale. Marisa Baroni e la Cisl“.