Il Coronavirus secondo la virologa Ilaria Capua

Ci sono donne che oltrepassano i confini fisici di uno Stato per superare i limiti non solo fisici ma anche mentali di chi le circonda. C’è chi espatria, studia, si impegna e lotta per superare i propri limiti e quelli degli altri. È il caso a dir poco emblematico di Ilaria Capua, esperta virologa al centro dell’attenzione mondiale in questi giorni in cui la pandemia da COVID-19 sta permeando le nostre vite. Virologa, ma anche veterinaria, docente presso l’Università della Florida e autrice del libro “Salute circolare – Una rivoluzione necessaria”.

Il 25 Febbraio la virologa ha rilasciato un’intervista al quotidiano “Il Foglio”, dando delle indicazioni comportamentali per contenere il noto virus pandemico. In tempi insospettabili (ossia quando il virus era confinato alla Lombardia) e ben prima dei discorsi alla nazione del Presidente Conte, la virologa invitava tutti ad un comportamento più responsabile.

Chiedeva ai media di non creare panico ingiustificato e alla popolazione di mantenere le distanze e applicare le norme igieniche di base per cercare di limitare il contagio. Definiva l’emergenza come una pandemia con tre settimane di anticipo rispetto all’OMS e offriva un excursus preciso ed impeccabile di quello che sarebbe stato il contagio a partire dalla fonte: i pipistrelli della giungla cinese.

È essenziale individuare il punto di partenza dell’infezione per comprendere come gestire quest’emergenza globale e la Dottoressa Capua ci ha messi al corrente di quello che è stato il possibile percorso del virus SARS-Cov-2. Un virus che si sviluppa negli animali, più specificatamente nei pipistrelli, i quali, attraverso il mercato animale all’aperto di Wuhan, lo avrebbero trasmesso all’uomo. Da lì il contagio ha viaggiato su autobus, automobili, treni, aerei; ha raggiunto l’Europa e raggiungerà ogni singolo paese al mondo finché gli spostamenti non saranno limitati.

Secondo l’esperta virologa il virus è il frutto di comportamenti collettivi in contrasto con la sostenibilità ambientale, rispetto ai quali una pandemia è solo una delle possibili conseguenze. Molto interessante risulta, a tal proposito, l’intervista rilasciata a Lifegate dalla Capua. La pandemia da COVID-19, afferma la virologa, la pandemia è solo la punta dell’iceberg di un problema molto più grande che ha radici profonde: riscaldamento globale, inquinamento, smog e crisi climatica.

Un comportamento più rispettoso nei confronti della natura e dei suoi meccanismi potrebbe essere la soluzione non solo per l’attuale pandemia, ma anche per tutti gli altri problemi che potrebbero esplodere con conseguenze profonde nella vita delle persone.

Oggi Ilaria Capua è una delle voci più influenti del panorama scientifico, ma non è sempre stato così. La virologa, che nel 2011 ricevette il “Penn Vet World Leadership in Animal Health Award” (il principale riconoscimento della medicina veterinaria) e nel 2013 fu eletta alla Camera con Scelta Civica, è stata per un decennio sotto inchiesta. Nel 2016 è stata prosciolta dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla diffusione di epidemie. Il caso era estremamente confuso, i documenti pieni di errori e di inesattezze e la virologa non venne mai ascoltata. L’indagine, per competenze territoriali, è stata spezzettata tra tante procure territoriali, tra cui quella di Verona che ha prosciolto l’esperta in quanto il fatto non sussiste.

A comprova di ciò, un lungo articolo della rivista Science ha sottolineato tutti gli errori e le inesattezze dell’inchiesta e del lavoro portato avanti dai Carabinieri e dai NAS. La virologa è stata accusata di aver ceduto un virus ad un’azienda privata per creare la possibilità di una pandemia, ma in realtà la stessa è famosa da decenni per aver aperto la ricerca sui virus a tutti e per averla resa fruibile a tutti.

Sono parecchie le irregolarità in questa storia. Tuttavia, in questo momento storico così particolare, i consigli e la conoscenza di una ricercatrice del suo calibro sono indispensabili. Attualmente la studiosa si trova in America, dove ha iniziato la sua carriera da docente: l’ennesimo cervello in fuga italiano che il Bel Paese non riesce a tutelare.


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